04-11-2024 ore 08:18 | Politica - Casale Cremasco
di Rebecca Ronchi

La pace è il bene comune più grande. Casale Cremasco e Vidolasco celebrano il IV Novembre

A Casale Cremasco e Vidolasco la ricorrenza del IV Novembre è stata celebrata con un giorno di anticipo, di domenica, per consentire a tutti i residenti di partecipare. Il parroco don Giambattista Scura ha celebrato la messa nella piazza del comune e il sindaco Antonio Grassi ha tenuto un breve discorso, prima della deposizione delle corone d’alloro al monumento dei caduti a Casale e col vice sindaco Antonio Rovida al monumento di Vidolasco. Alla cerimonia ha presenziato un pubblico numeroso e attento. Tanti i bambini.

 

Cambiare il mondo

Dopo avere ringraziato il parroco e l’alpino Valentino Cattaneo, che presenzia ad ogni cerimonia pubblica del comune al fianco del gonfalone, il sindaco ha ricordato che il 4 novembre è dedicato alle Forze armate e all’unità nazionale. Ha sottolineato che il 4 novembre 1918 si concludeva una guerra durata quattro anni e costata all’Italia 650 mila morti. Da qui Grassi è partito per porre il problema della pace: “Viviamo in un mondo senza pace, ma soprattutto dove la ricerca della pace non è prioritaria. Si parla molto di pace, ma coloro che con convinzione, insistenza, direi testardaggine, la sollecitano assomigliano molto alla figura dell’evangelica voce che grida nel deserto. Per ottenere la pace serve cambiare il mondo e non è poca cosa. Perché per cambiare il mondo è indispensabile prima cambiare noi stessi. Occorre disponibilità all’ascolto, al dialogo ed essere pronti ad abbandonare i pregiudizi. Occorre l’umiltà di non criticare per partito preso e senza le opportune conoscenze. La pace si conquista con la fatica e senza condizioni. La pace non è ideologica”.

 

Pace bene primario

“In guerra non esistono buoni e cattivi. Non si possono distinguere guerre giuste o ingiuste. Non ci sono guerre di religione. Non ci sono guerre sante. Non ci sono guerre di destra o di sinistra. C’è la guerra. Punto. La guerra, qualsiasi guerra non trova giustificazioni. Dopo una guerra non ci sono vincitori. Dopo una guerra ci sono morti da piangere, orfani da crescere, famiglie da riscostruire. Dopo una guerra ci sono distruzioni e macerie. Desolazione. Ci sono rancori, recriminazioni, rabbia. Ci sono desideri di vendetta, pronti a esplodere e a innescare un nuovo conflitto”. L’articolo 11 della Costituzione esprime un chiaro ripudio della guerra, anche se l’esercito può essere impiegato in missioni di pace. L’Italia è il primo fornitore tra i Paesi occidentali e dell’Unione Europea di personale altamente qualificato nelle operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni unite. È il settimo contributore al bilancio del peacekeeping Onu. Con circa 1.100 militari, il nostro paese svolge un ruolo particolarmente rilevante nella missione Unifil, dispiegata nel sud del Libano. Un avamposto che, poche settimane fa, non è stato risparmiato dalla furia della guerra. La pace si conquista giorno per giorno, con sacrifici e umiltà. La pace è il bene comune più grande. Senza la pace c’è ingiustizia. Dolore. C’è il baratro”.

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