16-06-2016 ore 12:53 | Politica - Crema
di Andrea Galvani

Crema. Centro culturale, la richiesta della comunità islamica giudicata "non ammissibile”. Le reazioni politiche

Dato l’esito e viste le future implicazioni, la notizia farà sicuramente discutere. La conferma arriva direttamente da Bouzaiane Dhaouadi, presidente della comunità islamica cremasca: “stamattina ci hanno comunicato che la richiesta per la costruzione di un centro culturale arabo in via Milano è stata giudicata non ammissibile dalla commissione comunale per mancanza di garanzie bancarie”. In sostanza, spiega l’esponente della comunità islamica, “vogliono la copertura totale. Intorno ai 400 mila euro, 20 mila in più, 20 mila in meno, non è questo il problema”.

 

I fondi necessari

“Non chiederemo mai un mutuo ad una banca, per un motivo religioso, non siamo una società, ma siamo un’associazione. Cosa faremo? Adesso – conclude Dhaouadi - percorreremo tutte le strade possibili, valuteremo cosa è meglio fare ed eventualmente raccoglieremo i fondi necessari un poco per volta”.

 

Le reazioni

Molto diretto Simone Beretta, capogruppo di Forza Italia (nell'immagine con Renato Ancorotti): “Quattro anni per fare la moschea a Crema, quattro anni in contatto con questa associazione che ritenevano la parte più moderata dell’Islam. Hanno costruito un bando evidentemente ad hoc fino al punto di prevedere che potessero partecipare solo quelli che si erano costituiti come associazione in Crema, il che la dice lunga e poi ci troviamo di fronte al risultato che è un pugno in faccia ad un’amministrazione capace solo di spaccare la città, quando era evidente che non esistevano le condizioni per fare una moschea”. Mi dicono che non rifarà il bando perché siamo a scadenza di mandato, succederà che ora le elezioni saranno un referendum sull’argomento. Saranno anche un po’ sfortunati, ma avremmo bisogno di persone un po’ più fortunate ad amministrare la città”.
 

Il patto d'onore

Sulla vicenda interviene anche Renato Ancorotti, che più volte in questi anni ha promosso la predisposizione e la firma di “un patto d’onore”, fra cui oltre al rispetto c’era anche “la dimostrazione della provenienza del denaro necessario a realizzare il luogo di culto. Se avessero verificato prima tutto questo cinema che ha spaccato la città per anni non ci sarebbe stato. Capisco essere dilettanti, ma fine a questo punto no. Ce la potevamo risparmiare”.


Pugnace oppositore

Tra i più pugnaci oppositori alla realizzazione, ecco il commento di Antonio Agazzi (nella foto): “C’è stato un tempo in cui il responsabile della comunità islamica di Crema dichiarava a qualche organo di informazione che erano pronti 400 mila euro per il nuovo centro culturale arabo; risorse che secondo me continuano ad esserci, non credo che abbia detto cose non vere, penso che questo obiettivo riaffiorerà magicamente dopo le elezioni comunali, specie se i cremaschi ridessero inopinatamente fiducia, nonostante tutto, a Stefania Bonaldi, anche grazie a questo anno di silenzio sul centro islamico che io considero pianificato. In sostanza un tranello preciso. A me sembra tutta una colossale presa in giro perché diversamente il sindaco, la sua Giunta, la sua maggioranza che figura ci farebbero? A chi han dato credito per 4 anni?” “Ecco perché preferisco pensare, purtroppo, che sia una tregua pre elettorale, una manovra, un diversivo per non danneggiare oltre misura, più di quanto non sia già stato fatto la ricandidatura, agevolarne quindi la rielezione e poi, nel corso di un eventuale secondo mandato, portare a casa il centro culturale arabo. Se così non fosse – prosegue Agazzi - invito tutti a fare finalmente chiarezza sui contorni di questa vicenda. A latitare è la trasparenza. Ricordo che continua a pendere sulla deliberazione di adozione della variante al Prg che comprende il piano delle attrezzature religiose, il mio ricorso al Tar, come in comune sanno bene, visto che stanno resistendo a tale ricorso, a spese dei cittadini, mentre io spendo del mio”.

 

Divisioni e costi

Chiedendo cos’è costato tutto il percorso fino la realizzazione del centro culturale arabo, “dall’iniziale variante di PGT fino alla chiusura odierna”. Laura Zanibelli, Ncd, sottolinea che si tratta dell’ennesima “dimostrazione di un pessimo modo di governare, anzi di non saper governare. Purtroppo in questi 4 anni l'unica cosa di cui possono parlare è della divisione che son riusciti a costruire nella città e non mi riferisco a centrodestra e centrosinistra, fino addirittura all'interno della stessa confessione islamica”.

 

Il bando non sarà riproposto

Ha affidato a facebook il proprio pensiero l’assessore Matteo Piloni: “Capisco il nervosismo del centrodestra cremasco. L'unica cosa di cui hanno parlato (il luogo di culto) per quattro anni oggi viene meno in quanto non è stata dichiarata ammissibile la proposta presentata. Sia chiaro: non riproporremo alcun bando. Non per convenienza o altro. Semplicemente abbiamo sempre agito con coerenza e linearità. Chi ha partecipato non aveva determinati requisiti. Punto. Ora le stesse persone che hanno "urlato" sul nulla per quattro anni, spuntando veleni, lo faranno anche nei prossimi giorni, immaginando strategie, interpretazioni e dietrologie varie, non avendo null'altro di cui parlare. Al contrario, noi di cose di cui parlare e di fare ne abbiamo, eccome”.

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