“Il nuovo sindaco di Crema è Fabio Bergamaschi”. In via Bacchetta la notizia è stata ‘ufficializzata’ alle 23.28 di domenica sera; dati alla mano (leggasi vie, piazze e strade che compongono le 38 sezioni), è risultato chiaro che Maurizio Borghetti non sarebbe più riuscito a rimontare. Le fette della ‘torta’ proiettata sul grande schermo hanno ballato tra il 59 ed il 56 per cento per una mezz’ora, fino all’esplosione di gioia e agli abbracci. Il primo con Stefania Bonaldi, che lascia dopo 10 anni, assicura di non avere alcun “horror vacui” e in consiglio comunale la sua linea amministrativa progressista sarà comunque portata avanti (e se necessario aggiornata) dalla lista Crema Lab, costruita “come un’opportunità, un regalo a Fabio, per la presenza di tanti giovani”. Un lavoro certosino, iniziato con largo anticipo e con una vasta prospettiva (decennale?), al quale han contribuito (tra gli altri, anche Nino Antonaccio ed Alex Corlazzoli). Il Partito democratico porterà sette consiglieri e il civismo ha triplicato il proprio peso, togliendosi in questi anni grandi soddisfazioni.
Gli effetti speciali
Il tempo di stappare la prima bottiglia e rispondere alle prime domande, rilasciando interviste in serie, con occhi lucidi e felicità crescente. A due passi, accanto al campo da bocce di Crema nuova, una manciata di vecchietti seduti in disparte, ad assaporare “l’ambaradan” con un sorrisetto beffardo; loro che "ne han viste tante", negli anni, “stan meglio dove c’è meno chiasso”. Da quella minima distanza che offre una visione d'insieme. Ad ogni flash dei fotografi o all’accendersi delle luci delle telecamere stringono un po’ di più lo sguardo, raccontato da rughe spesse e da un taglio luccicante degli occhi. Gli effetti speciali non trovano molto spazio e ad un salto da tanta improvvisa agitazione, il tempo scorre con ritmo esatto. Assaporano senza alcuna fretta una granita e mi spiegano, nell'amato, delizioso antico dialetto, che da quelle parti non si apprezzano “alla menta o all’arancia”, ma solo "quella che sa di tamarindo". “Rigorosamente”, ripetono lasciandosi sfuggire una risata. "Le ricette", aggiungono con un po' di accondiscendenza, guardando penna e taccuino poggiate sul tavolo, non sono tutte uguali. "Ma perché, allora, quella al tamarindo? Che ci sia un messaggio nascosto? Ma no, perché tra quelle che trovi al bar è quella più buona”.
Il riconoscimento degli sfidanti
La festa si sposta velocemente in centro città. In comune un via-vai continuo di presidenti e segretari di seggio. La consegna dei faldoni è al primo piano, nella sala consiliare, al banco della presidenza, dove tra pochi giorni prenderanno posto un sindaco e nuovi assessori. Non cambieranno tutti, la ‘quota rosa’ sarà degnamente rappresentata. La curiosità è molta, potrebbe esserci qualche sorpresa e trovare posto, accanto ad un giovanissimo, almeno “una vecchia conoscenza”. Bergamaschi ha assicurato che la scelta sarà sua e non sembra interesse di nessuno mettergli i bastoni tra le ruote. Perlomeno al momento. L’ufficio del sindaco è chiuso. Dietro le bandiere d'Italia e d'Europa le luci son spente, ma il leone di san Marco risplende e sommato alla luce del duomo e del comune è decisamente abbastanza. Il corridoio dei passi perduti attende paziente. Nel frattempo, con l’afa che lentamente cala, gli agenti della polizia locale hanno il loro bel daffare a gestire il traffico delle auto e dei festaioli, pericolosamente prossimi, in spazi sempre più ristretti. C'è chi pianifica un viaggio in Irlanda, chi vuole scrivere un libro sul giornalismo locale a cavallo tra Novanta e Duemila, chi riassapora gli anni ruggenti tra università e liceo e chi lascerà il lavoro in comune, chi raggiungerà Milano, in attesa di vedere cosa accadrà il prossimo anno, tra parlamento e regione, pronto a mettersi a disposizione in caso di necessità. C'è chi in bici chiede più spazio per i Verdi e le nuove energie, inserendo nel piccolo comizio citazioni a effetto, tra Lou Reed e Neil Young. È la notte del nuovo sindaco, una notte di quelle cantate da Ivano Fossati e Francesco De Gregori, tutti insieme a fare la storia, ciascuno impegnato ad appiccicare il proprio pezzo di puzzle. Non ci sono parti sbagliate, tra chi si mette in gioco con passione e rispetto. Stranamente non fa capolino l'Umbe, a stramaledire l'ordine costituito e a battezzare 'The system'. Gli sfidanti intanto rendono onore al vincitore: il sindaco stringe le mani a Santamato, Filipponi e Torrisi. Con Ancorotti si sfiora persino un maschio abbraccio. Di turno in ospedale, poco dopo la mezzanotte, Maurizio Borghetti fa squillare il telefono “a Fabio”.
“Non era scontato”
Non stupiscono i suoi complimenti sinceri e l’appuntamento al grande lavoro da svolgere in consiglio comunale. Nonostante l’astensionismo il tema rimane “il bene comune”. In piazza Duomo si susseguono i brindisi, le strette di mano, c'è chi azzarda persino un lancio in aria, prima degli sguardi complici e soprattutto gli abbracci con mamma e papà. Bergamaschi dà anche una carezza a Egle, le promette di avere cura della città e dei cremaschi: "Tutti, però". Cita Battiato. Si guarda attorno, è tra anime heavy metal e sibila un ghignetto. “La notte è ancora lunga”, spiega chi ha animo indomito, rock e avuto l’onere della pianificazione territoriale nell’ultimo lustro. “Poi da domani si torna al lavoro”, ripete come se fosse necessaria una giustificazione. Un funzionario molto esperto, con una polo rossa, dà un calcetto al selciato: “è andata bene". Sembra di rivedere l'espressione dei vecchietti dell'Arci di Crema nuova. Il sorriso pacato. I gesti sapienti dei vecchi cowboy di Leone, con l'oboe, la tromba o l'armonica delle colonne sonore di Morricone. Al posto del whisky e degli speroni ci sono il dialetto e la granita: "Non era scontato vincere. Però è sempre molto importante”.