23-07-2017 ore 21:02 | Politica - Crema
di Tiziano Guerini

Crema. Michele Gennuso: "per una società ordinata necessaria una vera integrazione"

La circolare per l'accoglienza profughi dell'Anci Lombardia dello scorso 15 marzo chiariva alcuni elementi in merito alla ripartizione dei richiedenti asilo sui territori. L’accordo prevedeva innanzitutto "l’'entrata in funzione della clausola di salvaguardia, con la quale si interrompe l’invio di ulteriori profughi nei Comuni aderenti allo Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, che abbiano raggiunto la quota del 2,5 per mille di presenze. La clausola, oltre a rispondere alle esigenze più volte espresse dalle comunità locali, vuole favorire l’emersione di iniziative volte all’inclusione sociale dei soggetti ospitati per superare la gestione emergenziale del fenomeno migratorio”.

 

Superare la gestione emergenziale​

Intanto occorre dire subito che in Italia su quasi 8000 comuni ben 5500 non accolgono alcun immigrato. Questo il primo punto che porta a considerazioni ovvie: impegnarci tutti per non impegnarci troppo. Superare la gestione emergenziale significa anche evitare che i profughi ospitati cessino di essere destinatari di solo vitto e alloggio e gradualmente si inseriscano con diritti e doveri nelle nostre comunità locali. A che punto siamo a Crema? Ne parliamo con Michele Gennuso, dirigente medico presso la neurologia dell'Ospedale di Crema, nominato dopo le ultime elezioni amministrative vice sindaco con delega alle politiche sociali, per le famiglie e i giovani, e al civismo e coesione sociale.

 

Migranti, una delle priorità

Sul suo tavolo in Comune il problema dei migranti è una delle priorità. "Che sia un problema difficile e complicato è chiaro a tutti, ma è anche un problema che, pur aggravatosi in questi ultimi anni, viene da lontano: me ne occupavo fin da quando ero volontario Caritas a Palermo. Deve essere affrontato senza fare inutili barricate ma anche senza l'avanti tutti, per rispetto di chi si accoglie e anche di chi accoglie. La necessità di mantenere la coesione sociale impone di avere una giusta preoccupazione per la presenza degli immigrati nelle nostre comunità, sia per il loro numero, sia anche per andare oltre la semplice accoglienza e lavorare ad una una loro graduale ma vera integrazione. Un passaggio necessario per consegnare ai nostri figli una società ordinata."

 

La presenza in città

Vediamo i numeri sulla presenza in città dei richiedenti asilo. Le organizzazioni che se ne occupano sono "la Caritas che assiste 50 persone, la cooperativa Tecno proget con 20 presenze, la Casa di Ale con 22 donne e relativi bimbi, la cooperativa Koala con 16 presenze e la Porta Misna con 6 minori. Un totale quindi di 114 presenze. Non siamo poi così lontani dal 2,5 per mille dell'accordo tra l’Anci e il Ministero dell'interno, tanto più che, salvo per 4 persone che hanno ormai acquisito lo status di rifugiati con protezione internazionale, per gli altri si tratta di presenze in attesa di definizione del loro status e della relativa destinazione".

 

Vera integrazione

Il punto più difficile è quello di superare la semplice accoglienza - già di per sé non facile - per avviare un processo di vera integrazione, "a meno che per taluni di loro scatti l'ordine di rimpatrio. Intanto per tutti c'è l'insegnamento della lingua italiana. Abbiamo tentato, pur fra difficoltà normative e diffidenza diffusa, un loro utilizzo operativo: vedi la custodia del parcheggio della piscina negli ultimi due anni in collaborazione con Sport management. L'obiettivo è quello di trasformare gradualmente e nella misura possibile il problema in una opportunità, in una risorsa. Intanto sarebbe già importante mettere in rete le realtà che si occupano dell'accoglienza perché diventi un disegno coordinato e quindi più efficace".

 

Governare il problema

"Siamo certamente in una fase molto difficile, con l'Europa che sembra voltare le spalle al fenomeno, e con molte resistenze all'accoglienza da parte dei comuni in Italia. Crema intende fare con responsabilità la propria parte, nulla di meno e nulla di più. Una prova della volontà di governare il problema è dato dal laboratorio di comunità Farelegami che si sta realizzando nelle case popolari ad Ombriano che, pur non essendo direttamente rivolto ai richiedenti asilo, ha lo scopo di migliorare la convivenza fra coloro che abitano in quel quartiere e che appartengono a diverse culture ed etnie. Sarebbe bello poterlo estendere in altre zone della città".

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