Mentre la disciplina delle aree vaste è appannaggio delle regioni, quella dell'area metropolitana e delle sue eventuali modifiche è invece di competenza di una legge dello Stato. Certo, nel caso i territori promuovessero con forza istanze di cambiamento, seppur trattandosi di un percorso in salita, anche Roma sarebbe costretta ad ascoltare. Questa la principale novità che Luciano Pizzetti – senatore e sottosegretario per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento - ha fatto cogliere ai sindaci ed agli amministratori che stamattina hanno affollato la sala consiliare di Casale Cremasco per discutere di area vasta, area metropolitana e riforme.
Innegabile attrazione
Essendo innegabile l'attrazione esercitata da Milano sul Cremasco, Aldo Casorati e Stefania Bonaldi – sindaci di Casaletto Ceredano e Crema – hanno sostenuto che sarebbe interessante dividere l'area metropolitana del capoluogo regionale in due macro aree - il nord ovest ed il sud est – con quest'ultimo deputato a dialogare con il Cremasco. Il sindaco di Crema ha anche sottolineato come sia “innaturale e non l'ho mai nemmeno pensato, che Crema ed il Cremasco debbano entrare a far parte dell'area metropolitana”.
Urgenza e determinazione
La via Emilia, la Paullese e la Rivoltana delineano grosso modo il Lodigiano, l'area sud est di Milano, l'asta della Paullese sino al Cremasco ed al Rivoltano fino a Treviglio, territori che per Stefania Bonaldi “si contraddistinguono per una omogeneità di fondo: gravitano nella cerchia milanese e non essendo nella stretta periferia del capoluogo mantengono una propria distinta identità. Sarebbe interessante dialogare con questi territori, con i quali abbiamo molta più affinità rispetto alla bassa cremonese o addirittura al mantovano. Gli spazi di manovra sembrano ancora possibili e sono a mio avviso da perseguire con urgenza e con determinazione, senza lasciare nulla di intentato”.
Le dimensioni delle aree vaste
Decisivo il tema del dimensionamento delle aree vaste, con l'area omogenea cremasca interessata a comprendere se può ambire a candidarsi ad area vasta. Pizzetti ha spiegato che il tema del dimensionamento è di competenza strettamente regionale; a suo avviso l'area omogenea può essere considerata porzione di un'area vasta, anche se le aree vaste dovrebbero avere comunque una dimensione più ampia, superando i confini provinciali.
Voci e velocità differenti
Ciò che più preoccupa gli amministratori cremaschi è il fatto che la riforma costituzionale – con l'abolizione delle province – pare avere tempi lunghi. Il rischio è che nel contempo vengano portate avanti altre riforme: per la programmazione sanitaria, ad esempio, il Cremasco è finito nell'ATS Valpadana con Cremona e Mantova, che rischia seriamente di divenire sede anche della Camera di Commercio. In sostanza, si va avanti a velocità e a voci diverse, col rischio di predeterminare situazioni difficilmente modificabili quando si tratterà di definire i perimetri delle aree vaste.
Attuale e intelligente
“Ciò che è indubbio – ha commentato il sindaco Bonaldi - è che il percorso intrapreso con l'Area Omogenea Cremasca è assolutamente attuale e intelligente, perché consente al territorio di orientarsi e di acquisire strumenti per iniziare ad autodeterminarsi, o comunque a rapportarsi agli enti superiori, regione e stato centrale, con un maggior senso di consapevolezza”.
La soddisfazione
Molto soddisfatto dell'esito della giornata il sindaco Antonio Grassi, che ha fatto da moderatore agli interventi dei colleghi, tra i quali Valter Raimondi di Capergnanica, Gabriele Gallina di Soncino, Giovanni Calderara di Agnadello, Giuseppe Lupo Stanghellini di Monte Cremasco e Giuseppe Piacentini di Fiesco. In chiusura ha ringraziato Pizzetti “per l'attenzione che ha per i piccoli comuni: è importante che un rappresentante del Governo venga in periferia a parlare di queste cose". In un prossimo futuro il dibattito sull'area vasta cremasca coinvolgerà esponenti del governo della regione.