30-06-2021 ore 20:32 | Politica - Crema
di Andrea Galvani

Crema. Referendum sull'eutanasia legale per 'garantire il diritto di scegliere fino alla fine'

“A chi appartiene la tua vita? Eutanasia legale non significa permettere di morire, ma poter scegliere di non soffrire”. Come spiegato da Nancy Pederzani, il giovedì e sabato mattina al mercato di via Verdi e la domenica pomeriggio in piazza Duomo verranno allestiti dei tavoli per raccogliere parte delle 500 mila firme necessarie all’indizione di un referendum “per l’abrogazione parziale dell’articolo 579 del codice penale, risalente al 1930 e l’introduzione di un atto medico, su richiesta volontaria, nel rispetto della persona, in piena armonia con l’ordinamento italiano e le sentenze della Corte costituzionale”.

 

Libertà e autodeterminazione

Secondo gli avvocati Giulia Crivellini (tesoriera dei Radicali italiani) e Mimma Aiello il Parlamento deve legiferare con urgenza, per consentire il diritto all’autodeterminazione di ogni cittadino e perché una persona sia libera di decidere della propria esistenza fino alla fine. I consiglieri regionali del M5s e del Pd, Marco Degli Angeli e Matteo Piloni hanno spiegato di "voler consentire a chi non ha più speranze di vita di scegliere di porre fine al proprio calvario e di decidere come concludere con dignità la propria esistenza”. Si tratta di una “battaglia referendaria di civiltà" da sostenere "per ribadire la totale fiducia nella partecipazione alle scelte politiche dei cittadini”. Evidente la “trasversalità” delle forze politiche. Basti pensare che in Lombardia il comitato promotore del referendum ha raccolto l’adesione di 20 degli 80 componenti del consiglio regionale. A livello locale hanno fornito il proprio appoggio anche i giovani comunisti, rappresentati nell'occasione da Simone Antonioli.

 

L’obbligo morale

Per il dottor Mario Riccio (consigliere generale dell’associazione Luca Coscioni), “il medico ha l’obbligo morale di accogliere la richiesta di un paziente di completare il proprio ciclo vitale. Non riguarda casi isolati. In Olanda dopo 19 anni dall’introduzione della legge, il 4 per cento dei pazienti muore assistito. Calcolando i 500 mila morti l’anno in Italia, se anche ricevesse assistenza ‘solo’ il 2 per cento, è facile capire della quantità di persone coinvolte”. E di come ciascuno abbia “il diritto di chiedere e ricevere l’assistenza che desidera per il proprio fine vita”. Non solo quando sono coinvolte persone che “soffrono fisicamente e psicologicamente” per una malattia terminale. Il ricorso alle cure palliative “non può e non deve essere l’unica soluzione”.

 

La priorità del tema

“Il tema è assolutamente prioritario”, ha ripreso Federica Valcauda, segretaria dell’associazione Enzo Tortora, Radicali Milano: “l’Italia è chiamata a colmare un gap di diritti. In Svizzera l’eutanasia legale è consentita dal ‘41. Durante il Pride di sabato scorso abbiamo già raccolto 1700 firme, è una piccola dote che portiamo ai tavoli di Crema, Cremona e Casalmaggiore”. Quando si legalizza qualcosa, ha aggiunto, non significa produrre o tollerarne l’abuso, ma allargare la sfera dei diritti. E in questo caso si parla di diritti negati. Luigi Camurri, presidente dell’associazione radicale Fabiano Antoniani di Cremona s’è detto impressionato dalla partecipazione all’iniziativa referendaria: “non solo giovani, ma persone di ogni età, segno evidente che i tempi sono maturi”. In sostanza, “non può essere il tribunale l’unica via d’accesso ad un diritto”.

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