Il rinnovo della convenzione delle scuole paritarie cittadine ha portato ad un dibattito piuttosto serrato tra maggioranza e opposizione. Un batti e ribatti iniziato alle 19.20 e concluso dopo le 21.30 con la mancata partecipazione al voto della minoranza. Un’agguerrita consigliera Laura Zanibelli (Forza Italia) ha ribadito che “le scuole materne nei quartieri di Ombriano, santa Maria e san Bernardino sono offerte solo dalle scuole paritarie”. Già lo scorso anno si sono viste costrette a fronteggiare significativi aumenti, mentre l’amministrazione “si limita con un aumento di circa 10 euro a bambino rispetto alla precedente convenzione, ben distante dal valore di circa 100 euro”, valore raggiunto pretendendo di calcolare l’indice Istat al 2021, data di stipula della precedente convenzione e senza tener conto che il contributo era incrementale, ha ribadito per la maggioranza Teresa Caso, presidente della commissione politiche sociali: da 929 euro per l’anno scolastico 2021/22, è arrivato a 966 euro per l’anno scolastico 2023/24. Sul punto, Caso ha ricordato che “in tutte le convenzioni stipulate dal comune l’incremento è calcolato tenendo conto dell’Istat su base annua. Modificare questo criterio porterebbe di fatto ad un disallineamento con le altre convenzioni”.
L’abisso dei fondi
Insomma, quisquilie. Per Zanibelli “alle tante parole di sostegno alle scuole, che soprattutto in periferia svolgono un ruolo educativo e anche sociale come uniche scuole nei quartieri, non seguono i fatti dalla maggioranza”. Secondo Caso, invece, la convenzione è il frutto di “un lungo percorso di confronto con le scuole stesse” e di due sedute di commissione. A conti fatti “il comune continua a sostenere le scuole paritarie con uno sforzo importante: siamo poco sotto i 300 mila euro l’anno. Nel 2023 il comune ha riconosciuto alla scuola di santa Maria un contributo di 41 mila euro, contro i 49 mila dello Stato e meno di cinque mila della regione”, ha ribadito la consigliera Caso. Pesando gli investimenti rispetto al totale dei rispettivi bilanci, dovrebbe apparire “evidente a tutti l’abisso della ricaduta che quella erogazione ha sul bilancio del comune di Crema rispetto a Stato e Regione, enti a cui peraltro spetterebbe garantire il diritto allo studio”.
I dettagli
Facciamo un passo indietro. Il comune ha superato la proposta iniziale di aumentare la quota pro-alunno dello 0,8%, corrispondente all’indice Istat generale dei prezzi al consumo. Dal confronto in sede di commissione, “accogliendo in parte le istanze che erano state espresse dai rappresentanti delle scuole”, si è deciso “un incremento dell’1% all’anno più un aumento di 1000 euro (da 5 mila a 6 mila) del contributo per le scuole periferiche di Ombriano, san Bernardino e santa Maria. Va aggiunto anche un ritocco dei fondi per i pasti agli alunni della scuola primaria di quartiere per la scuola di santa Maria (da 1,10 a 1,25 euro). Vediamo nel dettaglio: per l’anno scolastico 2024/2025 si tratta di 976 euro per ogni alunno residente, per l’anno scolastico 2025/2026 di 986 euro per ogni alunno residente e per l’anno scolastico 2026/2027 di 996 euro per ogni alunno residente. Veniamo agli aumenti alla luce dell’incremento degli iscritti delle scuole: + 51 alunni, l’unica che decresce è san Bernardino con -1. In sostanza la spesa passa da 230.787 euro (2023/24) a 286.866 euro (2024/25) con un aumento di circa 56.000 euro, ovvero del 24 per cento.
Scuole periferiche
Ora la nuda e cruda realtà. La situazione delle scuole di san Bernardino e santa Maria è “particolarmente delicata e critica rispetto alle altre paritarie a causa del basso numero di iscritti che si traduce in meno rette percepite e minori contributi nazionali, regionali e comunali che sono elargiti pro alunno”. Si trovano in “quartieri più fragili dal punto di vista sociale tant’è che, in sede di commissione, il consigliere Beretta ha evidenziato il fatto che sono esposte a maggiore rischio di morosità”. I commissari hanno espresso “forte preoccupazione rispetto al rischio di chiusura che grava su queste scuole, nella consapevolezza che questo costituirebbe un forte impoverimento per tutta la comunità, privando il quartiere di quell’elemento di dinamicità e attrattività che una scuola porta con sé”.
