Tra furti e incidenti, auto pirata e piccola criminalità assortita, il progetto dei 58 varchi elettronici continua a far discutere i sindaci cremaschi. Nella riunione di ieri sera, i soci di Scrp - la società cremasca reti e patrimonio - hanno finalmente espresso il proprio orientamento nel giusto consesso, non solo anticipandolo a giornali o blog per vedere l'effetto che fa.
Favorevoli e contrari
Veniamo quindi ai numeri: su un totale di 48, sono stati 33 i favorevoli e 11 i contrari, 5 quelli che non hanno fatto pervenire comunicazioni. “La prossima volta – ha spiegato il presidente Pietro Moro – porteremo in una formale delibera un progetto che tenga conto dei Comuni favorevoli”. Un'oretta prima aveva aperto i lavori con queste parole: “la posizione della società è quella della ricerca di coesione, non sarebbe serio procedere con il progetto se la metà dei sindaci fosse contraria”. Evidentemente un terzo è abbastanza a proseguire; almeno così pare e vedremo perché.
Progetto da costruire insieme
Il sindaco di Castelleone, Pietro Fiori, credeva di esser stato chiaro: “le forze dell'ordine hanno fugato tutti i dubbi sull'importanza dei varchi. Se aderiamo tutti o almeno la maggior parte, il progetto acquisisce un peso maggiore e i vantaggi crescono per tutti”. Progetto non definito, ma in via di definizione, possibilmente con il contributo di tutti, con particolare riferimento a coloro i quali stanno partecipando a bandi di finanziamento o hanno già speso più o meno importanti risorse per la videosorveglianza.
La tensione e lo Statuto
Strano ma vero, i sindaci prima di esprimersi hanno chiesto che si sapesse quanti e quali comuni fossero favorevoli o contrari. Domenico Calzi, sindaco di Vaiano Cremasco (nell'immagine) è parso piuttosto indispettito al pensiero di dover “spendere i soldi anche per quei comuni che non vogliono starci”. Posizione evidentemente condivisa, seppur non maggioritaria. Partito l'appello, da segnalare il vistoso nervosismo di alcuni amministratori, tra i quali il sindaco di Agnadello Giovanni Calderara ed il sindaco di Casale Cremasco e Vidolasco Antonio Grassi, per nulla disposti ad accettare il parere della maggioranza e propensi a dare battaglia, in particolare per quanto concerne i costi e le modalità di finanziamento. La sensazione è che il fronte del no - oltre ai due appena citati, formato anche da Annicco, Casaletto di Sopra, Chieve, Gombito, Romanengo, Salvirola, Ticengo, Soncino e Monte Cremasco – farà leva sui cavilli dello Statuto e come extrema ratio, nel caso non avessero soddisfazione, sull'eventuale possibilità di lasciare Scrp. Per qualcuno un ricatto, per altri se non proprio democrazia, almeno legittima difesa.
Il parere via mail
“Se era solo per dire sì o no, invece di farci venire fin qui potevano anche farci una telefonata” è stato il rimbrotto di un amministratore, colto da Moro con un'espressione complice e soprattutto le braccia allargate. Va detto quindi che la riunione non avrebbe nemmeno dovuto svolgersi perché agli amministratori era stato chiesto un parere via mail, eventualità giudicata da alcuni se non proprio offensiva almeno poco trasparente. Ritrovatisi controvoglia in sala, è bastato poco per dar fuoco alle polveri. All'appello nominale, i sindaci hanno dovuto rispondere con un sì o con un no alla domanda: favorevole al progetto così come presentato? Decisamente contrario Calderara (nell'immagine), che ha letto e fatto mettere a verbale le ragioni del proprio no.
L'eloquenza ritrovata
Costretto ad intervenire dalla ritrosia nell'esprimere un voto chiaro, Gianni Rossoni (nell'immagine) ha fatto ricorso a tutto il suo aplomb per non scivolare in un linguaggio poco ortodosso. Ritrovato il soccorso dell'eloquenza democristiana, ha prima optato per un attacco leggero - “abbiamo convocato una riunione per vedere in quanti siamo” - quindi ha raggiunto lo scopo: “l’aspetto economico e finanziario sarà oggetto di incontri futuri, strettamente legati allo sviluppo pratico del progetto. Nessuno deve firmare o impegnarsi economicamente stasera”.
L'elemento pericoloso
Quando tutto sembra ricomposto, il gran finale. Il sindaco di Crema, Stefania Bonaldi, spiega di comprendere le ragioni dei contrari, in particolare “per questione di costi; eppure, aggiunge “stiamo introducendo un elemento pericoloso, perché una minoranza non può bloccare la maggioranza in un progetto così forte, che ora va ritarato e rivalutato sul piano finanziario”. In estrema sintesi: il progetto dei varchi elettronici dovrebbe essere finanziato con i proventi dell’operazione Lgh-A2A; al momento non è chiaro l'ammontare degli investimenti per ciascun Comune. Non a caso non ci sta Antonio Grassi, rinfocolato dallo sparuto seguito degli amministratori contrari: “chi non è favorevole non lo è; chi non vuole partecipare al progetto non lo fa. In una società per azioni chi è favorevole fa un aumento di capitale, gli altri non possono essere obbligati a tirar fuori i soldi”. Abbassati nuovamente i toni dopo la sfuriata, Moro chiude i lavori con fare salomonico: “gli articoli dello Statuto saranno oggetto di una prossima riunione”. Amen.