L’europarlamentare cremasco Massimiliano Salini è intervenuto martedì 3 ottobre in plenaria a Strasburgo nel corso del dibattito sulla crisi nel Nagorno-Karabakh a seguito dell’attacco dell’Azerbaijan e le minacce all’Armenia. “E’ gravissimo il colpevole silenzio dell’Europa e dell’Occidente davanti alla cancellazione di un popolo cristiano dal Nagorno-Karabakh, sradicato con violenza da una terra dove vive da quattromila anni. La drammatica inadeguatezza delle dichiarazioni di commissione e consiglio non può coprire la voce di questo Parlamento, che sta invece denunciando con chiarezza quanto sia inaccettabile quel che è accaduto al popolo armeno. Tra i leader politici, Antonio Tajani è tra i pochissimi ad essere intervenuti con forza, attivandosi rapidamente per trovare una soluzione. Purtroppo, invece, registriamo il sostanziale immobilismo dell’Ue”.
‘L’Ue non resti immobile’
“Evocando troppo spesso emergenze strumentali, ad esempio per soddisfare qualche capriccio ideologico con un approccio estremista ai temi ambientali, l’Europa finisce poi per non riconoscere le vere emergenze quando accadono. Mi chiedo con quale credibilità possa definirsi soggetto politico-istituzionale un’unione europea incapace di reagire con vigore a scenari come quello del Nagorno-Karabakh, dove viene messa a repentaglio l’esistenza stessa di un popolo e delle sue tradizioni cristiane. Vediamo immagini di persone, chiese e simboli cristiani attaccati con intento distruttivo, operazioni condotte con la ferocia disumana di chi vuole spazzare via un intero popolo: l’incapacità di attivarsi, per insipienza o per ottusa abitudine, di fronte a questa situazione gravissima, mette in discussione nel profondo l’UE stessa in quanto istituzione”.
‘Timori per la politica russa’
“Un’istituzione che nulla sta facendo per rispondere alla crescente preoccupazione di ulteriori sviluppi drammatici nella regione, dove l’arretramento della Russia come peacekeeper e la sua legittimazione delle pretese azere sul Nagorno-Karabakh alimentano i timori di una nuova politica aggressiva del Cremlino nei confronti l’Armenia. Abbiamo il dovere di intervenire, anche ponendo sanzioni commerciali all’Azerbaijan, finché non sarà chiarita la sorte del popolo armeno, che rappresenta oggi anche la cultura europea: un popolo cristiano perseguitato”.