“Alcune delle minoranze di Crema si sono affrettate a commentare la notizia relativa alla chiusura bando per la vendita dell’immobile di Finalpia, addirittura prima che il cda della stessa Fondazione abbia espresso una valutazione sull’offerta pervenuta”. I capigruppo di maggioranza (Jacopo Bassi, Partito democratico, Walter della Frera, Crema bene comune, Francesco Lopopolo, cittadini in comune, Tiziana Stella, Crema città della bellezza) si dicono “sorpresi da questa solerzia, che forse si sarebbe potuta applicare diversi anni fa, risparmiando alla Fondazione un percorso estenuante che, tra le altre cose, ha portato alla scelta di far divenire l’immobile in suo possesso un hotel di lusso, passando anche per il fallimento del precedente locatario Icos”.
La strada maestra: alienare
“Il passato è passato e gli sforzi dell’amministrazione sono tutti rivolti sul futuro. In questo senso, continuiamo a pensare che la strada maestra sia l’alienazione del bene. A nostro avviso, questa è la via migliore per risolvere il problema di una Fondazione che, nata con finalità sociali, oggi si trova a gestire un hotel a 4 stelle, e fare in modo che dalla soluzione scaturiscano risorse utili per la città”. I capigruppo rivendicano “l’importanza della serie di incontri svolti con gli stakeholder sociali del territorio, per valutare in quali ambiti sarebbe più efficace investire i proventi dell’alienazione. In particolare, sono stati ascoltati gli attori che operano in quattro settori (anziani, famiglie e minori, disabilità e marginalità) e l’amministrazione ha già restituito, anche ai gruppi di minoranza, una valutazione dei riscontri ricevuti”.
“Anziani e disabilità”
“Non solo: dal momento che abbiamo la responsabilità della scelta, abbiamo individuato negli ambiti anziani” e disabilità quelli in cui ci sembra più opportuno andare a valorizzare il ricavato della vendita che, ribadiamo, rappresenta la nostra prima opzione. La volontà di mantenere un approccio serio e rigoroso ci impone di attendere le valutazioni del cda di Finalpia prima di valutare i prossimi passi, che, in ogni modo, a nostro parere non possono allontanarsi dall’idea che, oggi, Opera pia abbia radicalmente mutato la sua identità e che l’interesse della città sia quello di trasferire il suo patrimonio (economico, ma anche sociale) in nuovo progettualità da sviluppare sul territorio”.