20-07-2024 ore 19:18 | Politica - Crema
di Giulia Tosoni

Crema ricorda il giudice Borsellino. Il sindaco: ''la lotta per la legalità non è mai vana''

“Commemoriamo il trentaduesimo anniversario della strage di via D'Amelio”. Ieri sera, presso largo Falcone e Borsellino a Crema, si è chiusa la settima edizione di 57 giorni, strade di legalità, progetto realizzato dalla Consulta dei giovani, in collaborazione con l’amministrazione comunale di Crema. Il sindaco della città, Fabio Bergamaschi Martina Carioni, presidente della Consulta, si sono riuniti ai piedi dell’ulivo, insieme alla Compagnia Carabinieri di Crema, al commissariato della Polizia di stato, alla Guardia di Finanza e all’Anpi di Crema, per depositare la corona commemorativa, in ricordo del tragico 19 luglio 1992, giorno in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque membri della sua scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

 

 

‘I giovani: elementi di speranza’

Dopo aver osservato un minuto di silenzio, il primo cittadino ha tenuto un breve discorso: “C’è una frase di Paolo Borsellino che mi colpisce particolarmente, perché racchiude l’essenza del suo impegno e costituisce un richiamo perenne: ‘se la gioventù le negherà il consenso, anche l'onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo’. Giovani, futuro, coscienza, scelta. In queste semplici parole del giudice palermitano troviamo gli elementi della speranza e la determinazione che devono guidarci nella nostra lotta quotidiana contro il fenomeno mafioso, come società civile che si stringe forte ed unita alla magistratura, alle forze dell’ordine, all’associazionismo che costituiscono quella prima linea del fronte da alimentare con il costante supporto di quelle speciali forniture rappresentate dai diffusi valori democratici”. 

 

Rendere omaggio a Falcone e Borsellino

“La Consulta giovani del comune di Crema ha voluto rendere omaggio a questi eroi con un progetto significativo. Questo percorso ci ha permesso di rivivere i cinquantasette giorni che separarono la morte di Giovanni Falcone da quella di Paolo Borsellino. Cinquantasette giorni in cui Borsellino visse con la consapevolezza dolorosa del proprio destino, ma anche con una determinazione incrollabile nel proseguire la sua missione. In quei giorni difficili, Paolo Borsellino rifletté sulla propria vita e sul proprio impegno come magistrato e come uomo. Tracciò un bilancio della sua esistenza, caratterizzata da una dedizione senza compromessi alla lotta contro la mafia. Ma quei giorni furono anche giorni di grande tenerezza e amore, trascorsi con la moglie, i figli, i colleghi e gli amici. Nonostante la consapevolezza della morte imminente, Borsellino trovò la forza nei valori radicati nella coscienza e nei legami umani più profondi, che gli diedero sostegno e coraggio”, ha proseguito Bergamaschi. 

 

 

Mantenere accesa la fiamma della legalità

“Tenere vivo il ricordo delle vittime innocenti della mafia non è solo un dovere civico di ciascuno di noi e un segno di gratitudine per quanti hanno perso la propria vita per mano criminale”, ha continuato il sindaco, “ma è altresì un pilastro fondamentale nella lotta contro il crimine organizzato. Ricordare i nostri eroi e onorare il loro sacrificio significa mantenere accesa la fiamma della legalità, significa non permettere che il loro sacrificio venga dimenticato o, peggio reso vano. Il progetto dei 57 giorni è stato un viaggio attraverso la memoria, un percorso educativo e formativo che ha permesso ai nostri giovani di conoscere più da vicino le figure di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Attraverso incontri, dibattiti, proiezioni di film e documentari, letture e testimonianze, i ragazzi hanno potuto comprendere il valore del loro sacrificio e l'importanza della lotta per la giustizia. Sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza della legalità e dell’impegno nella lotta contro la mafia, promuovendo una cultura di giustizia e rispetto delle leggi, è essenziale per costruire una società più giusta e libera. I giovani della Consulta hanno dimostrato una sensibilità e una maturità straordinarie, segno di una generazione che non abdica alla propria responsabilità di costruttrice di futuro”. 

 

Un percorso di ricordo

"Rivolgo un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto: agli educatori, ai relatori, alle associazioni e alle istituzioni che hanno offerto il loro supporto e la loro competenza. Ma soprattutto, grazie a voi, giovani, per aver partecipato con entusiasmo e impegno, per aver dimostrato che la memoria è viva e che il desiderio di giustizia è forte. In questi cinquantasette giorni, abbiamo ricordato le parole di Paolo Borsellino, che ci esortava a non arrenderci, a non cedere alla rassegnazione e alla paura. La sua vita e il suo sacrificio sono un monito per tutti noi, un richiamo a continuare la sua lotta con coraggio e determinazione. La strada della legalità è lunga e spesso tortuosa, ma è l'unica via possibile per garantire un futuro migliore alle nuove generazioni. Nonostante le difficoltà, nonostante i naturali momenti di sconforto nell’osservare una realtà troppo spesso lontana dall’ideale che ci ispira, la lotta per la legalità non è mai vana”. 

 

 

'Non far sbiadire la memoria’

“Ogni piccolo gesto, ogni parola, ogni azione conta. Ogni volta che ci opponiamo all'ingiustizia, che difendiamo i diritti, che promuoviamo la giustizia, stiamo costruendo un pezzo di quel futuro che Falcone e Borsellino hanno sognato e per il quale hanno sacrificato la loro vita. Oggi, nel commemorare la strage di via D'Amelio e nel celebrare la conclusione del percorso 57 giorni, strade di legalità, rinnoviamo il nostro impegno a proseguire la nostra marcia, partecipata, decisa, dritta verso la meta di un’Italia libera dalle mafie, giusta e solidale. Grazie a tutti per essere qui oggi. Continuiamo a camminare insieme, sulla strada della legalità”, ha concluso il sindaco. Anche la presidente della Consutla, Martina Carioni ha sottolineato l’importanza del percorso fatto: “dopo 57 giorni siamo ritornati in questa piazza per ricordare e dare il nostro contributo alla lotta contro le mafie. Il progetto strade di legalità, dal 2018, si impegna a non lasciare che il 1992 rimanga impresso solo sui giornali. Essere qui oggi significa non far sbiadire la memoria”. 

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