“Ritengo che non vi sia peggior privazione, per un credente, che quella di non poter pregare il proprio Dio in comunione con i fratelli nella fede. È un’esperienza intima quella di rivolgersi con fiducia e speranza a qualcuno di soprannaturale, vuoi per la dovuta manifestazione di lode, di ringraziamento o di supplica, vuoi per condividere con la propria comunità la gioia di credere in un mondo migliore e confermarsi in atteggiamenti di reciproca stima, collaborazione e solidarietà”. Sono queste le prime parole della lettera di Tino Arpini, consigliere comunale della lista Solo cose buone per Crema.
Libertà di culto
“Per tali motivi, mi trovo in piena sintonia con la Costituzione Italiana che garantisce la libertà di culto, quando non sia contraria al buon costume e al nostro ordinamento giuridico. Infatti, il legislatore ha perfezionato negli anni delle Intese con diverse confessioni, al fine di dare concretezza a questa libertà, armonizzando i tanti aspetti personali e sociali che le fedi comportano, con i nobili e civili principi ispiratori di molti altri capitoli costituzionali, fra i quali, fondamentale, è la parità di genere. Troviamo in primis il Concordato con la chiesa cattolica, un vero e proprio trattato internazionale fra due stati sovrani e indipendenti che si impegnano alla reciproca collaborazione per la promozione umana e il bene del Paese”.
Identità culturale
“Se da un lato la religione cattolica – prosegue Arpini - essendo prevalente in termini di radicamento sociale e di caratterizzazione dell’identità culturale del nostro Paese, ha qualche privilegio, dall’altro è l’unica ad avere una condizione giuridica disciplinata e ad essere così dettagliatamente regolamentata. Di suo poi, la chiesa cattolica, in modo molto prezioso e utile, coopera con lo Stato Italiano attraverso un amplissimo ventaglio di opere e iniziative educative, culturali, sportive e socio-assistenziali”.
Altre confessioni
“Le altre confessioni, Tavola Valdese, Unione delle Chiese Cristiane avventiste del settimo giorno, Le Assemblee di Dio in Italia, Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia, Chiesa Evangelica Luterana in Italia, Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia ed Esarcato per l’Europa meridionale, Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni, Unione Buddhista Italiana, Unione Induista Italiana, Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, hanno sottoscritto intese con lo stato italiano per regolamentare i vari aspetti di vita quotidiana dove impattano: diritto di assistenza spirituale alle Forze dell’Ordine, Istituti di pena, Ospedali, riconoscimento dei diplomi rilasciati da Istituti religiosi, diritto di istituire scuole, riconoscimento degli effetti civili ai matrimoni delle varie confessioni, trattamenti tributari e finanziari con lo stato, tutela degli edifici di culto e valorizzazione dei loro beni storico culturali, riconoscimento delle festività religiose ecc”.
Mancanza di soggetto giuridico
“Nel novero delle confessioni che hanno stipulato Intese – aggiunge - non figura quella islamica, nonostante sia numericamente seconda solo alla cattolica, essenzialmente a causa della multiformità del mondo islamico e della mancanza di un soggetto giuridico riconosciuto da tutti e portatore dei diritti di tutti. La tendenza in atto – capofila i sindaci del PD – a favorire il proliferare di numerose moschee in Italia si fonda semplicemente su un principio teorico di uguaglianza e non discriminazione, senza, di contro, essere supportata da tutte le garanzie, tutele e regolamentazioni di cui sopra, normate nel rapporto con le altre confessioni. Siamo, in sostanza, assistendo al fenomeno discutibile di una crescita incontrollata di luoghi di culto-centri culturali islamici svincolati da ogni efficace possibilità di verifica e finanziati, presumibilmente, da sceicchi arabi; credo lecito ritenere che il tutto avvenga non casualmente ma in modo pianificato,visto che gli immigrati di provenienza araba approdano da noi in condizioni indigenti e quindi bisognosi di assistenza sociale”.
Progetto di islamizzazione
“E’ così infondato ipotizzare il rischio di un vero e proprio progetto di islamizzazione dell’Occidente che si alimenta di massicci sbarchi di persone senz’altro sfortunate ma accolte in modo indiscriminato e quantitativamente insostenibile? Non trascurabile anche un altro pericolo, già sperimentato nella nostra provincia, ovvero la possibilità che le finalità di tali spazi non si limitino ad essere di culto, ma contemplino il reclutamento di volontari da impiegare in atti terroristici consumati in scenari critici dello scacchiere internazionale. L’esperienza pacifica di questi anni a Crema, è sufficiente garanzia di un futuro altrettanto sereno, a fronte di una prevedibile marcata crescita numerica,la quale renderà sempre meno controllabile una situazione che le stesse politiche governative in materia di immigrazione non si decidono a limitare?”.
Presa di posizione della comunità islamica cremasca
“La comunità islamica cremasca ha assunto – prosegue Arpini - tardivamente e non so quindi quanto spontaneamente, dei pronunciamenti che appaiono come presa di distanza dagli orrendi, vili, criminali atti dell’Isis, ma non siamo del tutto tranquilli. La questione Islam non si pone solo in relazione al recente fenomeno dell’Isis; riguarda anche altri territori a maggioranza islamica, apparentemente meno pericolosi, nei quali sono in corso vere e proprie pulizie etniche basate sull’appartenenza religiosa e a danno soprattutto dei cristiani, perseguitati, allontanati dalle loro case e terre o, peggio, imprigionati e trucidati.
Uguaglianza di diritti
“Altro elemento irrinunciabile è l’uguaglianza di diritti in Italia tra uomini e donne, non propriamente condiviso dai mussulmani. Come non è accettabile, spero anche per i progressisti di un tempo, la pratica della infibulazione. Non è concepibile la pretesa di arrivare in uno Stato e ignorare, modificare, sovrapporre, mirare a sostituire, le regole, le leggi, gli usi, le consuetudini, le tradizioni esistenti. E’ una forzatura pari a quella di essere privati della propria libertà di culto, che, per altro, nessuno ha mai messo in discussione, anche a Crema in direzione della comunità islamica”.
Contrarietà al luogo di culto
“E’ irresponsabile, di fronte a tali rischi, volgere lo sguardo altrove, invocando principi di parità e non discriminazione, da parte, in primis, del ceto politico di sinistra, per ragioni che a volte paiono essere dettate da un sentimento surrettiziamente anticristiano e da un calcolo elettorale di prospettiva. Da queste ragioni muovo la mia contrarietà a una moschea/musallah e/o centro culturale arabo a Crema, intese come luoghi privati in cui vi sia una possibilità troppo debole di accesso e controllo. Vedo molto meglio la concessione di uno spazio pubblico regolamentato, in cui si parli in lingua italiana, si rispettino regole e orari di ingresso e di uscita, l’ordine pubblico sia vigilato”.
Strumentalizzazione politica
“Per altro – conclude - se io, cattolico, mi trovassi a vivere in un Paese arabo e, a queste condizioni, mi si consentisse di celebrare l’Eucarestia, non potrei che ritenermi soddisfatto. Finisco evidenziando tutta la mia amarezza nel vedere ripetutamente strumentalizzata politicamente, da sinistra, la posizione di naturale apertura, sul tema, della chiesa cattolica romana e diocesana; chiesa cattolica che la stessa sinistra considera oscurantista su altre questioni, per esempio di natura etica”.