Il costo dell’energia per le imprese del terziario, al netto delle misure già stanziate dal governo, rimane insostenibile con una spesa complessiva – elettricità e gas - per il 2022 di circa 40 mld €, più del triplo rispetto al 2021 (13 mld €). Rispetto al mese di luglio 2022, infatti, a ottobre si registra un fortissimo rincaro delle offerte elettriche sul mercato libero riguardo al settore terziario, come anche in quello domestico.
L’aumento del prezzo del kWh pagato mediamente dalle imprese del terziario è +74%. Anche per le offerte di gas naturale, rispetto alla rilevazione di luglio, si registra una fortissima impennata del prezzo, con valori che addirittura arrivano a toccare il +104%. Inoltre, rispetto alle precedenti rilevazioni dell’Osservatorio Confcommercio Energia - dove si evidenziava una maggiore convenienza delle offerte del mercato libero rispetto alle tariffe del tutelato - emerge, a ottobre, l’opposto: con una tariffa regolata per l’ultimo trimestre 2022 di 0,66 €/kWh, il tutelato ha valori più bassi del mercato libero dove i prezzi sono abbondantemente superiori a 0,75 €/kWh. Dati che preoccupano molto in vista del previsto superamento del fine tutela per le microimprese (rinviato dall’Arera dal 1° gennaio al 1° aprile 2023) e che rendono quindi necessario un ulteriore intervento di proroga, almeno a tutto il 2023.
Ad oggi, il costo dell’energia continua ad essere ancora molto lontano dai valori dello scorso anno: nel confronto tra ottobre 2021 e ottobre 2022, infatti, gli aumenti della spesa annuale per le imprese del terziario arrivano a toccare punte del 240% per l’elettricità e del 212% per il gas. Viceversa, risultano in calo i prezzi per i prodotti petroliferi con il prezzo alla pompa del gasolio che scende a 1,8 €/lt contro poco meno di 2 €/lt a giugno. I rincari pesano anche sulle famiglie con un costo complessivo della spesa elettrica per il 2022 più che raddoppiato rispetto a un anno fa (da 24 a 54 mld).
Il presidente di Confcommercio provincia di Cremona Andrea Badioni (nella foto a lato) commenta i dati trimestrali pubblicati dall’Osservatorio Confcommercio Energia in collaborazione con Nomisma Energia: “I dati, purtroppo, confermano che il costo dell’energia continua a mettere in crisi i bilanci delle imprese e ancora oggi si prevedono chiusure di molte attività. L’impatto del caro energia, nonostante gli interventi del Governo, è ancora pesantissimo. Un dato su tutti: si passa da una spesa di 13 miliardi del 2021 ai 40 miliardi di quest’anno. Per affrontare questa emergenza occorre azzerare gli oneri di sistema per tutte le imprese, prorogare per il 2023 il mercato tutelato delle microimprese e intervenire subito contro il caro carburante per autotrasporto”.
Segue un estratto dell’analisi effettuata dall’Osservatorio Confcommercio Energia
Fig. 1 - Spesa annua per elettricità ottobre 2022: fisso, variabile, placet
Fonte: elaborazioni Confcommercio e NE
Secondo le stime dell’Osservatorio di Confcommercio, per tutte le categorie del settore terziario i dati parlano chiaro: nel mese di ottobre 2022, rispetto alle rilevazioni dello scorso luglio (Fig. 2), si stima un incremento del costo delle forniture di energia elettrica che oscilla tra il +65% fino ad oltre il 70%.
Fig. 2 Variazione percentuale della spesa annua di energia elettrica (confronto luglio/ottobre e “inizio anno”/ottobre) per tipologia di esercizio commerciale
Fonte: elaborazioni Confcommercio e NE
Se si fa partire l’analisi dai dati registrati a inizio anno (gennaio 2022), la “forchetta” aumenta notevolmente. La spesa annuale “elettrica” è cresciuta inesorabilmente da inizio anno ad oggi: per un albergo tipo l’incremento è del +157% (con un “delta” tra gennaio e ottobre di circa 123.000 €), per un ristorante fino a +138%, mentre per un negozio alimentare la spesa passa da 23.000 € di inizio anno a circa 60.000 € (+153%), per un bar il conto annuale elettrico aumenta del 134%, mentre per i negozi non alimentari il rincaro può arrivare addirittura a +188%.
