Durante il consiglio odierno, dedicato al rinnovo fino al 2023 della convenzione con l’Aler per la gestione dei 359 alloggi di proprietà comunale, d’accordo coi colleghi d’opposizione, Emanuele Coti Zelati ha chiesto e ottenuto l’apertura del dibattito sulla piscina. O meglio, “sull’accordo tra il Comune e la Sport management per il ‘contributo a rendere’ di 150 mila euro oltre a 35 mila euro per far fronte a tre mesi di utenze”. Il tema è stato esaurito in un’ora circa. In chiusura il sindaco Stefania Bonaldi ha replicato alle varie posizioni, sostenendo di aver agito personalmente ma “sentiti i tecnici” e solo dopo aver valutato ed escluso la possibilità di rescindere il contratto con la società per azioni veronese.
“Una brutta storia”
Decisamente contrariato Manuel Draghetti: per lui quella della piscina “è una brutta storia. Siamo stati tenuti all’oscuro di tutte le trattative del Comune col gestore e avvisati con un messaggino WhatsApp a cose fatte”. Per il M5s (intervento integrale in allegato) “il gestore è inadempiente”. L’accordo preso dal sindaco e appoggiato dalla maggioranza “è un altro buco nero per cui verrete ricordati dai Cremaschi. Aprire una riflessione per verificare se la piscina possa tornare ad essere gestita direttamente dal Comune, potendo sviluppare un rilancio di un centro attrattivo e che possa - perché no? - fare utili anche in mano pubblica, era la prima cosa da fare. E invece avete preferito piegare la schiena e scrivere nella storia di questa città che il primato della buona politica sui privati è una cosa d’altri tempi”. Altrettanto negativo il commento della Lega, per la quale il Comune avrebbe dovuto recedere dal contratto e gestire direttamente la struttura, contando sul fatto che in quattro anni avrebbe fatto 1,3 milioni di utili: “se non avessero aperto l’impianto – ha sostenuto Andrea Agazzi, ribadendo i temi già espressi in conferenza stampa, in allegato - il problema sarebbe stato loro. Davanti ad un simile finanziamento, quante saranno le risorse per tutte le associazioni della città che svolgono un servizio pubblico?”
Rivalutare i tempi della resa
Per la maggioranza, Eugenio Vailati (Pd) è intervenuto tentando di evitare di “avvelenare la serata”. Le questioni aperte col gestore “rimangono aperte”, non sono state dimenticate, ma “verranno contate a suo tempo”. Ovvero alla fine di quest’anno. “Nel caso in cui i fatti portassero a ritenere che Sport management non dovesse godere di grande credibilità e l’impianto fosse davvero lasciato in pessime condizioni come sostenuto dalla minoranza”, ha sostenuto Vailati, si tratterebbe di argomenti che non possono essere usati contro chi ha affrontato il tema dell’offrire o meno un servizio all’approssimarsi dell’estate. In sostanza, “saranno i bilanci a certificare l’azione di Sport management”: il canone dovuto al Comune ad oggi, è di 35 mila euro l’anno, al quale andrà ad aggiungersi “il prestito a rendere”. In quel momento si potranno calcolare gli utili e “rivalutare i tempi della resa del prestito: sarebbe imbarazzante ipotizzare una resa di 7 mila euro l’anno per i prossimi 19 anni”.
“Non trovavano la banca”
Per Simone Beretta il tema è altro: “se il sindaco ha deciso di prestare 150 mila euro avrà trovato le coordinate giuridiche per farlo. Evidentemente riteneva che l’operazione andasse fatta. Io non l’avrei fatta nemmeno se mi avessero puntato una pistola alla tempia. Forza Italia tempo fa aveva già chiesto di rescindere dal contratto, quando i fatti avevano dimostrato che il gestore era inadempiente”. Secondo il consigliere di minoranza l’amministrazione non è molto fortunata con gli appalti: “quello dei parcheggi è addirittura peggio e siamo in mano ai legali”. In sostanza, “è possibile che sia il Comune a fare da banca ? Io non credo che siamo davanti a un ricatto, ma non capisco perché la piscina non sia stata riaperta il 1° giugno. Il Comune avrebbe dovuto difendere il contratto in essere, far riaprire la piscina senza concedere niente”.
