07-10-2024 ore 17:14 | Politica - Crema
di Eliana Lanfranchi

Decreto Sicurezza. La lettura data da Giuseppe Torrisi, consigliere del gruppo Fratelli d'Italia

Continua a far discutere il Decreto Sicurezza. Se la consigliera del Pd, Donatella Tacca, si è detta preoccupata per la sua approvazione, il consigliere di Fratelli d’Italia, Giuseppe Torrisi ne ha dato una lettura diametralmente opposta. “Premesso che il Ddl Sicurezza si compone di 38 articoli e che la consigliera ha preso in considerazione solamente tre di questi, le norme che si andranno ad attuare colmeranno le lacune che finora hanno inficiato l’operatività delle forze dell’ordine e la loro tutela personale, tracciando limiti ben definiti anche alla proprietà privata (abitazione), alla libertà di circolazione di tutti i cittadini, alla sicurezza urbana ed alla lotta contro il terrorismo”. 

 

Il Codice Rocco

Torrisi ha voluto ricordare che “dalla nascita del Codice Rocco, avvenuta quasi cento anni fa, sono state emanate numerose riforme ad opera di governi di centro sinistra, di centro destra e da quelli definiti tecnici, che hanno modificato la parte generale e la parte speciale del codice penale ancora in vigore. Nel tempo, per quanto riguarda la parte generale, sono intervenute modifiche in materia di liberazione condizionale, di bilanciamento delle circostanze, di concorso di reati, di sospensione condizionale della pena, di misure di sicurezza, di cause di giustificazione (scriminanti), l'introduzione del proscioglimento per speciale tenuità del fatto, delle pene sostitutive e dei percorsi di giustizia riparativa. Nella parte speciale sono avvenute riforme in tema di reati politici, di delitti sessuali, di delitti contro la persona, contro la violenza di genere, il patrimonio, la pubblica amministrazione e altri ancora”. 

 

La libera circolazione

Nel consiglio comunale del 30 settembre, Tacca ha dichiarato che “il decreto criminalizza il dissenso politico di chi esprime resistenza passiva, presentando nel contesto norme liberticide che inaspriscono i reati contro la gente comune”. Per l’esponente di FdI “il nuovo decreto punirà come illecito penale (attualmente è una sanzione amministrativa), chi blocca la libera circolazione dei cittadini oltre che sulle strade anche sulle ferrovie. La norma bilancerà i due diritti, quello di manifestare (spesso bloccando illecitamente arterie di collegamento e strade ferrate creando pericolo all’incolumità pubblica) e quello della libera circolazione dei cittadini in virtù della tutela dei servizi pubblici essenziali”. 

 

Rivolta nelle carceri

L’esponente del Pd ha anche citato “il preoccupante reato di non obbedienza agli ordini impartiti in carcere dalle guardie carcerarie ai detenuti che esclude ogni forma di protesta”. Torrisi ha sottolineato che “sarà introdotta una nuova fattispecie di reato per chiunque all’interno di un istituto penitenziario partecipa ad una rivolta mediante atti di violenza o minaccia o di resistenza all’esecuzione degli ordini impartiti, commessi da tre o più persone riunite. Costituiscono atti di resistenza anche le condotte di resistenza passiva che, avuto riguardo al numero delle persone coinvolte e al contesto in cui operano i pubblici ufficiali o gli incaricati di un pubblico servizio, impediscono il compimento degli atti dell’ufficio o del servizio necessari alla gestione dell’ordine e della sicurezza. Se commessi con armi sono previste aggravanti. Con questa norma si tende a tutelare le funzioni della polizia penitenziaria, finora piuttosto nebulose se poste in relazione alla limitazione decisionale che ricade su questa istituzione, considerata anche l’adozione di decisioni per loro avvilenti come quelle di dover comunicare al garante nazionale delle persone detenute l’esecuzione di atti come quelli delle perquisizioni straordinarie, abbattendo la possibilità di prevenire atti illeciti che normalmente si registrano nelle carceri. Con i provvedimenti del Decreto Sicurezza, si metterà in condizione il personale di operare non rischiando per la propria incolumità lavorativa ogni giorno, mettendo in campo misure che abbiano soprattutto funzione deterrente a quei comportamenti illeciti messi in atto dai detenuti che spesso coinvolgono il personale di polizia penitenziaria che ne diventa vittima pur essendo accusato di essere carnefice. Così come è giusto preservare la dignità umana di coloro che sono sottoposti a misure privative della libertà personale è altrettanto doveroso che tale dignità sia riconosciuta a coloro che in carcere ci lavorano”.

 

Le detenute madri

Il terzo punto affrontato dalla Tacca riguardava le detenute madri. L’esponente di minoranza Torrisi ha aggiunto che “il decreto stabilisce che sia il giudice a valutare caso per caso e che l’esecuzione della pena non può essere differita se dal rinvio derivi una situazione di pericolo o di eccezionale rilevanza o di commissione di ulteriori delitti, garantendo una maggiore tutela anche per il bimbo. In tale caso, se una pena restrittiva della libertà personale deve essere eseguita nei confronti di madre di prole di età superiore a un anno e inferiore a tre anni, l’esecuzione può avere luogo presso un istituto a custodia attenuata per detenute madri ed ove le esigenze di eccezionale rilevanza lo consentano deve comunque avere luogo presso un istituto a custodia attenuata per detenute madri”. 

 

‘Chiarire le tematiche’

“Come spesso accade, gli esponenti del Partito democratico di Crema, nella loro sistematica strumentalizzazione contro il governo Meloni, anziché battersi per le problematiche locali che interessano i cittadini cremaschi, si adeguano pedissequamente alle direttive centrali del partito, in particolare, dell’ufficio documentazione e studi del gruppo Partito Democratico della camera dei deputati, in virtù del dossier numero 125 stilato il 18 settembre 2024 che cita: ‘Ddl sicurezza, norme liberticide e nessun miglioramento per la sicurezza dei cittadini’. Come gruppo consiliare di Fratelli d’Italia, crediamo di aver meglio chiarito le tematiche prese in causa nel corso della comunicazione esposta dalla collega in consiglio comunale, poichè in quella seduta, il regolamento non ci ha permesso di replicare in fase di apertura del consesso”. 

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