“L'area omogenea cremasca è totalmente marginale nei progetti di riorganizzazione territoriale”. Questo, in estrema sintesi, secondo Giuseppe Lupo Stanghellini, Mirko Signoroni e Antonio Grassi - rispettivamente sindaci di Monte Cremasco, Dovera e Casale Cremasco – l'esito dell'incontro avuto col presidente Roberto Maroni ed i primi cittadini della provincia di Cremona.
Lo sconcerto
Un vertiche che, scrive Stanghellini, “ha lasciato sconcertati me e i tanti sindaci che ho sentito”, uno stato d'animo che li ha spinti a stilare stilare un appello – integrale in allegato – con l'obiettivo che venga sottoscritto dal maggior numero possibile di amministratori e quindi inviato ai vertici provinciali e regionali.
Cremona subalterna a Mantova
Nel mirino dei tre, il presidente della provincia Carlo Vezzini ed il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti, che l'area omogenea cremasca “non hanno mai citata”. A rendere indigesto l'incontro con Maroni, “l'accettazione senza nessuna osservazione critica di un'aggregazione della provincia di Cremona con Mantova, con Cremona subalterna a Mantova in cambio di un piatto di lenticchie o poco più”. Il riferimento è “all'autostrada Cremona-Mantova” ed al “potenziamento della rete ferroviaria Cremona-Milano, ma per la tratta che transita per Codogno e non per Crema”.
Ruolo autonomo cremasco
Grassi, Lupo Stanghellini e Signoroni sostengono “l'impossibilità di identificare l'Area omogenea con un'Area vasta e quindi di giocare un ruolo autonomo cremasco di interlocuzione diretta con la regione”, al quale va aggiunta “l'assenza di ogni riferimento al ruolo che comunque, anche in un'Area vasta, qualunque essa sia, potrebbe svolgere il Cremasco”.
Contatti col Lodigiano
In sostanza, i tre amministratori chiedono di mettere in pratica l'articolo 8 dello Statuto provinciale, secondo il quale “possono essere costituite aree omogenee sovraprovinciali per specifiche esigenze e necessità di gestione di servizi, attività ed esercizio delle funzioni”. L'invito è rivolto al coordinamento dei sindaci affinché cerchino “di intessere un dialogo con i territori vicini, soprattutto con il Lodigiano, per sondare la possibilità di entrare a far parte dell'area metropolitana, realtà a nostro avviso più affine con le esigenze del territorio cremasco, oltre ad essere una realtà geograficamente più vicina e funzionale. Pensiamo che sia giunto il tempo che parallelamente a dibattiti, incontri e convegni, debbano essere intraprese azioni più incisive”.