30-04-2015 ore 16:51 | Politica - Strasburgo
di Andrea Galvani

Strasburgo, lasciapassare sbagliato. L'ex presidente della Provincia di Cremona confuso con l'esponente del Carroccio

“Qui pro quo surreale”. Così lo definisce l'ex presidente della Provincia di Cremona, affidando agli amici di Facebook l'ardua sentenza: “Questa mattina mi sono diretto bel bello verso gli uffici del Parlamento di Strasburgo per ritirare il mio lassaiz passer. Guardate che cosa sono stati in grado di fare (non è uno scherzo)”. Come si può vedere nell'immagine, gli addetti alle operazioni di accreditamento degli eurodeputati hanno confezionato un lasciapassare per Massimiliano Salini inserendo correttamente tutti i suoi dati anagrafici, ma la fotografia di un sorridente Matteo Salvini.

 

Somiglianze inattese

A parziale giustificazione del personale di stanza a Strasburgo, evidentemente distratto da altre e ben più alte occupazioni, le indubbie, seppur inattese somiglianze: entrambi di centrodestra (Ncd Salini, Lega Nord Salvini), hanno capelli scuri e non portano gli occhiali. Entrambi italiani, sono lombardi e hanno 42 anni. Classe 1973, sono addirittura nati nello stesso mese, a due giorni e a pochi chilometri di distanza: Salvini il 9 marzo a Milano, Salini l'11 a Soresina.

 

La fricativa labiodentale

A livello lessicale, che un po' di grammatica non guasta mai, uno dei due – arduo scoprire quale! – sconta la carenza di una fricativa labiodentale sonora; l'evento cambia certo l'identità del soggetto e volendo esser pignoli anche la metrica ne risente un poco. Giovani rampanti della politica italiana, più chiacchierato uno dell'altro, sono però sono divisi da un paio d'insormontabili diversità: la barba e l'orecchino, tutti addosso a uno. Si tratta certo di dettagli, accessori che possono essere modificati in men che non si dica: e in fondo, ciò che oggi appare una certezza e caratterizza una persona, svelandone messaggio e missione, non è detto che domani possa godere di altrettanta rigidità.

 

Scenari futuri

Non è invece un segreto che a dividerli ci sia la fede, in questo caso e viste le risultanze, quella scritta con la minuscola: Salini è tifoso granata, o meglio, "del grande Toro", mentre l'altro è un acceso milanista. Distanze e alleanze, in fondo, se riportate però al loro mestiere, ossia la politica, spesso durano il volger di un sospiro. Quindi a ben vedere, il maldestro addetto dei lasciapassare strasburghesi, potrebbe in realtà essere un fine conoscitore dell'arte dell'amministrare e aver (solo) giocato d'anticipo.

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