“Chi andava ad aprire?”
“A me lo stile di Sport management personalmente non piace, ma mi chiedo se ci sarebbero stati i tempi per un affido ad un altro gestore? Tante persone non potranno concedersi una vacanza, pertanto si è deciso di offrire un servizio ai cittadini in un’estate diversa da tutte le altre”. Ha scelto di intervenire con quelle che ha sostenuto essere “constatazioni di buon senso” Tiziana Stella, della civica Crema città della bellezza: “In Italia Sport management gestisce 42 strutture, la stragrande maggioranza per conto dei Comuni; alcuni hanno trovato un accordo, altri sono in trattativa. La tentazione di non andare incontro alle richieste, personalmente, è stata forte, ma poi ad aprire la piscina chi ci andava? Noi consiglieri comunali?”
Credibilità e ‘antecedenti’
Per Laura Zanibelli (Forza Italia) il tema non è se il Comune dovesse o meno fare da banca come sostenuto da Vailati, perché “gli antecedenti” ci sono e sono chiari: “il gestore non è credibile. I verbali dei sopralluoghi del Comune parlano chiaro, gli interventi previsti e programmati non erano stati svolti dopo oltre un anno dalla convenzione”. Decisamente poco piacevole “togliere 150 mila euro dal bilancio destinato alla città e alle famiglie” per darli a questa Spa, contando sul fatto che “la coperta è corta e le esigenze sono tante. Molte le associazioni cittadine che vivono difficoltà, la piscina non è l’unico centro sportivo che meritava una simile attenzione. Sport management ha un bilancio di decine di milioni di euro, non mi pare che la soluzione sia molto equilibrata. Il sindaco non poteva decidere in modo autonomo. Metto in discussione la decisione politica, non la legalità”.
Lo “sconforto nel metodo”
Condividendo le tesi della minoranza, per Chicco Zucchi “qualcosa andava fatta meglio”. Con “grande serenità”, ha manifestato “sconforto nel metodo: siamo stati saltati completamente e avvisati con un messaggino di rendicontazione che francamente ci ha lasciati perplessi. Un’operazione di tale portata doveva essere inserita in un contesto più allargato”. Eppure, ha ribadito Zucchi, sin qui tutte le questioni riguardanti gli effetti Covid avevano visto partecipi e coinvolti tutti i consiglieri. Una ‘corrispondenza d’amorosi sensi’ che pare giunta al termine. Finalmente, tra l’altro. Sostenendo che debbano “essere sostenuti tutti i momenti di aggregazione” e non solo quelli estivi, per Zucchi questa operazione “mostra debolezza del Comune, che si è piegato davanti ad un privato evidentemente in difficoltà. Essere in difficoltà in un momento così delicato – ha sottolineato - non li fa diventare non credibili, al contrario se la capacità di onorare gli impegni ha radici più profonde, allora dobbiamo fare qualche verifica in più”.
Politicamente prioritario
Il consigliere delegato allo sport, Walter Della Frera, ha sottolineato che norme alla mano, i Comuni sono abilitati ad effettuare un’operazione come quella siglata a Crema. Allargando il campo, ha sostenuto che le disposizioni sanitarie e le chiusure degli impianti in tutta Italia hanno portato a seri, evidenti problemi di liquidità del gestore, quindi alla richiesta d’aiuto all’amministrazione comunale. “La prima reazione davanti a Sport management, che non ha mai brillato per modalità comunicative e per tempestività nella realizzazione degli impegni, per usare un eufemismo” è stata quella di “rescindere per inadempienza”. Riflettendo e approfondendo la vicenda a mente fredda e col supporto dei tecnici - “gli oneri non ancora ammortizzati, la più che possibile vertenza e la sospensione delle attività” - ha proseguito Della Frera, l’hanno convito a cambiare idea. “Politicamente – ha concluso - la nostra amministrazione ritiene prioritario scongiurare la chiusura dell’impianto. La piscina chiusa avrebbe privato i nostri cittadini della possibilità di svago e di svolgere attività motoria”. Dopo i mesi di lockdown e soprattutto per un medico, una questione piuttosto rilevante. In sostanza, la vicenda non è chiusa: “va rimodulata la somma che il gestore ci deve, con un incremento che ci permetta di rientrare il prima possibile”. Per tranquillizzare tutti, ha anticipato che “il Comune sta comunque studiando un intervento economico per tutte le attività sportive che sicuramente vivranno difficoltà dal punto di vista finanziario”.
