26-03-2020 ore 19:46 | Politica - Crema
di Andrea Galvani

Pazienti sub acuti Covid19 dall'ospedale al Kennedy: l'etica, le inquietudini ed i timori

Sta facendo molto discutere, al punto da richiedere una mediazione politica, la disponibilità della Fondazione Benefattori Cremaschi ad accogliere una ventina di pazienti “tecnicamente guariti” anche se “non ancora negativizzati” presso la struttura di via Kennedy. Per Rifondazione comunista Piergiuseppe Bettenzoli e Andrea Serena sostengono che “gli ospiti stanno morendo come mosche, gli operatori sanitari si ammalano. I dispositivi di protezione individuale sono insufficienti, mettendo a rischio gli operatori e di conseguenza gli ospiti. I test con i tamponi sono stati effettuati in notevole ritardo, quando i decessi erano già numerosi. I famigliari degli ospiti non accedono alla struttura da oltre un mese e sono nell'impossibilità di conoscere il reale stato di salute dei degenti”. Non solo: “circa il 40% degli infermieri, Oss, Asa, fisioterapisti e addetti alla cucina sono assenti dal lavoro”. (Tutti i documenti sono integrali in allegato).

 

Valutazione clinica ed etica”

Di tutt’altro avviso la presidente della Fondazione, Bianca Baruelli. Nel pomeriggio ha diffuso una nota ufficiale. “Dopo attenta valutazione e sicuramente non con qualche apprensione – si legge nel documento - il Cda insieme alla task force dell’Fbc ha deciso di dare la sua disponibilità ad accettare ricoveri coordinati dalla Centrale Unica Regionale, per i pazienti Covid, clinicamente guariti, ma che hanno ancora bisogno di lunga convalescenza, con cure estensive, prima di essere dimessi al domicilio”. Per la Baruelli si tratta di una “valutazione clinica ed etica”.

 

Massima tutela

Rigettando le accuse e ripercorrendo la cronistoria degli eventi, la presidente Baruelli ha sottolineato la rapidità delle azioni destinate alla “massima tutela di operatori e pazienti”, a partire dalla decisione di vietare le visite. Per quanto concerne “i tamponi”, ha spiegato che “nonostante le ripetute richieste i tamponi ci sono giunti solo il 13 e 14 marzo, il che ci ha permesso di isolare subito chi fosse risultato positivo, sia ospite, sia operatore, con l’allontanamento dal lavoro e la messa in quarantena”.

 

La lettera del sindaco

A tutto ciò si aggiunge la lettera inviata attorno alle 17 di oggi dal Comune alla Fondazione (integrale in allegato). “Stiamo vivendo una emergenza sanitaria assolutamente eccezionale, imprevista nella sua gravità e particolarmente aggressiva soprattutto nei confronti delle persone più fragili, per le quali la letalità è conclamata, purtroppo ben oltre i numeri ufficiali dei deceduti “con” o “di” Coronavirus”. Per il sindaco “la possibilità che vengano destinati una ventina di posti attualmente liberi, in un reparto a sé, una ventina di pazienti Covid19” crea “significative apprensioni ed inquietudini”. Sottolineando l’autonomia gestionale e decisionale della Fondazione, il sindaco Stefania Bonaldi “chiede che ogni decisione venga previamente discussa e condivisa con l’amministrazione comunale e le forze consiliari”. Il tutto secondo un “confronto serio e leale, che possa anche contemplare valide alternative”.

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