I sindaci e i medici di base cremaschi sono “preoccupati per l’assistenza agli ammalati a domicilio”. Dati alla mano (in allegato) Crema e molti comuni del Cremasco hanno percentuali di gran lunga superiori all’1,1% che rappresenta la media provinciale. Il territorio non si può concedere alcun tipo di leggerezza sul versante del contagio non-ospedalizzato. È indispensabile - hanno spiegato dai sindaci Stefania Bonaldi, Gianni Rossoni ed Aldo Casorati (rispettivamente in veste di presidente e vice presidente del Distretto socio sanitario di Crema e di presidente dell’Area omogenea cremasca) - che le persone dimesse dall’ospedale non debbano recarsi di persona a fare il tampone (che ne testa la positività o meno) ma possano farlo a casa.
Anelli deboli della catena
In un certo senso ‘stabilizzato’ l’afflusso all’ospedale Maggiore, il fronte si è spostato nelle abitazioni private, “sui pazienti che sono dimessi o che si è deciso di curare a casa”. Secondo il sindaco di Crema “è importantissimo un coordinamento tra medici di base e le unità sanitarie di continuità assistenziale. Le Usca sono come le guardie mediche, che dovrebbero prendersi in carico questi pazienti, fare i tamponi, seguire i percorsi di guarigione e valutarne l’eventuale peggioramento”. Eppure – e qui sta il vero problema - “questi due anelli della catena oggi sono debolissimi, manca coordinamento, l'Usca nel Cremasco non è ancora partito e mancano purtroppo anche Dpi tra i medici di base, lasciati troppo soli”.
Ciò che non funziona
In una lettera sottoscritta anche dai referenti degli odontoiatri e dei medici di medicina generale della Provincia di Cremona (integrale in allegato), si sottolinea che “i Dpi sono arrivati in ritardo e del tutto insufficienti e inadeguati”, che “manca un coordinamento tra 118, 112, numero verde e medici di base”, che “i pazienti che presentano sintomi importanti vengono rinviati a domicilio” e che ai medici di base “non viene fornita alcuna informazione sullo stato di salute o comunque il reparto di ricovero dei propri pazienti”. E si tratta “solo alcune delle principali criticità che i medici riscontrano quotidianamente”.
Tavolo di coordinamento
La richiesta è che l’Ats Val Padana costituisca con urgenza “un tavolo di lavoro permanente presieduto da Ats, con la partecipazione dell’Asst di Crema e da referenti dei sindaci, dell’Ordine dei Medici, dei medici di base e dei medici dell’ospedale, oltre ai servizi sociali”. L’obiettivo è “svolgere un’azione di coordinamento che possa gestire al meglio sul territorio l’epidemia. È tramite questo canale, che sarà possibile per i medici di Medicina Generale seguire in maniera continuativa al domicilio i pazienti risultati positivi e sintomatici o dimessi, monitorando costantemente le loro condizioni di salute”.