05-09-2020 ore 12:35 | Politica - Crema
di Gloria Giavaldi

Arci di san Bernardino. Il mondo della scuola tra speranze, criticità e voglia di cambiare

La riapertura delle scuole è ormai vicina. Ieri sera, venerdì 4 settembre, al circolo Arci di san Bernardino, sulle preoccupazioni per la situazione di emergenza sanitaria, ha vinto la gioia di ritrovarsi. Ne hanno parlato la psicoterapeuta Rita Subioli, l'educatrice Sara Pavesi, Laura Valenti, segretaria generale Flc Cgil Cremona e Paolo Limonta, maestro elementare e assessore all'edilizia scolastica del Comune di Milano.

 

Scuola pubblica e di qualità”

Moderati da Giorgio Galli, gli ospiti hanno posto al centro dei loro interventi la necessità di “prendersi cura delle persone, delle relazioni e delle diverse sensibilità degli studenti”. “La scuola deve essere sicura, non un ufficio, né tantomeno un ospedale. Tra i banchi bisogna tornare ad edificare relazioni, con persone consapevoli ma serene. La scuola deve tornare ad essere un generatore di felicità”. É questo l'obiettivo di Paolo Limonta, che non vede l'ora di tornare tra i banchi. “La riapertura deve essere una festa, pur con un monitoraggio costante”. É necessario recuperare il tempo perso e lavorare “per una scuola pubblica e di qualità”: “La didattica a distanza ha fatto fronte ad una situazione emergenziale, manifestando tutto il suo essere classista, tanto per i bambini, quanto per gli insegnanti. Ora bisogna lavorare affinché la scuola torni ad essere al centro dei quartieri, rivelandosi come elemento sociale di fondamentale importanza e recuperando il dialogo con i bambini e la collaborazione con i genitori”.

 

Necessità di cambiamento

Per Limonta si è persa un'occasione: “Bisognava cambiare il paradigma della scuola, riportandola al centro dell'agenda politica del paese affinché divenisse davvero pubblica e di qualità, ricercando soluzioni ai disastri fatti nel passato dalla Riforma Gelmini”. Dello stesso avviso anche Sara Pavesi, educatrice impegnata nella gestione di un centro per la prima infanzia. “Il sistema scuola, mai come ora, necessita di una svolta: non possiamo perdere tempo”. Anche perché ormai il tempo è quasi finito. “Ripartiremo lunedì, siamo molto in fermento. Il desiderio dei bambini di ritrovarsi ci ha spinto ad accogliere una sfida importante: ripensare i contenuti pedagogici, riempiendoli non di corporeità, ma di empatia e di una vicinanza diversa”. Perché “riportando alcune parole che hanno ispirato il nostro agire: vicinanza non è un posto del mondo, ma un luogo del cuore”. Sarà importante il ruolo degli insegnanti ed il loro desiderio di ripensare il valore educativo: “Al centro ci dovrà essere la voglia di non tirarsi indietro, di mettersi in gioco per il bene dei più piccoli. Per i bambini la corporeità è fondamentale, ma oggi ci è richiesto di usare un metodo di lavoro diverso, che può fare della voce, del racconto, dello sguardo i suoi baluardi”.

 

Estate di sorrisi e solitudine

Lo ha sperimentato anche durante il tempo estivo, Sara. “Durante l'estate, con tutte le perplessità del caso, abbiamo dato vita ad un centro estivo: è stata un'esperienza potente”. Il metro di distanza imposto è diventato il protagonista di tantissimi giochi. “Abbiamo dato l'opportunità a bambini dai 3 ai 10 anni di sperimentare le regole in un contesto diverso e di sorridere con i loro pari, recuperando quella dimensione di relazione di cui erano stati privati”. Su questo punto si è soffermata anche la psicoterapeuta Rita Subioli, focalizzando l'attenzione sugli adolescenti: “ Dopo il periodo di lockdown l'estate è stata per i giovani l'occasione di sentirsi di nuovo liberi, senza, tuttavia, la possibilità di esprimere emozioni”. Questo ha facilitato il sorgere di fenomeni di autoisolamento, rispetto ai quali “la scuola tutta deve essere pronta, riconoscendo il disagio, l'irritabilità e la chiusura dei ragazzi”. Sono solo alcuni segni del Covid: “ L'esito del lockdown si vedrà più avanti, sicuramente la solitudine è legata ad un fenomeno depressivo, al quale la scuola deve saper far fronte”. Il motivo è piuttosto chiaro: “Gli adolescenti vivono nell'oggi, si definiscono nella relazione con l'altro, avvicinandosi ed allontanandosi dagli amici, scovando luoghi intimi e privati. Tutto questo nel lockdown è venuto meno. Per quanto ad un'iniziale sensazione di paura sia seguita in linea generale una presa di consapevolezza del proprio ruolo, ci si deve aspettare delle conseguenze rispetto alle quali non farsi trovare impreparati”.

 

Scuola, bene comune

Di solitudine ha parlato anche Laura Valenti: “In questo periodo di lockdown – ha detto la segretaria generale di Flc Cgil Cremona – è stato totalmente abbandonato e si è inventato un nuovo modo di fare scuola. Come organizzazione sindacale abbiamo ben chiaro il compito della scuola e la necessità di garantire a tutti il diritto costituzionale all'istruzione, tenendo ben presente l'eterogeneità che caratterizza questo mondo”. Per la Valenti sono state diverse le criticità: “ Va contestato il metodo impiegato: il ministro Azzolina non tratta adeguatamente i contenuti e soprattutto è incapace di rapportarsi con le parti sociali. L'aspetto positivo di tutta questa vicenda è che abbiamo rimesso al centro del dibattito pubblico il tema della scuola: il diritto all'istruzione deve essere una priorità, ma deve essere sostenuto con forza, non solo a parole”. Peraltro, “le risposte fornite sono sempre tardive e non adeguate: la scuola riaprirà in un clima di incertezza, ritardi, assenza di un progetto e risorse insufficienti”. Non basterà il cosiddetto 'organico Covid', ossia l'organico aggiuntivo previsto dal decreto Rilancio “licenziabile per giusta causa in caso di nuovo lockdown”. “Quello che stiamo vivendo – chiude – è chiaramente un anno eccezionale, ma l'attuale situazione della scuola non è altro che il riflesso delle carenze strutturali del Paese. Ad oggi stiamo continuamente sollecitando la politica per garantire a tutti un anno sereno. Dobbiamo rilanciare la scuola perché è un bene comune. É un bene di tutti”.

1998