Un prodotto, quello della birra artigianale, che celebra la tradizione italiana ed europea. Un'etichetta, disegnata dal giovane artista contemporaneo Zhao Zhao che racconta un dettaglio della storia cinese: le Jianzhan, antichi servizi da tè usati nella dinastia Song. Un'idea tutta cremasca, sorta con l'obiettivo di unire due culture millenarie. Si chiama Postwave, la birra europea prodotta in Cina, ideata dal cremasco Silvio Festari. “Sono da sempre appassionato della cultura orientale. Durante gli studi universitari in architettura, mi sono trasferito in Cina. Lì ho conosciuto persone con le quali gettare le basi del progetto, che è, prima di tutto, di natura culturale”. L'obiettivo è, infatti, quello di “creare uno scambio tra tradizioni diverse, ma non troppo” a partire da un “prodotto che in Cina è quasi sconosciuto”.
Tradizione e innovazione
Da qui l'idea di creare una collaborazione tra mastri birrai italiani e cinesi. Tutto inizia nel 2020. “ Il birrificio si trova a Xitang, una delle water-town più belle e meglio preservate dello Zhejiang, distante circa 40 chilometri dalla megalopoli Shanghai”. L'acqua di quei posti “si presta per la produzione di birra viva, non pastorizzata e non microfiltrata, un prodotto che mantiene tutte le proprietà delle materie prime”. La gamma di prodotti è vasta, cerca di soddisfare tutti i gusti, ma “si ispira alla classicità”. L'intento è quello di “far conoscere il sapore, partendo dalle basi per poi inserire varianti legate ad alcuni prodotti locali, tenendo presente che in Cina tutto questo rappresenta un'innovazione”. Un cambiamento che si fa spazio raccontando la storia di un tempo. “Le Jianzhan prendono il nome dai particolari smalti, applicati all’epoca tramite un’accurata lavorazione manuale. Jianzhan è uno smalto imprevedibile, poiché la sua colorazione finale cambia in base alla posizione e alla temperatura dell’oggetto nel forno, assai difficile da controllare. Questo rende le tazze pezzi unici e irripetibili nel vero senso del termine”. Anche Postwave mira alla qualità e all'unicità. Lo racconta già dall'etichetta, “che è ciò che ci identifica”.
'Cina e Italia: diverse, ma non troppo'
In Cina 25 persone abitano il birrificio. Ci lavorano, lo vivono. Provano a far attecchire una nuova tradizione. “Inizialmente il prodotto doveva essere destinato al mercato cinese. Ora però ho voluto importarlo anche in Italia destinandolo al settore della ristorazione asiatica. In quel comparto manca un'alternativa al vino che sia qualità. L'obiettivo che mi sono prefissato è di far sperimentare questo prodotto un po' in tutto il mondo”. Lo racconta con passione Silvio. I silenzi sono pieni di idee. E le idee di nuovi sogni pronti per essere concretizzati e per far conoscere un po' di più quella cultura “diversa, ma non troppo”. “La Cina e l'Italia hanno in comune una grande tradizione del fare che travalica i settori”. Come a dire, sono diverse, ma insieme possono raccontare bellezza e creare opportunità. È ciò che sta cercando di fare Crema con Nanning. “Di recente abbiamo partecipato all'expo dedicata ai prodotti del cremasco e del cremonese. La birra non è proprio di Crema, ma l'idea, sì”.