“È l’inizio della fine. O, meglio, è la fine dell’inizio. E il soggetto è il declino del Cremasco. Alcuni lo sanno, altri lo sospettano. Pochi ne discutono pubblicamente. La Repubblica del Tortello è al capolinea”. Secondo il giornalista Antonio Grassi, sindaco di Casale Cremasco e Vidolasco, “il Cremasco, inteso come territorio composto da 48 comuni, rischia di scomparire”.
L'Area vasta
Secondo Grassi, in un pezzo pubblicato ieri dal quotidiano La Provincia, “il killer sarebbe l'Area vasta”, ovvero “il nuovo ente amministrativo previsto dalla legge Delrio 56/2014” che avrà il compito di “ridefinire le funzioni di governo intermedio tra regione e comuni in sostituzione delle defunte province”. Elemento decisamente innovativo, “l'Area vasta non s’identificherà con i confini delle ex province” ma “il territorio di competenza sarà definito in base a criteri tracciati dalle legge e improntati all’efficienza. Confini ancora incerti e indefiniti, punto cruciale sul quale riflettere”.
I territori omogenei
Secondo il sindaco Grassi, “in nome della riduzione dei costi dei servizi, della razionalizzazione e degli accordi/interessi politici, il Cremasco potrebbe essere incluso in aree vaste distinte”. In estrema sintesi, “i 48 comuni” del Cremasco “potrebbero non essere trasferiti in blocco in un’unica Area vasta, ma un po’ di qua e un po’ di là. L’area vasta prevede territori omogenei”. A questo punto, per dirla con Lubrano, sorge spontanea la domanda: “il Cremasco è più omogeneo con Cremona, o con Lodi, o Treviglio, o Bergamo?”
Il puzzle di granducati
A far propendere Grassi per uno “spezzettamento del territorio”, una serie di considerazionii: il Cremasco è in una posizione centrale “rispetto a realtà economico-sociali con peso specifico decisamente superiore”, ma “se da un lato è un vantaggio dall’altro è una debolezza, vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro”. A livello politico “l’influenza del Cremasco nelle sedi decisionali supera di poco lo zero” ed il territorio, oltre ad essere molto poco coeso, manca di una guida sicura: “Il Cremasco è un puzzle di granducati, con granduchi che anelano all’autonomia, poco propensi a riconoscersi in un impero e in un imperatore. E si sa, con i puzzle basta un nonnulla per frantumarsi”.
La disgregazione territoriale
Il sindaco di Casale evidenzia “il depauperamento” del territorio, con la chiusura del tribunale ed i rischi connessi alla perdita di autonomia dell'Azienda ospedaliera. In chiusura un suo cavallo di battaglia, cartina di tornasole dell'attualità e mappa per leggere la direzione del futuro, “le aziende partecipate. Nate con Consorzio Cremasco, controllato e gestito dai Comuni, approdate alla galassia di Scrp e dei suoi satelliti, a sua volta nell’orbita di Lgh”, avrebbero potuto essere elemento di forza e coesione, mentre “le assemblea di Scrp sono il luogo di ratifica di decisione prese altrove. E questo altrove sarà ancora più distante se il processo di ‘globalizzazione’ di Lgh proseguirà o con l’aggregazione con giganti del settore o con la quotazione in borsa”. Per evitare che la disgregazione territoriale arrivi a compimento, “è necessaria una proposta articolata , idee molto chiare, volontà politica”.