“Ho depositato e protocollato un’interrogazione sulla qualità dell’aria, rivolta all’assessore all’ambiente. Quell’aria che, tra i veicoli e gli allevamenti intensivi, cerchiamo disperatamente di respirare”. Secondo Paolo Nicardi “il compito degli amministratori locali è duplice: promuovere consapevolezza sul problema e agire con politiche concrete. Almeno provarci”. Per il consigliere cremasco “in pianura padana, un territorio che ha vinto la medaglia d’oro dell’inquinamento, non manca nulla: traffico, industrie, riscaldamenti domestici, e, ciliegina sulla torta, gli allevamenti intensivi. Quest’ultimo settore, però, sembra sempre sfuggire dal dibattito pubblico. La Lombardia produce enormi quantità di rifiuti animali, in gran parte concentrati negli allevamenti di Cremona e delle province limitrofe, mentre la regione produce oltre il 40% del latte italiano e ospita il maggior numero di suini”.
Particolato fine
È fondamentale coinvolgere il settore agricolo nella transizione ecologica. Non si tratta di demonizzarlo, ma di accompagnarlo verso pratiche più sostenibili. Certo, qui è necessario l’intervento della provincia di Cremona e della regione Lombardia. Nel 2020, fonte Agenzia Europea per l’Ambiente, Cremona è stata la provincia italiana con la più alta percentuale di decessi – tra 150 e 200 ogni 100.000 residenti – attribuiti al particolato fine, il PM2.5. “Nessun organo del corpo è immune dal PM2.5”, ha detto al Guardian Maria Grazia Petronio, rappresentante dell’Isde, l’associazione dei medici per l’ambiente: “Abbiamo a che fare con tutti i tipi di cancro, malattie respiratorie, problemi di fertilità e anche malattie cardiovascolari. Quando il PM 2,5 è alto vediamo un aumento degli attacchi di cuore”. È incredibile che non si parli di questi temi, nonostante viviamo in uno dei territori più colpiti? È qui che i nostri consiglieri regionali dovrebbero darsi da fare e iniziare a lavorare veramente per il nostro territorio”.