Ammontano a 420 le firme raccolte per la costituzione di un comitato di sorveglianza per la piscina di Crema. Plico di sottoscrizioni che i promotori della petizione consegneranno al sindaco, Stefania Bonaldi, “ma che sarebbero potute essere molte di più se il tempo non avesse falcidiato la campagna di raccolta firme”, avverte Mario Lottaroli, di Rifondazione Comunista.
Le ingiustizie
Come spiega l’esponente rifondarolo, “sono firme significative, che credono fortemente che la gestione pubblica sia meglio di quella privata, oltreché auspicabile. Rispetto alle recenti modifiche al bando di gara, lo sgravio di tre dipendenti e l’allungamento dei tempi di fidejussione ed investimento significano un miglioramento delle condizioni per il privato; fermo restando che alcuni investimenti (come quelli antisismici) e costi li dovrà sostenere il Comune, tutto ciò è profondamente ingiusto”.
Il destino dei lavoratori
A ciò si aggiunge “il problema del destino dei lavoratori – osserva Carmine Fioretti, rappresentante Cub – che ad oggi ancora non sanno con quale contratto verranno inseriti dalla società privata. Inoltre, non godranno più delle tutele dell’articolo 18 e si vedono costretti al passaggio da un impiego in un’azienda pubblica ad una privata, che probabilmente applicherà gli strumenti del Jobs act, a tutele decrescenti”.
Gli investimenti
“Come Altra Europa con Tripras – conclude Albano Rocco – sosteniamo la petizione perché reputiamo la piscina uno degli ultimi baluardi dei beni comuni rimasti nel Cremasco. Invece di tagli e privatizzazioni, noi proponiamo investimenti: la piscina è un luogo di aggregazione sociale, aggiungere un piccolo parco giochi per bambini e sistemare il campo da beach volley potrebbero aiutare. In questo processo decisionale, è importante che l’utenza possa far sentire la sua voce”.