07-12-2020 ore 15:30 | Politica - Chieve
di Claudia Cerioli

Medicina territoriale. Bettinelli: 'servono più Usca, risorse e un infermiere di famiglia'

Prosegue la nostra inchiesta sulla medicina territoriale. Vaiano Cremasco, Izano o Chieve non avvertono particolare necessità di realizzare in tempi brevi un presidio socio sanitario territoriale a Rivolta d'Adda. Al contrario viene ritenuto indispensabile per i comuni più distanti dall'ospedale di Crema. Davide Bettinelli fa parte di quei sindaci di centrodestra eletti in liste civiche (Castel Gabbiano, Gombito, Monte Cremasco, Ripalta Guerina, Sergnano) firmatari di una lettera ricca di proposte e contributi dopo la prima ondata di Coronavirus. L'emergenza sanitaria ha evidenziato criticità in ambito sanitario e assistenziale. Secondo il sindaco di Chieve viviamo “un problema strutturale. Non di strutture (inteso proprio come edifici). Dopo i continui interventi come la riduzione dei posti letto negli ospedali, la mancanza di posti accreditati nelle Rsa e di personale sanitario, tutti i nodi sono arrivati al pettine”.

 

Piano Marshall della sanità

La soluzione? “Mettersi attorno a un tavolo e sottoscrivere intese di programma per individuare risorse. Stendere un crono programma di interventi e portare a termine questo ambizioso piano Marshall della nostra sanità. Poche cose, fatte bene, pratiche e attuabili. C’è comprensione verso l’Ats Val Padana e l’Asst di Crema, che si sono trovate a fronteggiare un problema di portata immensa. Tuttavia, per quanto riguarda la seconda ondata ci saremmo aspettati maggiore efficienza in quanto rodaggio era già stato fatto e questo, secondo noi si sarebbe dovuto tramutare in una maggiore tempestività nella cura a tutti i livelli. Siamo consci che c'è sempre un margine di miglioramento. Ora la situazione tamponi per esempio è migliorata. Si è concluso il caos che si era verificato con la riapertura delle scuole per l'esecuzione dei tamponi ai bambini e adulti”. 

 

L’infermiere di famiglia

“In questo contesto mi sentirei di chiedere a chi di dovere un maggior coinvolgimento dei medici di base e il rafforzamento delle Usca. Queste ultime sono fondamentali, ma sono troppo poche e non hanno quindi la capacità di intervenire tempestivamente. Un altro ausilio importante potrebbe essere l’infermiere di famiglia. Prima di parlare di nuovi presidi, dovremmo sistemare la struttura sanitaria nel suo complesso”. A Chieve operano tre medici: "C’è comunicazione e disponibilità sia da parte loro che dell’amministrazione. Per esempio, in questo periodo di campagna vaccinale, in paese non si è registrata nessuna lamentela per scarsità di dosi da somministrare.

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