L’Asst di Crema ha approvato il Piano di sviluppo del polo territoriale 2025-2027. Il documento è composto di 279 pagine ed è il frutto di “un lavoro di analisi dei dati demografici ed epidemiologici, nonché dei profili di salute relativi alla popolazione del distretto, degli interventi erogati sia dai servizi a gestione diretta Asst che di quelli assicurati dalla rete privata accreditata in risposta ai bisogni emersi”.
Cure domiciliari
All’interno delle linee programmatiche emergono molti elementi interessanti. Partiamo dalle “azioni già messe in atto dall’Asst che troveranno ulteriore e particolare sviluppo e declinazione” nel prossimo triennio. La cura al domicilio dovrà raggiungere l’obiettivo Pnrr della presa in carico del 10 per cento della popolazione con più di 65 anni. Attualmente è in corso “il complessivo riassetto organizzativo del polo territoriale e la progressiva implementazione delle relazioni col polo ospedaliero, in particolare con la medicina specialistica”. Entro il 2027 il distretto cremasco è chiamato a “sviluppare e condividere sistemi di stratificazione del rischio per la presa in carico degli assistiti sulla base della loro complessità clinica (es: per presenza o meno di comorbilità), del bisogno di salute integrando sia aspetti sanitari che sociali, del livello di rischio quali ad esempio il rischio di ospedalizzazione o di morte, e del consumo di risorse, individuando conseguentemente, le più idonee strategie di intervento.
Case di comunità
Sarà diversificata l’offerta di servizi delle singole case della comunità: saranno “caratterizzate” tenendo conto del “contesto” in cui operano. Crema avrà una “vocazione socio sanitaria in integrazione col sociale ed in risposta ai bisogni di persone fragili o con patologie croniche soprattutto dell’area adulti, anziani e disabili. Per la casa di comunità di Rivolta d’Adda verrà sviluppata “l’offerta di servizi specialistici da rivolgersi prioritariamente alla presa in carico di fasce più giovani della popolazione”, quali i disturbi dell’alimentazione e della nutrizione, i disturbi da gioco d’azzardo patologico, il bullismo e il Cyberbullismo, i disturbi comportamentali.
Elementi critici
Il distretto cremasco deve fronteggiare “la carenza di specialisti, psichiatri e neuropsichiatri, di educatori e riabilitatori”, mentre le amministrazioni comunali hanno la necessità di implementare l’organico di assistenti sociali. Difficoltà che “rendono difficoltosa sia la presa in carico, con tempi lunghi di attesa, sia i processi di integrazione del percorso di dimissione protetta”. Il cremasco sconta “la carenza di offerta di posti letto nelle Rsa, non adeguatamente compensata da un’offerta maggiore di domiciliarità sia sociosanitaria che sociale”. Nell’aprile 2024 l’Asst di Crema ha ottenuto l’accreditamento per l’erogazione delle cure domiciliari.
Carenza di medici
Secondo l’analisi territoriale effettuata, ci sono “margini significativi di miglioramento nell’ingaggio su ampia scala dei medici di medicina generale su diversi percorsi territoriali, a partire dall’implementazione della domiciliarità nelle sue diverse forme”. Risulta al momento “incompleta” la realizzazione della continuità tra ospedale e territorio, in una logica di transitional care: ovvero per quanto concerne le dimissioni protette. La mancanza nel Cremasco di medici aderenti a Cooperative penalizza sotto il versante della presa in carico dei cronici. Il sistema digitale “è ancora in sviluppo: la permanenza di importanti carenze e il non compiuto sviluppo dei sistemi informativi rendono difficoltoso il lavoro dei servizi”. Infine, “tutte le ‘nuove strutture’ territoriali sono ancora con cantieri aperti”. Ciò comporta “difficoltà per operatori ed utenti”, la “riduzione dei luoghi di integrazione” e il “ritardo nell’avvio dei percorsi in prossimità”.
Promozione della salute
La costituzione del dipartimento funzionale di prevenzione derivante dall’applicazione della legge regionale n. 22/2021 ha previsto il passaggio di molte funzioni dalla Ats all’Asst, ma “non è corrisposto alcun travaso di operatori”. Chiudiamo con “la non compiuta digitalizzazione e soprattutto la mancanza di piattaforme digitali”: ciò “impedisce l’interoperabilità tra professionisti e al momento rendono ancora residuale l’utilizzo della telemedicina nei processi di cura e di assistenza”.