27-04-2015 ore 16:30 | Politica - Crema
di Gianni Carrolli

Crema. La proposta toponomastica di Tino Arpini: “a tre cremaschi che lottarono per la liberazione la dedicazione delle vie”

Sull’onda della “ricorrenza del settantesimo anniversario della liberazione dall’orribile occupazione tedesca e dal fratricida collaborazionismo fascista”, Tino Arpini – consigliere comunale eletto tra le fila della lista Solo cose buone per Crema – propone tre figure cremasche del recente passato per la dedicazione di altrettante vie cittadine.

 

Le 3 proposte

Le proposte avanzate da Arpini riguardano Gianpaolo Loveriti, Elvelino Benelli e Tarcisio Provana, “tre persone cremasche che, con la loro eroicità, hanno testimoniato, nonostante la drammaticità degli eventi, la volontà ferrea di liberarsi dall’oppressore e la fedeltà al loro ruolo, fino a superare l’amor proprio e la stessa loro vita”.

 

Gianpaolo Loveriti

“Gianpaolo Loveriti – spiega Arpini – fu alpino sottotenente sul fronte jugoslavo del Montenegro al comando di un reparto. Mentre i suoi quattro commilitoni ufficiali venivano caricati su un autocarro per essere passati alla fucilazione, il valoroso Loveriti uscì coraggiosamente dai ranghi della truppa, facendosi identificare nel suo ruolo di ufficiale perché, disse ai suoi soldati, “il mio posto è là fra i miei compagni”. Gli venne concessa la medaglia d’argento al valor militare”.

 

Elvelino Benelli

“Elvelino Benelli, nato a Sergnano ma cresciuto a Crema nel quartiere San Benedetto, dirigente dell’Azione cattolica e animatore dell’oratorio, si distinse sempre per la straordinaria vivacità e la sfrenata fantasia. Arruolato tra i paracadutisti, ottenne 2 medaglie di bronzo e una d'argento al valore militare, una Croce d’argento al valor militare concessa dal Presidente della repubblica polaccanel 1945. una laurea honoris causa in giurisprudenza conferita dall’università Cattolica di Milano il 7 dicembre 1946”.

 

Tarcisio Provana

“Tarcisio Provana, proveniente da Ombriano, morì all’età di soli 17 anni, nel 1944. Attivista dell’Azione cattolica parrocchiale, mentre cercava riparo durante il bombardamento del ponte sul fiume Serio, restò vittima di un milite fascista che, per reazione ad una ingiuria rivoltagli da altre persone in fuga, lo colpì con arma da fuoco nel retro ginocchio,costringendolo esangue a terra e ad un successivo calvario di sofferenze indicibili, durato 25 giorni durante i quali espresse parole di perdono per l’uomo che l’aveva ferito”.

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