L’attuale Piano di zona è formato da 250 pagine, mentre nel 2006/2008 erano solo 56. Il documento odierno ha l’obiettivo di “dare un cambio di visione: da quella pauperistica del bisogno sociale a un welfare generativo che intende promuovere il benessere a tutti i livelli e dotandosi di meccanismi di valutazione innovativi”. Come sottolineato da Manuela Piloni durante il consiglio comunale del 25 febbraio 2025 l’elemento distintivi del Piano è “la partecipazione corale”. Gli enti del terzo settore che aderiscono sono 85: “37 cooperative e consorzi, 12 per la diocesi, 13 associazioni di promozione sociale, 12 Fondazioni e 10 organizzazioni di volontariato”.
Punto unico di accesso
Particolarmente significativo “il rinforzo delle pratiche collaborative e di integrazione tra area sociale ed area sanitaria in sinergia con l’azienda di tutela della salute e l’azienda socio sanitaria territoriale ha permesso la predisposizione di due piani paralleli: il piano di zona e il piano di sviluppo delle politiche territoriali dell’Asst di Crema, per evitare sovrapposizione nei servizi e andare nella direzione di una vera integrazione socio-sanitaria. Un risultato è la creazione del punto unico di accesso: vuole essere una risposta comune nell’attività di valutazione multidimensionale dei bisogni dei soggetti vulnerabili, luogo fisico più accessibile all’interno della casa di comunità”.
Dalla committenza alla partnership
La capogruppo del Partito democratico ha ribadito che “al cittadino non interessano le nostre sovrastrutture organizzative, le nostre divisioni e le nostre difficoltà di integrazione; al cittadino serve una porta di accesso per non perdere tempo ed avere risposte efficaci ai propri bisogni: ad esempio dimissioni protette, assistenza domiciliare, domanda in Rsa, accesso ai centri per la disabilità, progetti personalizzati”. Il piano di zona, attraverso una programmazione triennale “mira esplicitamente a supportare la pratica della coprogettazione su tutto il territorio d’ambito passando dalla committenza alla partnership, in ottica di welfare sussidiario”.
Moltiplicare le risorse
“Il servizio sociale si accorda con gli attori del territorio, gli Ets per moltiplicare risorse ed opportunità di risposta”. In quest’ottica, “andare oltre i servizi sociali, considerare la biblioteca come spazio di comunità e incontro, luogo inclusivo per il benessere delle persone, dialoga con il sistema del welfare e contribuisce a leggere i bisogni; luogo neutro in cui si possono agganciare persone che sono restie a rivolgersi ai servizi sociali quali adolescenti, mamme straniere, anziani soli. La biblioteca è uno strumento per contrastare la povertà educativa e l’isolamento”.
Gestioni associate
“Il piano di zona dell’ambito cremasco, con Crema capofila, si sviluppa a partire dall’anno 2003 e rappresenta un’architettura politica e tecnica di successo per la gestione associata dei servizi considerato anche che l’ambito sociale cremasco ha il livello più alto di gestioni associate rispetto alla media regionale”. Una “modalità consortile replicata con la costituzione dell’area omogenea”. Il punto di forza “è una governance forte e condivisa dei 48 comuni” e “la suddivisione territoriale nei 6 sub-ambiti” è vista come “formula da replicare per facilitare la partecipazione istituzionale”.
Braccio operativo
La capogruppo del Partito democratico ha ricordato che “il piano di zona e l’area omogenea sono governate dall’assemblea dei sindaci”. Possono entrambe contare su “un braccio operativo molto qualificato: l’azienda speciale Comunità sociale cremasca e la società Consorzio informatica territorio”. Si tratta di un ambito di 161.000 abitanti, “quasi la metà del territorio provinciale, pari a 351.000 unità”. In estrema sintesi, le caratteristiche principali sono “un indice di invecchiamento ed un calo demografico costante”. Il piano di zona, ha aggiunto Manuela Piloni viene costruito dal 2015 utilizzando uno strumento altamente innovativo, la coprogettazione: “a mio avviso questo testimonia di una vocazione territoriale comunitaria frutto anche di una storia politica che ha sempre ragionato in termini di area vasta”.