I pendolari cremaschi scrivono ai candidati governatori della Lombardia. Ieri è stata resa pubblica la lettera firmata dal comitato locale, che in poche righe ricapitola l’odissea quotidiana vissuta da studenti e lavoratori cremaschi costretti a recarsi fuori sede, armati di “un giubbotto molto imbottito e la speranza”. Il primo per affrontare il viaggio in carrozze gelide, “non per un guasto temporaneo, ma per l’assegnazione di materiale rotabile che non può essere riscaldato a causa di un difetto di fabbricazione conosciuto e insolvibile”. La seconda serve a sopportare i ritardi sul tabellone degli orari, che regolarmente “segna almeno cinque minuti in più” rispetto alla regola.
I numeri del disagio
I pendolari cremaschi raccontano una routine fatta di disguidi, corse lungo le scale delle stazioni milanesi “nella speranza di riuscire a prendere il treno”, con il rischio di macinare ulteriori minuti di ritardo durante il tragitto su rotaia, la mattina come la sera. “Tutto questo per tutti i 230 giorni lavorativi di un anno. Con un accumulo di oltre 26 ore di deficit, oltre 3 giorni lavorativi regalati al sistema ferroviario regionale”. Questo il calcolo dei pendolari: “dall’8 al 11 gennaio 2018 l’accoppiata di treni 10456 (mattina) e 10481 (sera) ci ha fatto accumulare 136 minuti di ritardo, oltre due ore”.
Priorità da inserire in agenda
L’appello è rivolto ai prossimi governatori regionali, che saranno eletti il 4 marzo. A loro la richiesta di ridimensionare “la distanza tra il volere della Regione e quanto attuato da RFI e soprattutto da Trenord" che negli ultimi anni hanno offerto "un servizio in deciso peggioramento nelle ore di punta”. Chiunque entrerà nella “stanza dei bottoni” avrà la possibilità di “segnare il passo rispetto a una situazione che fa viaggiare il nostro territorio a una velocità decisamente più lenta rispetto ad altri”.