“Ora e sempre, Resistenza”. Sventolano le bandiere in piazza Duomo. Pugni alzati al cielo per protestare contro i vecchi e nuovi fascismi, contro un clima che “gli consente di vivere e svilupparsi liberamente”. Mancano pochi minuti alle ore 20 e si è appena conclusa la manifestazione organizzata dall’Arci di Ombriano. Una protesta che parte dal locale, dall’aggressione subita da un volontario del circolo nella notte di ferragosto e arriva a lambire temi nazionali, come le politiche governative del Pd – in particolar modo il decreto Minniti sull’immigrazione – e gli sgomberi a Roma dei giorni scorsi, fino agli attentati terroristici in Spagna.
La cronaca della serata
Alle ore 18.20, il corteo inizia a muoversi dal piazzale dello stadio Voltini, dov’è esposta la lapide dedicata alla memoria dei partigiani cremaschi uccisi dai fascisti. In mezzo alla folla anche buona parte dei soci dell’Arci di Ombriano. Con loro hanno sfilato fino in centro città – passando dal mercato, da via Stazione, da piazza Garibaldi e lungo via Mazzini – un gran numero di persone, oltre 200 secondo le stime della Questura. Volontari, militanti, attivisti e simpatizzanti delle più varie estrazioni politiche, dall’Arci a Rifondazione comunista, passando per l’Anpi e Sinistra Classe Rivoluzione, tutti uniti nel combattere la causa fascista, ritenuta la matrice dell’aggressione di ferragosto.
L’attivismo e i giovani
Una folta partecipazione che non è certo passata inosservata. “A livello locale ci aspettavamo una risposta di questo tipo – spiega Francesco Favalli, vicepresidente dell’Arci di Ombriano – visto il numero di adesioni possiamo dirci piuttosto soddisfatti. Abbiamo gente che proviene da tutta la sinistra antifascista, una solidarietà trasversale. Questo lo riteniamo un dato positivo che dimostra quanta condivisione ci sia rispetto all’appello di mobilitazione verso un problema ancora attuale”. Tra gli aderenti al corteo anche molti giovani, non solo cremaschi: “è il riflesso di una crescita positiva delle organizzazioni che si stanno radicando sul territorio – aggiunge Favalli – frutti preziosi da reinvestire”.