Prosegue con l'intervento di Aldo Casorati l'analisi dell'attualità del Cremasco in rapporto all'Area vasta. Secondo il sindaco di Casale Cremasco e Vidolasco Antonio Grassi l'Area vasta rischia di distruggere il territorio, per l'assessore Matteo Piloni è opportunità, mentre per Antonio Agazzi l'incognita è la classe politica, chiamata a superare logiche di partito per sposare il bene comune.
La definizione
Per il sindaco di Casaletto Ceredano non si dovrebbe chiamare il Cremasco Repubblica del Tortello, perché “è una definizione in primis riduttiva per il nostro tortello per poi scivolare nel banal/provinciale e finire nell’aspetto negativo assonando questa definizione alla ormai abusata Repubblica delle Banane”.
Crema e le forze centripete
Certo, al di là della premessa, “è fondamentale prendere atto della particolarità di questo territorio: al centro troviamo Crema, una città di medie dimensioni circondata da molti comuni piccoli, il solo Offanengo conta poco più di 5000 abitanti. Su 52 comuni dell’area cremasca solo sette superano i 5000 abitanti e più del 50% della popolazione risiede nei piccoli comuni. I restanti 5 comuni con più di 5000 abitanti sono posizionati all’esterno del nucleo centrale e quindi attratti da forze centripete provenienti dai vari territori confinanti”.
Gli strumenti sovra comunali
“Per il sottoscritto che viene da lontano per età e militanza politica, sono un vecchio democristiano, posso affermare che la politica e gli amministratori avevano ben compreso questa particolarità territoriale; hanno messo in campo una serie di strumenti sovra comunali, molto innovativi per fornire servizi efficienti a costi contenuti per i propri cittadini, ad esempio il Consorzio Intercomunale Cremasco, continuando poi nel tempo a decentrare nelle varie strutture periferiche servizi importanti soprattutto nel campo socio-sanitario, si veda la riconversione dell’ospedale di Rivolta D’ Adda, i Poliambulatori di Soncino e Castelleone”.
Società partecipate
Per Casorati negli ultimi anni “questo processo ha avuto un brusco rallentamento, la politica nel senso alto del termine ha delegato questo impegno ad altri soggetti, le società partecipate. Ad onor del vero, le nostre società hanno svolto un buon lavoro con performance in alcuni casi notevoli. La politica, gli amministratori, hanno però abdicato al loro ruolo di programmatori e di controllori del processo”.
La nuova programmazione territoriale
Con le nuove direttive, che mettono al centro l'Ente locale, sostiene il sindaco di Casaletto Ceredano, “è giunto il momento di invertire la rotta, di fare una nuova programmazione territoriale adeguata ai tempi e alle esigenze attuali, con al centro la città di Crema. Non me ne voglia l’amica Stefania Bonaldi, perché conosco molto bene la sua sensibilità, il suo impegno e la disponibilità a lavorare in questo senso”.
Unire idee, energie e risorse
Ora, prosegue Casorati, è venuto il momento di “unire idee, energie e risorse, non per chiudere i Comuni ma per far sì che gli stessi si riapproprino dei propri compiti e insieme, con mezzi e metodi moderni e innovativi, come oggi si ama tanto dire, li affrontino. Solo così questa area omogenea che è il Cremasco ritornerà ad avere il ruolo importante che ha avuto in passato, ritornando ad essere protagonista ascoltata. Non possiamo perdere questa occasione”.