Tagli lineari sulle maggiorazioni per il lavoro domenicale e festivo e la trasformazione del premio aziendale fisso in elemento variabile. Questi i nodi principali della vertenza che vede contrapposti i dipendenti alla proprietà del colosso scandinavo. Da qualche giorno la pagina facebook Ikea Italia è sommersa da migliaia di messaggi: se tagli il personale perdi un cliente abituale. Sotto i link ufficiali dell’azienda il bombing è a tappeto: un’azione di massa per protestare contro la disdetta del contratto integrativo aziendale a partire dal 1° settembre.
Trattativa e sciopero
In tutta Italia sono in corso degli scioperi, mentre a Roma proseguono gli incontri tra organizzazioni sindacali ed azienda. Non c’è accordo sulle modifiche che Ikea vorrebbe apportare al contratto – tra cui un nuovo sistema di retribuzione variabile – tanto che a seguito dei negoziati le sigle sindacali hanno ribadito lo stato di agitazione e proclamato uno sciopero di 24 ore da gestire a livello locale. Le richieste delle sigle sindacali riguardano “un contratto integrativo equo e dignitoso, la possibilità di negoziare, salvaguardare il livello delle retribuzioni”.
Tagli agli stipendi
Come affermano fonti sindacali, “l’azienda guadagna milioni di euro l’anno, ciononostante con artifizi di bilancio - investimenti in innovazione e consulenze e molto altro - è riuscita a risultare in perdita. Tutto ciò per chiedere di imporre pesanti tagli agli stipendi dei dipendenti, l’80% dei quali part time non per volontà dei lavoratori”.
Nuovi punti vendita
Oltre alla volontà di rimodulare il piano di retribuzione e cancellare il contratto integrativo, “il personale dipendente è in balia di un contratto nazionale in extravigenza, dunque scaduto e non rinnovato. Non solo: Ikea impiega interinali e stagionali per coprire le assenze dei dipendenti in sciopero. Il risparmio che l’azienda ricaverebbe dal taglio agli stipendi servirebbe a finanziare l’apertura di 10 nuovi punti vendita in tutta Italia”.