“Due pesi due misure”
“Mi è sembrato di vedere grossi salti mortali in maggioranza per giustificare un’operazione che non trova giustificazioni”. Emanuele Coti Zelati, della Sinistra ha scelto la strada dell’eloquenza retorica ponendo una serie di interrogativi: “com’è possibile che una società di cui non siamo contenti riesce ad andare in Comune e ottenere un prestito a tasso zero? Conosco gente che dopo il Covid è in difficoltà con la propria attività – ad esempio un mio conoscente, che ha un bar - e non ha certo potuto contare sullo stesso trattamento. Ha presentato domanda e ancora nessuno gli ha risposto”. Per Coti Zelati bisogna chiedersi per quale motivo “Sport management non è andata in banca a chiedere i soldi che le mancano” e soprattutto se il Comune ha verificato che “non avessero soldi per riaprire”. Visto che “è stato il sindaco Bonaldi in prima persona a gestire la partita, dalla quale è stato escluso anche il consigliere delegato allo sport”, è necessario “sia fatta chiarezza”. Per l’esponente della Sinistra, “l’accordo sopraggiunto ci lega ancora di più ad un gestore di cui non siamo contenti, visto che la nostra esposizione economica è addirittura aumentata”. Per concludere Coti Zelati ha proposto una mozione scritta insieme a Draghetti per “sospendere la modifica delle convenzione e ridiscuterla pubblicamente”, ritenuto essere “un passaggio corretto davanti alla città e per tutti quelli che i 150 mila euro non li hanno potuti avere. Compreso l’amico del bar”. Il segretario comunale Ventura ha spiegato che il documento potrà essere eventualmente ripresentato in vista della prossima seduta.
“Una decisione legittima”
Dopo “essersele sentite tutte” per aver deciso di “gestire personalmente la vicenda” e avere evidentemente scontentato tutti (o quasi) per una sorta di Realpolitik in salsa cremasca, il sindaco Bonaldi ha replicato punto a punto: “Il Covid ha chiuso le piscine dalla fine di febbraio”. E se anche “la riapertura è stata possibile in Lombardia dal primo di giugno” e a livello nazionale una settimana prima, il governo ha espresso “linee guida molto restrittive”. A metà maggio il gestore ha chiesto un incontro al Comune, rappresentando le difficoltà: in un primo momento “ha chiesto 327 mila euro”, 167 mila dei quali riconducibili alla richiesta di presa in carico delle utenze di un anno da parte del Comune. “Richiesta ritenuta irricevibile e rispedita al mittente” ha prontamente aggiunto il sindaco, che ha comunque mantenuto aperta un’interlocuzione con l’obiettivo primario di “fare avviare l’impianto almeno dal mese di luglio”. Aprire un dibattito pubblico avrebbe fatto saltare il servizio estivo e portato alla riapertura almeno da settembre. Detto che per la riapertura della struttura cremasca – tra pulizie e sistemazioni varie - “devono passare almeno tre settimane”, non ha nascosto di aver “valutato se rescindere il contratto e affidare a un nuovo gestore il servizio” prima di sedersi al tavolo di maggio. In particolare e questo appare un tema piuttosto importante, la risoluzione di un contratto in essere fino al 2040 avrebbe portato a un ricorso certo, con tutte le incognite del caso, come accaduto al Comune di Cremona, condannato ora a spese ingenti per riaprire la struttura. E costretto pure a tenersi il gestore che aveva tentato di cacciare. Il sindaco sul punto è stata granitica: “Mi è stato assicurato che sarebbe stato impossibile arrivare ad un riaffidamento in tempi utili a garantire la riapertura per l’estate”. Riapertura in un’estate molto particolare, durante la quale la possibilità di andare in piscina è vista come un servizio di grande utilità sociale. Un punto “politicamente rilevante”. In chiusura, ha aggiunto che i conti verranno fatti in sede di rendicontazione 2020: tradotto, molto probabilmente verrà chiesto al gestore che la restituzione venga ancorata ai prossimi utili.