“Sono qui per ascoltare le donne afghane e perché voglio che vengano ascoltate”. Prende un fiore tra le mani Nancy Pederzani, esponente cremasca dei Radicali. “Sono vicina a tutte loro con il pensiero. Io ho vent'anni e sono pronta a sbocciare. Sono fortunata. Sono nata in una parte fortunata del mondo. Loro no. Non è accettabile che non siano libere di studiare, lavorare, fare sport divertirsi. Non è accettabile. Non possiamo stare in silenzio, non più. Voglio che il mondo adulto ascolti per far sì che anche loro abbiano l'opportunità di sbocciare”. Ha preso il via così questa mattina la manifestazione cremasca, organizzata dai Radicali nell'ambito di una mobilitazione nazionale, per stare vicino alla popolazione afghana. Nello stesso giorno in cui ricorre il ventesimo anniversario dell'attentato alle Torri gemelle. Tra gli altri, hanno aderito all'iniziativa di solidarietà anche il coordinamento cremasco del Pd, Aida, Anpi, Sinistra italiana, Rifondazione comunista, Giovani comunisti, Arci san Bernardino, Netzer Italia, Prc e Pd casalasco.
Il dovere di accogliere
In piazza Garibaldi sventolano bandiere di diversi partiti, associazioni. Si uniscono parole di conforto di privati cittadini. Un gruppo, appartenente al partito di Rivoluzione comunista, porta con sé dei cartelli colorati. I baluardi sono tre: accogliere i profughi di una guerra inutile ed insensata, garantire le libertà, tutelare le donne. Nei diversi interventi il denominatore comune è uno: bisogna accogliere. “Non è un'alternativa – precisa il consigliere regionale Matteo Piloni – è un obbligo morale e politico: si deve accogliere, punto e basta. L'Europa non può sottrarsi. La speranza per questa gente passa anche da qui. Sul punto – continua – di recente il consiglio regionale ha approvato all'unanimità una mozione che impegna la giunta ad intervenire a sostegno dei comuni per l'accoglienza. L'impegno è anche quello di ottenere l'equiparazione dei titoli afghani in Italia. Un fiore oggi è simbolo di speranza e la speranza va nutrita”.
La solidarietà di Crema
Il sindaco di Crema Stefania Bonaldi ha focalizzato l'attenzione sugli aiuti messi a disposizione dalla città di Crema. “Tanta è stata la solidarietà manifestata dai cittadini, alcuni dei quali si sono resi disponibili all'accoglienza dei profughi nelle loro abitazioni. Come Comune abbiamo immediatamente fatto richiesta di attivare sul territorio la rete Sai (Sistema accoglienza integrazione) che consente ai comuni di gestire situazioni di crisi. Abbiamo poi risposto alla richiesta della prefettura per accogliere i profughi mettendo a disposizione due appartamenti di proprietà comunale”. Ciò che sta accadendo in Afghanistan, secondo Bonaldi - “fa capire che i diritti vengono calpestati ovunque ed ovunque devono essere difesi”. Anche Anpi, rappresentata dal presidente Paolo Balzari, è in prima linea per “adempiere ad un dovere civile, quello dell'accoglienza”.
Aiutare a ricostruire
Accanto a questo, per Arci: “bisogna investire sulla cooperazione internazionale”. Secondo Franco Bordo “è necessario riflettere sugli errori commessi in passato per non commetterli più. Per non dividere il paese. Per aiutarlo piuttosto a ripartire. A ricostruire”. L'imperativo – sembra fargli eco Paolo Losco di Sinistra italiana – deve essere quello di combattere per la pace. Tutto dipende dal mondo che vogliamo per domani, tenendo in considerazione ovviamente gli interessi oggi sottesi di una parte, ed i diritti violati dell'altra”. La battaglia per i diritti e per la pace, per le donne afghane, per contrastare il silenzio dell'oppressione “non ha e non deve avere colore politico” lo ha chiarito Nancy Pederzani. “A manifestare oggi ci sono persone e associazioni diverse”. Anche privati cittadini, come Gemma, che ha semplicemente voluto esserci. Con un fiore. Per coltivare la speranza. “Questa manifestazione non cambierà la situazione dall'altra parte del mondo, ma volevo esserci”. E' un modo per non restare fermi. Non restare indifferenti.
Il male dell'indifferenza
Ché il silenzio e l'indifferenza feriscono. Lentamente. Nel profondo. “Siamo qui – ha detto Vittorio Mascarini in rappresentanza di Netzer Italia, organizzazione giovanile del Movimento ebraico progressivo italiano – perché in quanto ebrei sappiamo cosa significa essere sterminati mentre il resto del mondo sta a guardare. Quello che sta accadendo non può lasciarci indifferenti. Non possiamo girarci dall'altra parte”. Cala il silenzio, per qualche istante. Nancy riprende il megafono e ripete “ascoltate le donne afghane. Fate che vengano ascoltate”. Tutti hanno qualcosa da dire. I fiori vengono raccolti ed affidati al fiume. La speranza passa anche da lì.