08-08-2021 ore 20:27 | Politica - Crema
di Gloria Giavaldi

Revisione legge regionale 23. Socialisti: 'il Cremasco non rinunci ai suoi obiettivi'

“Pare proprio che la nostra provincia ed il Cremasco non abbiano ancora maturato delle posizioni ferme ed unitarie, né sul piano generale né su quello locale”. A dirlo, dopo l'incontro tra i sindaci del territorio avvenuto la scorsa settimana, sono Virginio Venturelli ed Alberto Gigliotti della Comunità socialista cremasca. In vista della revisione della legge 23 “nessuno ha chiesto delle spiegazioni sul mancato accoglimento delle indicazioni obbligatorie formulate dalla Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, né tanto meno perché del tutto ignorate siano state proposte migliorative , ancorché non obbligatorie”.

 

Agenas e Regione

Si registrano, in particolare, tra le indicazioni di Agenas e la proposta della giunta divergenze “sostanziali sul principio della libera scelta delle prestazioni tra servizio pubblico e privato, sulla creazione di un'unica Ats regionale con funzioni di vigilanza e controllo sui contratti dei privati che superi la frammentazione attuale, sulla competenza e l’autonomia finanziaria delle Asst nel coordinamento della rete dei servizi pubblici e privati territoriali, sui presidi della medicina di base ipotizzati (distretti, case della comunità, ospedali comunità intermedi, aziende ospedaliere)”. Per i due “prima di accettare acriticamente lo schema previsto dalla Regione che conferma le attuali Ats e prevede nelle Asst un distretto ogni 100 mila abitanti con relativa centrale operativa territoriale, una casa di comunità ogni 50 mila abitanti, un ospedale di comunità di 20 posti letto ogni 50 mila abitanti, occorre porsi qualche interrogativo sull’impatto conseguente a tale impostazione”.

 

Incognite ed opportunità

Su questa linea l'Asst di Crema ha un progetto chiaro. Due distretti, uno a Crema e uno (eventuale) a Rivolta d'Adda, per rispondere ad un fabbisogno sanitario di 160 mila persone, relativa centrale operativa, tre case di comunità (una nel presidio di via Gramsci, una presso il polo santa Marta di Rivolta d'Adda ed una terza probabilmente tra Lodi e Melegnano),un ospedale di comunità da collocare presso la sede di Rivolta d'Adda dotato di 20-40 posti letto. Secondo Venturelli e Gigliotti “sono proposte che meritano adeguati approfondimenti. Dal quadro emergono diverse incognite ed opportunità, tra cui la mancata considerazione dell’immobile dell’ex tribunale di Crema, oggi apprezzato centro vaccinale già candidato per l’attivazione del Presst, la realistica disarticolazione degli ambiti comunali nel settore dei servizi sociali in gestione alla azienda speciale Comunità sociale cremasca, la riscoperta dei piani d’area di Crema e dell’alto cremasco, previsti nel Piano territoriale della Provincia”.

 

Nuova sede e nuovi confini

Allo stesso modo, per i socialisti devono rimanere fermi anche gli obiettivi del cremasco: “se le Ats esistenti, rivelatesi degli uffici decentrati tutt’altro che indispensabili, non verranno abolite, per il Cremasco irrinunciabili dovranno essere gli obiettivi dello spostamento della sede, oggi a Mantova, in luoghi più baricentrici della nostra Agenzia di tutela della salute, nonché quello della ridefinizione dei confini della nostra Asst”. La discussione deve avvenire celermente: “rinviarla all’indomani della entrata in vigore della nuova normativa, potrebbe essere irreparabilmente tardi: potrebbe tradursi nell'ennesima occasione strategica mancata”.

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