04-04-2015 ore 10:22 | Politica - Crema
di Stefano Zaninelli

Retescuole, dai presidi manager alle paritarie, bocciata la riforma del Governo

“Lì dove non sono riusciti Berlusconi, la riforma Moratti, la riforma Gelmini e il Ddl Aprea è arrivata La buona scuola, che noi partiamo dal presupposto venga bocciata da tutti i lavoratori che compongono la realtà scolastica”. Così Claudio Patrini – rappresentante di Retescuole Crema – in merito al disegno di legge di riforma della scuola presentato alla Camera lo scorso 27 marzo. L'iniziativa del governo Renzi ha incassato una bocciatura netta, declinata in vari punti (consultabili a questo link), che però non significa – ad esempio – osteggiare l’assunzione dei docenti precari.

 

Precari e scatti d’anzianità

“La Corte di Giustizia europea – spiega Patrini – impone all’Italia l’assunzione di tutti quei docenti che abbiano insegnato per almeno 36 mesi, pena sanzioni molto salate. Il nostro suggerimento è adottare un provvedimento a doppia velocità: prima un decreto legge per l’assunzione dei precari; in un secondo tempo, ridiscutere le tematiche della riforma”. Sul fronte dei docenti di ruolo, “il Governo – aggiunge Iris Campostori – ha fatto un inversione a U rispetto agli scatti d’anzianità; la speranza è che non vengano pagati con le risorse del Fondo di istituto, quindi con i soldi dei lavoratori stessi”.

 

Il potere dei dirigenti

Ampio dissenso anche rispetto al “brusco e significativo incremento di potere dei prèsidi, che ora diventano anche manager, grazie ai poteri che gli vengono attribuiti. Non solo: lasciare al dirigente la possibilità di decidere chi assumere – commenta Massimo Lori – apre spazi preoccupanti per pratiche clientelari e corruttele. La discrezionalità nell’assegnare premialità agli insegnanti ritenuti migliori, invece, disincentiverà la collaborazione tra docenti ed accentuerà l’individualismo, senza contare che dividere tra buoni e meno buoni avrà ripercussioni anche sulla percezione di famiglie ed alunni”.

 

Finanziamento alle paritarie

“È un momento molto delicato, specialmente a livello economico. La contrarietà al finanziamento delle scuole paritarie è da sempre uno dei punti su cui abbiamo insistito con determinazione. Reputiamo sbagliato che scuole con una netta caratterizzazione ideologica possano essere chiamate “pubbliche”. Riteniamo inoltresi stia aggirando l’articolo 33 della Costituzione, concedendo soldi alle scuole private mentre alle pubbliche manca tutto, crollano i soffitti e si chiedono contributi volontari ai genitori, sebbene alle volte di volontario ci sia ben poco”, afferma Lori.  

 

Quale riforma?

“Come si può parlare di riforma? In questo provvedimento non c’è niente, manca un’ispirazione che tenga uniti tutti i punti. In questo disegno di legge ci sono solamente alcune idee che però non formano un intreccio. Non traspare un’idea di scuola, che invece avrebbe bisogno di un serio ripensamento di contenuti, metodi, strumenti ed organizzazione. Questo – conclude Iris Campostori – richiederebbe un progetto di ampio respiro e dai tempi lunghi, l’esatto contrario delle improvvisazioni demagogiche del Governo”. 

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