25-01-2025 ore 20:29 | Politica - Dall'italia
di Andrea Galvani

Cittadinanza e lavoro, i cinque quesiti del referendum 2025. Al voto tra aprile e giugno

Tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025, di domenica, gli elettori italiani saranno chiamati ad esprimersi su cinque quesiti referendari. Non ci sarà l’accorpamento con le elezioni amministrative: avrebbero dovuto svolgersi in autunno, visto che nel 2020, a causa della pandemia da Covid 19 si è votato a settembre. Il Viminale ha deciso di far slittare le elezioni al 2026 per consentire il riallineamento col classico calendario. Partiamo dall’assenza più vistosa: il referendum abrogativo della legge sull’Autonomia differenziata. Come stabilito dalla Corte costituzionale, sono ammissibili i cinque referendum che riguardano la cittadinanza per gli extracomunitari, il Jobs Act, l’indennità di licenziamento nelle piccole imprese, i contratti di lavoro a termine e la responsabilità solidale del committente negli appalti.

 

Referendum sulla cittadinanza

Sarà richiesto di esprimere un voto per ridurre da 10 a 5 anni i tempi di residenza legale in Italia degli stranieri maggiorenni extracomunitari. L’obiettivo referendario punta al dimezzamento dei tempi di residenza per la presentazione della domanda di concessione della cittadinanza che, una volta ottenuta, sarebbe automaticamente trasmessa ai propri figli e alle proprie figlie minorenni. Secondo una recente stima sono interessate al provvedimento circa 2 milioni e mezzo di persone. In allegato i dettagli.

 

Quesiti sul lavoro

Il referendum sul lavoro comprende quattro quesiti: nel primo si chiede l’abrogazione della disciplina sui licenziamenti del contratto a tutele crescenti del Jobs act. Si vogliono cancellare le norme sui licenziamenti che consentono alle imprese di non reintegrare una lavoratrice o un lavoratore licenziati in modo illegittimo; o nel caso in cui sia stato assunto dopo il 2015. Il secondo quesito riguarda la cancellazione del tetto all’indennità nei licenziamenti nelle piccole imprese. L’obiettivo è innalzare le tutele per chi lavora in aziende con meno di 15 dipendenti; eliminando il limite massimo di sei mensilità all’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato. Il terzo quesito chiede di eliminare alcune norme sull’utilizzo dei contratti a termine, mentre il quarto prevede l’esclusione della responsabilità solidale di committente appaltante e subappaltante negli infortuni sul lavoro. Si vogliono tagliare le norme che impediscono, in caso di infortunio sul lavoro negli appalti, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante.

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