Conclusa la tornata elettorale, veniamo al sodo. Abbiamo incontrato il consigliere regionale del Partito democratico, Matteo Piloni, chiedendo di commentare l’esito elettorale, a livello locale e nazionale: “Il primo dato che deve colpire è l’astensione, che è stata la più alta di sempre. Segno di una ‘democrazia stanca’, per utilizzare le parole di Romano Prodi. Una questione che riguarda tutta l’Europa (e non solo) e sulla quale dovremmo tutti impegnarci per invertire la rotta. Una necessità che riguarda la partecipazione e il coinvolgimento delle persone e dei cittadini. La proposta di Enrico Letta delle Agorà democratiche è proprio il tentativo di rispondere a questa esigenza, oltre a quella di ampliare il campo del centrosinistra, formula che in queste elezioni amministrative ha funzionato e che deve diventare la strada da percorrere. Guardando al risultato, in generale, è stato premiato il centrosinistra e le candidature preparate e non improvvisate all'ultimo minuto”.
Ora cosa si aspetta? Quali sono le rispettive priorità?
“Mi aspetto che si costruisca un’ampia coalizione di centrosinistra che non si esaurisca nel dibattito tra Pd e Cinque stelle ma che sappia andare ben oltre. E che si costruisca parlando di temi e prospettive, mantenendo al centro il lavoro, l’ambiente e i diritti. Temi che riguardano la vita vera delle persone e a cui vanno date risposte. In fondo, per me, il compito della politica resta sempre quello di offrire risposte.
Sta per concludersi il mandato di Stefania Bonaldi: dopo 10 anni che città lascia?
“Una città in salute. Nella nostra regione sono molte le città di medie dimensioni come la nostra che vivono diverse difficoltà. A parte Milano, che sta vivendo una stagione di crescita e gli altri capoluoghi di provincia, le altre città, che spesso subiscono notevoli trasformazioni, fanno davvero fatica. Tutto sommato, Crema riesce a ‘resistere’ e a crescere. Il dinamismo e il fermento che da sempre ci caratterizzano, in questi anni sono stati ulteriormente valorizzati. E questo fa bene a tutti. E poi in questi dieci anni nulla è stato lasciato né al caso né all’improvvisazione. Nulla è stato lasciato fermo e si è provato a risolvere ogni tipo di problema, dal più grande al più piccolo. L’elenco è lungo e le cose fatte sono sotto gli occhi di tutti. Ovviamente non tutti i problemi sono stati risolti e altri ne sono sorti. Ma la cifra sulla quale si possono misurare questi dieci anni sta nell’aver reso Crema ancora più dinamica e attrattiva”.
Quali caratteristiche deve avere il prossimo o la prossima candidata? Farete le primarie?
“Io credo che la caratteristica principale di ogni sindaco debba essere la capacità di rendere evidente la strada che si vuole percorrere. In maniera semplice, trasparente e appassionata. E dire sempre la verità. Io sono convinto che le persone apprezzino la verità. Queste elezioni amministrative hanno sottolineato anche un’altra cosa: la pandemia richiede, a maggior ragione, persone serie e competenti. E capaci di fare squadra. I problemi sono complessi e non li risolve una persona sola, ma la capacità di sapere fare squadra. Si è indebolita molto la stagione dei populismi, dei personalismi, delle soluzioni facili e delle urla. C’è bisogno di competenza e solidità. Le primarie? Certamente sono un’ipotesi che il partito democratico mette sul tavolo. Sarà la coalizione a decidere. Ma se vogliamo coinvolgere le persone nelle decisioni, la partecipazione va coltivata”.
La ‘candidatura’ di Umberto Cabini (poi naufragata) è stata burrascosa e alcuni hanno criticato l’invadenza o la ‘scarsa cautela’ del Partito democratico. È d’accordo, c’è qualcosa che ancora non è stato chiarito della vicenda?
“Ho avuto modo di parlare personalmente con Umberto nei mesi scorsi, è una persona che stimo molto. La sua indisponibilità non mi ha colto di sorpresa, anche perché mi aveva già parlato delle sue ‘resistenze’. Il Pd, com'è giusto e doveroso, lo ha incontrato in forma più autorevole, a dimostrazione dell’interesse verso una sua eventuale candidatura. Il racconto che si è fatto dopo lascia il tempo che trova”.
Come giudica la sua esperienza in regione? Quanto è distante il Pirellone dal Cremasco? Cosa si può fare per avvicinare il governo regionale alle istanze locali? Lei si ricandiderà?
“Sul piano elettorale la giudico in maniera positiva. Sto provando a svolgere il mio ruolo dando il massimo, in un contesto non certo semplice. La Lombardia è una regione straordinaria, ma chi la sta governando non è in grado di sfruttare e valorizzare il suo potenziale. È già da qualche anno che la Lombardia ha rallentato fortemente la sua crescita e il suo sviluppo. La pandemia ha reso evidenti problemi che già esistevano. Si usano ricette vecchie per affrontare problemi nuovi. E non solo non sfruttano le opportunità, ma spesso non riescono neanche a vederle. Bisogna cambiare gli occhiali e, per farlo, bisogna cambiare aria. Solo un cambiamento radicale può rilanciare la nostra regione. Il Pirellone è molto distante dal nostro territorio. Basti guardare la situazione del trasporto ferroviario che, in questi anni, è addirittura peggiorato; questo succede perché si investe di più in territori più ‘appetibili’ dal punto di vista elettorale. I disastri nella gestione del Covid, inoltre, hanno reso ancora tutto più complicato. Per quanto riguarda una mia ricandidatura alle prossime elezioni, posso fin da subito confermare che è mia intenzione proseguire nel lavoro iniziato. Sto seguendo molte partite e portando avanti tanti progetti. Mi piacerebbe poter proseguire e continuare a rendermi utile, con l’obiettivo di far sentire forte e chiara la voce del cremasco in regione e farlo, possibilmente, in una posizione di maggioranza”.