“L’amministrazione comunale di Crema, secondo la stampa locale, avrebbe dato il via libera al Consiglio di amministrazione della Fondazione Benefattori Cremaschi alla realizzazione di un reparto per malati Covid-19 dimessi dall'ospedale e non ancora guariti. È ovvio che come Rifondazione Comunista siamo sensibili nei confronti di coloro che soffrono e che muoiono per questo maledetto virus; in questi giorni anche noi piangiamo nostri compagni che ci hanno lasciati e pensiamo continuamente ad altri che, ricoverati, speriamo riescano a superare questa terribile malattia”.
Curati vicino a casa
Per la segreteria cremasca di Rifondazione, Andrea Serena e Piergiuseppe Bettenzoli spiegano di condividere che “gli ammalati vengano curati vicino a casa, ai loro affetti, per questo abbiamo sostenuto la necessità di utilizzare strutture attualmente chiuse, come ad esempio il Palace Hotel, riconvertendole in reparti di degenza post ospedaliera. Concordiamo con le riflessioni dei segretari provinciali di Cgil e Cisl, che hanno dichiarato “nessuna casa di riposo è ora in grado di attivare un polo Covid. Non c'è il personale, non ci sono i dispositivi di protezione”.
Il tasso di mortalità
“A fronte al fatto che nella Casa di Riposo di via Zurla sono deceduti, finora, 66 ospiti (rispetto ai 58 decessi avvenuti in tutto il 2019) e che 14 persone sono decedute presso l'ex Kennedy, il Consiglio d'amministrazione dovrebbe preoccuparsi di isolare gli ospiti attualmente positivi al covid, in quanto all'interno della Rsa, che andrebbe sanificata, non esistono spazi per separare i contagiati dagli altri, rischiando così ulteriori inaccettabili morti. Siamo in presenza di una vera e propria strage dei nostri anziani, ai quali viene negato l'accesso al pronto soccorso e all'ospedale, lasciandoli morire nei loro letti, con operatori decimati dal virus o in quarantena, non abituati ad operare in una situazione come questa, non in grado di affrontare una epidemia complessa, senza adeguati strumenti, senza la possibilità di isolare i contagiati, senza la capacità di fare diagnosi e praticare cure tempestive e efficaci, senza la possibilità di attuare terapie intensive”.
Gestione regionale irresponsabile
“È evidente a tutti – proseguono Bettenzoli e Serena - che il virus è stato introdotto, inconsapevolmente, dagli operatoti, essendo stato immediatamente vietato l'ingresso nella Rsa ai parenti. Il presidente Uneba, Luca Degani, ha denunciato pubblicamente le morti avvenute nelle Rsa regionali, le inadempienze e gli errori di una gestione regionale irresponsabile. I 60.000 ospiti delle Rsa rischiano di morire come mosche, lontano dai loro cari e senza cure adeguate. È quello che è successo alla Borromea di Mediglia, alla Residenza Anni Azzurri di Lambrate, al Polo geriatrico e riabilitativo di via san Faustino a Milano, alla santa Chiara di Lodi, alla Rsa di Casalmorano, alla Rsa di Vimercate, alla Rsa Cremona Solidale, alla Cecilia Caccia di Gandino, a villa Padovani di Quinzano d'Oglio e via proseguendo. Stiamo perdendo una intera generazione, i numeri dei decessi e dei positivi è un vero e proprio bollettino di guerra. Salviamo i nostri anziani”.