Il serio rischio e lo sforzo comune
Durante i lavori “si è fatta largo l’ipotesi di ragionare su una rimodulazione dei contributi finalizzata a sostenere maggiormente le scuole in difficoltà, per andare al di là del contributo fisso già previsto in convenzione”. Per Teresa Caso, “in ragione del già considerevole aumento del valore della convenzione rispetto all’anno scorso (+24 per cento) e tenuto conto delle difficoltà di bilancio e dei tagli previsti nella prossima legge finanziaria, andavano ridefiniti all’interno del perimetro delle risorse già stanziate in più nella nuova convenzione (quindi dei 56 mila euro) per stare entro il tetto di spesa che complessivamente arriva a circa 287 mila euro totali. Questo, in uno sforzo comune di corresponsabilità”. In una seconda commissione è stata valutata la proposta della consigliera Zanibelli: “aggiungere 2.000 euro per ciascuna scuola di quartiere (portando il contributo fisso da 6.000 a 8.000 euro) e incrementare la quota-pasto a santa Maria”. Proposta che superava il limite dell’aumento del 24 per cento già previsto nella nuova convenzione e “soprattutto lasciava il nodo irrisolto. Nei fatti – ha spiegato Caso - non avrebbe portato a condizioni di maggiore sicurezza per quelle scuole perché è evidente che mille o duemila euro in più non garantiscono maggiore stabilità: bastano due iscrizioni in meno per azzerarne l’effetto”.
Distanze e reciproco sostegno
Per la maggioranza e per Caso, la situazione va affrontata da una prospettiva diversa, “tenendo conto delle effettive differenze fra le diverse scuole, sia per il contesto di quartiere in cui operano sia per le rette, molto diverse da scuola a scuola: si va da 170 euro al mese di san Bernardino a circa 330 euro della Manziana”. Alla luce della situazione, si dovrebbe “contare su un’alleanza di reciproco sostegno tra le scuole paritarie. L’affermazione in commissione del consigliere Beretta di non creare differenze per “non metterli l’uno contro l’altro” è esemplificativa del fatto che non ci fosse lo spazio di agibilità politica che consentisse un approccio diverso teso a trovare risposte veramente efficaci”. L’amministrazione, facendo valere l’articolo 14 della convenzione cercherà di sostenere le scuole, in caso di morosità incolpevole, facendo accesso al fondo per la gestione degli insoluti, gestito dai servizi sociali. Inoltre non mancheranno, nel limite del possibile, “interventi puntuali nel caso di spese straordinarie o particolari stati di necessità, come prevede l’articolo 13 della convenzione”.
“Posizione di chiusura”
La consigliera di Forza Italia, per nulla convinta dagli argomenti del centrosinistra, ha presentato tre emendamenti, tutti rispediti al mittente con ingenti perdite e al termine del dibattito ha commentato: “giunta e sindaco non vogliono trovare all’interno delle disponibilità di bilancio circa 1850 euro aggiuntivi all’anno come contributo alla scuola materna paritaria di santa Maria per il servizio mensa alla scuola elementare statale, dove manca la mensa e che costerebbe molto di più all’amministrazione. Stessa posizione di chiusura per gli altri due emendamenti per un contributo di 2000 euro in più all’anno alle tre scuole dei quartieri e per un aumento del contributo, almeno all’ultimo anno: dai 996 euro (stabiliti dall’amministrazione) a 1050 euro a bambino, equivalenti a circa 34000 euro complessivamente in più. Il tutto tenendo conto che nel 2027 si renderanno disponibili 2,6 milioni di euro dallo sblocco dei Boc”.
La tanta abnegazione
La consigliera azzurra ha visto con scandalo quella che ha definito “la proposta della maggioranza di togliere a certe scuole paritarie per dare ad altre, senza più svolgere un ruolo di raccordo, creando divisioni tra le scuole e continuando a non voler trovare un euro in più nel bilancio”. Insomma, ha concluso Zanibelli, “l’amministrazione si arrocca dietro l’aumento del 24 per cento del costo della convenzione ma ciò solo per effetto di 51 bambini iscritti in più alle scuole paritarie, non per un maggior sostegno alle stesse: ci si dimentica che l’incremento degli iscritti alle paritarie vuol dire sia maggiori servizi da parte delle paritarie stesse che minori spese per il comune per i frequentanti alle scuole materne statali o alla comunale”. Per Zanibelli il comune “nn comprende la difficoltà di scuole che vengono gestite con tanta abnegazione da Cda di persone volontarie, con un servizio offerto quotidiano, rimandando piuttosto a non definiti impegni possibili per il futuro, dice della distanza dalle scuole”. Al contrario il comune continua a sostenere “progetti anche di breve respiro, di un weekend”, rendendo “chiaro quanto non sia lungimirante l’amministrazione guidata dal sindaco Bergamaschi”. Davanti alla bocciatura delle proposte, conclude Zanibelli “non abbiamo accettato di stare in aula a votare una convenzione di così strette vedute; ci distinguiamo da questa amministrazione, con la volontà di sostenere le nostre scuole materne paritarie in città. Avremo certamente modo di evidenziare le spese di questa amministrazione contraddittoria tra le parole e i fatti, senza mancare di far notare le scelte politiche di spesa”. Tra tante parole, i fatti: posta in votazione, la convenzione è stata approvata coi voti della maggioranza e senza la presenza in aula della minoranza.