29-10-2021 ore 12:15 | Politica - Crema
di Andrea Galvani

Crema ‘22. Sinistra italiana: ‘Fallita missione da capofila, ricostruire il territorio sui servizi’

“Le ultime amministrative devono far riflettere sull’astensionismo. Ad ogni tornata elettorale aumenta la distanza tra politica, istituzioni e cittadini. E da qui si deve partire”. Secondo Paolo Losco, coordinatore provinciale di Sinistra italiana, “tornare a guardare alle esigenze delle persone è il compito della politica, ma, a partire dal governo nazionale fino alle logiche del dibattito locale, non sembra ci sia ancora questa presa di coscienza. Con le campagne di raccolta firme per i referendum (eutanasia legale, cannabis) e le piazze (Friday for Future, i lavoratori delle aziende in delocalizzazione, la piazza antifascista dei sindacati di Roma) i cittadini dimostrano volontà di partecipare, soprattutto su quei temi in cui la politica è in stallo da decenni. Non si può poi ignorare il problema neofascista. Lo abbiamo vissuto con le numerose intimidazioni sul territorio, ora è sotto gli occhi di tutti con i fatti di Roma, con l’assalto alla Cgil; questo è però l’altra faccia della distanza tra le istituzioni e i cittadini, a cui va bene rispondere con le piazze e con le richieste di scioglimento, ma deve essere una battaglia quotidiana praticata con proposte politiche che riescano ad includere tutti quei cittadini che sono in difficoltà e hanno perso la fiducia. Da qui si deve partire. In chiave nazionale l’esperienza di Bologna dovrebbe essere d’esempio”.

 

Ora cosa si aspetta, quali sono le priorità?

“Va messo in discussione dalla radice il modello economico. La pandemia ha portato alla luce tutte le contraddizioni, a partire dal rapporto tra pubblico e privato, fino alle diseguaglianze ormai esasperate, l’emergenza climatica e il lavoro. Tutto figlio della stessa logica: una società che si basa sul profitto e non sul benessere di persone e ambiente. Dovendo dare delle priorità, servono politiche redistributive. Sinistra italiana, che ricordiamo essere l’unica forza di sinistra all’opposizione del governo Draghi in parlamento - anche se i media non ne parlano - ha promosso una proposta di legge per una semplificazione della tassazione patrimoniale in chiave progressiva. Serve una reale lotta all’evasione fiscale, senza la quale qualsiasi altro discorso risulterebbe monco; serve un lavoro sicuro e stabile, con un salario minimo, una semplificazione nella giungla dei contratti a termine e una discussione sulla riduzione dell’orario lavorativo, operazione dimostratasi virtuosa ovunque sia stata praticata; servono investimenti in sicurezza sul lavoro e, non ultimo, in istruzione, ricerca e sanità pubblica. E ovviamente i temi ambientali devono essere il faro e non uno specchio per le allodole: la transizione ecologica può essere efficace solo se decontestualizzata dalla logica del solo profitto come obiettivo. Non c’è un pianeta B, giusto? Allora dobbiamo mettere in discussione i dogmi che ci hanno portati sull’orlo del baratro sociale ed ambientale”.

 

Sta per concludersi il mandato di Stefania Bonaldi a Crema: dopo 10 anni che città lascia? Qual è la situazione dell’area omogenea cremasca?

“Sicuramente lascia una città virtuosa sui temi dei diritti. Ma non si possono ignorare le disastrose scelte ambientali, l’incuria per i nostri edifici scolastici, i supermercati apparsi come funghi, lo smantellamento de facto delle partecipate con l’affido di importanti servizi pubblici a privati, che si traduce in peggiore qualità del servizio e maggiori costi per i cittadini. La gestione della piscina, per esempio, dovrebbe far riflettere. Una scelta presa collegialmente anni fa che si è dimostrata fallimentare e sulla quale bisogna avanzare soluzioni anche ammettendo errori di valutazione. Proprio sui servizi si deve ricostruire l’area omogenea cremasca, che omogenea oggi non è affatto. Crema ha fallito la propria missione di capofila anche e soprattutto per l’incapacità dell’amministrazione di costruire dialogo e dibattito. Inoltre ci troviamo, ancora e dopo decenni, un elenco di ecomostri e di aree abbandonate a popolare la città: dalla scuola di Cl all’ecomostro di San Carlo, fino alla Pierina . Andrebbe poi finalmente risolta la questione degli Stalloni, un luogo vitale e importante in pieno centro storico, che potrebbe diventare un luogo pulsante di cultura ed eventi per la città. Non si vive di soli diritti e, in sintesi, ciò che è mancato realmente è stata la partecipazione, la collegialità. Questo è stato il motivo principale della nostra uscita dalla maggioranza e nell’anno e mezzo successivo abbiamo visto quanto si sia confermato e amplificato”.

 

Quali caratteristiche deve avere il prossimo o la prossima candidata? Con quale modalità sceglierete?

“Partiamo dal presupposto che i toto nomi non mi appassionano e credo appassionino poco anche i cittadini. Prima delle caratteristiche di un candidato deve esserci un progetto politico che sappia avanzare delle proposte concrete per il futuro della città, un futuro che sappia guardare non ai primi anni di mandato ma ai prossimi 10-20. Oggi abbiamo un compito complicatissimo, ma che dovrebbe stimolarci tutti: trovare delle risposte alle problematiche sociali ed ambientali a medio e lungo termine. Meno proclami e più azioni concrete. Crema ha bisogno di tornare ad essere a misura di giovani, ha bisogno di iniziative ambientali non solo di facciata, di una riqualificazione della città senza ulteriore consumo di suolo. Vanno rafforzati i rapporti con le realtà sociali presenti sul territorio; va affrontata seriamente la questione abitativa e stimolata il più possibile quella della sanità territoriale. Crema deve tornare ad essere capofila di un territorio più ampio, a partire dalla messa in discussione delle privatizzazioni, valutando nuove forme che possano, pur con la sostenibilità, tornare ad essere controllate dal pubblico. Bisogna anche essere chiari sulle questioni lavorative. La partita degli educatori e dei dipendenti delle farmacie, per esempio, è un tema sensibile e sottovalutato, per il quale l’amministrazione ha chiare responsabilità e, di conseguenza, deve saper agire. Serve, in sintesi, una vera idea progressista e alternativa di Città che non si fermi solo ai diritti. Sinistra italiana si mette a disposizione per un dialogo concreto con tutte le forze politiche, sociali, associazioni e tutti i cittadini e le cittadine che questa idea la vogliano sviluppare insieme. Serve, insomma, quel fronte progressista di cui si parla da tempo, ma bisogna chiedersi “per fare cosa” e l’unica risposta non può essere “per battere le destre”. Serve un progetto concreto con delle proposte reali e anche radicali, che sappiano andare alla “radice” dei problemi per risolverli, altrimenti saremo destinati a vedere sempre più astensionismo e a perdere sempre più il contatto con la realtà”.

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