Piergiuseppe Bettenzoli, in rappresentanza dell’esecutivo confederale Usb di Cremona e Mantova pone l’attenzione alla “forte migrazione del personale delle Rsa della nostra provincia verso le strutture pubbliche, in particolare verso gli ospedali. Alcuni sindacalisti hanno scoperto la disparità di trattamento economico e normativo tra dipendenti della sanità pubblica e quelli che operano nelle residenze sanitarie assistenziali. Questo porta inevitabilmente a un peggioramento dei livelli di assistenza. Le organizzazioni sindacali e Giovanni Scotti, presidente dell'Arsac, associazione delle Rsa della nostra provincia, fanno risalire al periodo del Covid l'avvio di questi trasferimenti di massa, che ha portato ad una riduzione di circa il 20 per cento del personale”.
Cambio nei contratti
“Tuttavia - prosegue Bettenzoli - Il problema è presente da oltre vent’anni, con l'accentuazione nell'ultimo decennio, in quanto le case di riposo hanno mantenuto il contratto della sanità pubblica solo per coloro che erano presenti in un dato momento, introducendo contratti come quello Uneba, peggiorativi sul piano salariale e normativo (riduzione di ferie, per esempio), utilizzando personale proveniente dalle cooperative (il peggio possibile per i lavoratori) o dalle agenzie interinali. Tutto questo è avvenuto con il beneplacito delle organizzazioni sindacali, qualche mugugno, nessuno sciopero che io ricordi, come la stessa trasformazione delle Ipab, istituzioni di diritto pubblico, in fondazioni, enti di diritto privato”.
‘Controllo pubblico’
“Concludendo, noi dell'Unione Sindacale di Base riteniamo che le Rsa debbano tornare sotto il controllo pubblico, che si debbano costruire nuove strutture di dimensioni più ridotte, che i contratti applicati ai lavoratori e alle lavoratrici debbano essere pubblici per tutti/e, cuochi, operai, impiegati, Asa, Oss, educatori, infermieri, terapisti, medici, che si debba aprire una vertenza regionale e nazionale per i diritti e la dignità della persona anziana e che le rette non siano scaricate sulle famiglie che già vivono una grave situazione di difficoltà economica, con bassi salari e costi elevati dei generi di prima necessità e della benzina, su cui continuano a gravare le accise”.