“Ci troviamo oggi insieme per onorare e commemorare una delle pagine più dolorose della nostra storia recente. Sedici anni fa, il 12 novembre 2003, un vile attentato colpì la base italiana a Nassiriya, in Iraq, sottraendo alla vita diciannove italiani tra militari e civili e lasciando un segno indelebile nel cuore di chi visse quelle ore drammatiche di apprensione e sconvolgimento”. Il sindaco Fabio Bergamaschi ha ricordato “quelle vite spezzate, il sacrificio di questi nostri connazionali, testimoniano il prezzo altissimo che l'Italia ha pagato in nome della pace e della stabilità in scenari internazionali critici”.
Missioni di pace
Affiancato dalle autorità militari del territorio e dalle associazioni combattentistiche della città, Bergamaschi s’è detto preoccupato del fatto che “anche nel tempo presente tanti nostri connazionali siano ancora impegnati in missioni di peace keeping in scenari complicati, nel cuore di conflitti attivi. Ci preoccupa, ma al contempo ci inorgoglisce, essendo testimonianza del ruolo internazionale che il Paese offre al fine di contribuire fattivamente alla stabilizzazione dei contesti più lacerati. La giornata odierna rappresenta l’occasione di ricordare, ancora commossi, questi servitori dello Stato che persero la vita in terra irachena. Rappresenta anche un impegno morale e un dovere civile: è nostro compito perpetuare la memoria di questi uomini e donne affinché anche le generazioni future possano conoscere e apprezzare il loro servizio ed il loro sacrificio”.
Un futuro di pace
Come spiegato dal sindaco, “il loro impegno a Nassiriya non era quello di una forza di occupazione, ma di una missione di pace, di aiuto e di ricostruzione in una terra devastata. Nonostante la complessità e il pericolo, i nostri connazionali hanno risposto con professionalità e dedizione, incarnando il volto più autentico di un'Italia che si distingue nel mondo per il senso di solidarietà e la vicinanza ai popoli in difficoltà. Erano lì, a migliaia di chilometri dalla patria, dai propri affetti, per garantire la sicurezza, per proteggere la popolazione civile e per contribuire alla rinascita sociale ed economica di quel territorio. Consapevoli del rischio, ma altrettanto convinti dell’importanza di costruire un futuro di pace. E, in ogni caso, convinti della propria scelta di vita, di prestare il proprio fedele servizio all’Italia, impegnata in questa missione al fianco degli alleati”.
Un atto di rispetto
“In questa occasione non possiamo non ricordare il contesto attuale in cui i nostri militari si confrontano, in diverse aree di crisi, affrontando sfide molteplici e diversificate. A loro, alle loro famiglie e a tutti coloro che lavorano per la stabilità internazionale negli ambiti della cooperazione e della sicurezza va il nostro pensiero e la nostra vicinanza. Dobbiamo essere accanto a loro. Commemorando i caduti di Nassiriya riaffermiamo oggi il nostro dovere di custodire la memoria del loro sacrificio come patrimonio condiviso della nazione, come momento unificante del sentimento patrio. È un dovere che appartiene a tutta la comunità e che non deve mai cadere nell’oblio. Ricordare questi uomini e queste donne – ha concluso Bergamaschi - è un atto di rispetto verso il loro sacrificio, un impegno a portare avanti, anche nel nostro agire quotidiano, i valori di pace, giustizia e libertà che loro hanno difeso con la vita”.