04-09-2024 ore 16:37 | Politica - Lombardia
di Elena De Maestri

Provincia di Cremona: cresce il timore per la peste suina che può penalizzare anche l'indotto

Dopo i casi riscontrati nel lodigiano, il timore che la peste suina arrivi anche in provincia di Cremona è tangibile. Lo dichiara Assosiuni e lo ribadiscono i consiglieri regionali del Pd Matteo Piloni, Marco Carra e Roberta Vallacchi. “Se la peste suina dovesse arrivare nel mantovano, a Brescia o a Cremona sarebbe un disastro colossale per un intero comparto e tutta la sua filiera, a cominciare dalle esportazioni. Se oltre due anni e mezzo fa regione Lombardia ci avesse ascoltato e si fosse attivata mettendo in campo degli interventi per bloccare la diffusione del virus, rilevato all’epoca in Piemonte, non saremmo arrivati a questo punto. Invece, la responsabilità del disastro economico di uno dei comparti di punta dell’economia lombarda è tutta in capo alla giunta di centrodestra, che ha sempre fatto finta di niente e ha aspettato di intervenire negli ultimi tempi”.

 

‘Macello ProSus per gestire la situazione’

Come evidenzia Matteo Piloni: “Avevo portato in commissione agricoltura persino la proposta di appoggiarci al macello cremonese ProSus, affinché diventasse un punto di riferimento per la regione. La struttura si era messa a disposizione gratuitamente per gestire la situazione. Nè la regione, né il ministero si sono dimostrati interessati. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. I 18 focolai della Lombardia stanno danneggiando non solo gli allevamenti dove il virus ormai è presente, ma anche quelli vicini, che sono costretti a fermarsi perché il mercato non accetta i loro animali. Questo significa che per una questione di sicurezza alimentare e per tutelare i nostri cittadini, si mettono a rischio non solo gli allevamenti, ma anche le aziende di trasformazione, prosciuttifici e salumifici, e il loro indotto, molto noti in Italia e all’estero, che in Lombardia hanno centinaia di dipendenti. E questo per aver totalmente sottovalutato una malattia che fa danno non solo ai maiali, ma, di riflesso, a una bella fetta di economia regionale”

1796