Contro l’insediamento logistico nei pressi del santuario di Caravaggio si sono mossi in molti: circoli, comitati, associazioni, liberi cittadini, uniti da una forte coscienza civica ed ecologica. Non solo. Anche la Conferenza episcopale regionale ha preso posizione sui progetti di trasformazione nell'area attigua al santuario: "Da alcuni anni il patrimonio ambientale e paesaggistico è minacciato da iniziative e decisioni che non sembrano tener conto della rinnovata consapevolezza, fatta propria dal legislatore e dagli stessi cittadini, sui temi della tutela ambientale e paesaggistica, non considerando l'origine secolare di questo monumento e del territorio circostante".
Salviamo il suolo
Per Legambiente, Barbara Meggetto ha ribadito che la manifestazione a Caravaggio ha l'obiettivo di "salvare il suolo attorno al santuario minacciato dalla logistica e di ribadire quanto il suolo mantenere il suolo fertile e sia fondamentale per la nostra sopravvivenza". I consiglieri regionali del Partito democratico, Davide Casati e Matteo Piloni hanno preso parte all'iniziativa insiema ai rappresentanti delle diocesi di Bergamo, Cremona e Brescia. Tutti insieme hanno dato vita al flash mob organizzato da Salviamo il suolo, bocciando la realizzazione di un’ampia zona industriale promossa dal comune di Misano Gera d’Adda.
‘Regolamentare le logistiche’
I consiglieri dem hanno sottolineato la contrarietà "al nuovo insediamento, rimarcando la necessità di una legge regionale per regolamentare gli insediamenti delle logistiche: la Regione deve esercitare il ruolo di regia sovracomunale che le compete, per contenere il consumo di suolo, incentivare il recupero delle aree dismesse, e prevedere che i comuni lavorino insieme per una pianificazione sovracomunale. Il caravaggino Mirko Gatti, segretario del circolo locale del Pd, non ha dubbi: "Ci siamo stati e ci saremo per ribadire il nostro timore davanti a una scelta urbanistica miope rispetto al contesto sociale e culturale di oggi e di domani. Il santuario e il suo paesaggio sono parte essenziale della nostra identità culturale che non può essere messa in pericolo per uno sviluppo che guarda indietro, come dimostrano i limiti imposti dei comuni confinanti. Le comunità non possono continuare a essere lasciate in balia delle grandi forze economiche, senza supporto locale e sovralocale".