Nel confronto con l’anno scorso, emergono valori altrettanto significativi per le categorie considerate, che hanno visto lievitare i costi per l’elettricità con incrementi fino ad oltre il 200%. Un albergatore pagherà circa 114.000 € in più di elettricità rispetto all’anno scorso, mentre per un negozio alimentare il differenziale rispetto ai dati di ottobre 2021 è di circa +33.000 €. Di fronte a questi dati, è evidente che escludere dalla sterilizzazione degli oneri generali di sistema (che, giova rammentare, pesano per quasi il 25% sulla bolletta elettrica) le utenze con potenza disponibile superiore ai 16,5 kW - come ad oggi previsto nel disegno di legge di bilancio per il 2023 - significa sacrificare gran parte del settore economico e produttivo del nostro Paese, sottoponendo a rischio chiusura centinaia di migliaia di imprese.
L’incremento dei costi energetici di cui sopra, riflette la “fiammata” delle borse elettriche di fine agosto che si è protratta per tutto il mese di settembre, mentre la flessione dei prezzi energetici all’ingrosso registrata a ottobre non è stata ancora metabolizzata nei “prezzi retail”, in attesa che il trend di riduzione del costo dell’energia si stabilizzi su tutto l’ultimo trimestre del 2022. Una delle ragioni per cui i prezzi ad ottobre 2022 hanno cominciato a scendere è che si assiste ad un netto calo dei consumi, probabilmente dovuto all’avanzare della recessione che colpisce tutta l’economia. Infatti, ad inizio 2023 si potrebbe assistere a prezzi energetici in netto calo.
Altrettanto significativi i rincari, su base trimestrale, per la spesa del gas. Si stima che, tra il 31 luglio ed il 31 ottobre 2022, la spesa per il gas per tutti i comparti del terziario presi a riferimento sia aumentata, arrivando a toccare, in alcuni casi, incrementi superiori al 120% (Fig. 3).
Di particolare rilievo l'incremento registrato per gli alberghi (+23.000€ rispetto alle previsioni di luglio 2022) e altrettanto importante l'aumento del conto annuale del gas nel settore della ristorazione, passato dagli 11.000 € delle previsioni di luglio ai circa 21.000€ stimati di ottobre (+10.000€ di differenza nel giro di pochi mesi). Un +128% si registra invece per i bar, mentre per i negozi - di generi alimentari e non - il “delta” tra le previsioni di inizio anno e aprile è del 87-88%.
Nel confronto tra inizio anno (gennaio 2022) e gli ultimi dati disponibili (ottobre 2022), tutti i comparti del terziario considerati risentono del “caro gas”: i rincari che gravano sulla bolletta del gas delle imprese oscillano tra il +160% e il +180%.
Fig. 3 Variazione percentuale della spesa annua di gas (confronto luglio/ottobre 2022 e “inizio anno”/ottobre 2022) per tipologia di esercizio commerciale
Se si sposta il confronto su base annuale (ottobre 2021/ottobre 2022), il costo della fornitura di gas naturale dello scorso anno è nettamente inferiore ad oggi. Per un albergo si arriva fino al +212% in più (+27.000 €), mentre ristoranti, bar e negozi (di generi alimentari e non) scontano incrementi tra il +150% e oltre il 200%.
Per quanto riguarda il prezzo delle offerte di elettricità per i settori del terziario (Fig. 4), le rilevazioni mostrano come nel mese di ottobre 2022 (rispetto a luglio 2022), esso sia notevolmente cresciuto, passando da 0,43 €/kWh a 0,75 €/kWh (+74%).
Poche le tariffe fisse disponibili e sempre più care di quelle variabili. Non si ferma nemmeno in ottobre il rialzo del gas naturale. Anzi, rispetto alle rilevazioni di luglio (Fig. 5), si registra una fortissima impennata del prezzo, che più che raddoppia da 1,51 €/mc a 3,08 €/mc (+104%).
Per la famiglia tipo (che consuma 2.700 kWh/anno), la spesa annua per l’elettricità passa da 802 euro nel 2021 a 1.785 euro nel 2022, e si stima una spesa annua complessiva per le famiglie italiane per la fornitura di energia elettrica che passa da 24 a 54 miliardi di euro. Per le utenze gas si stima invece una spesa annuale che passa dai 20 miliardi di euro del 2021 ai 29 miliardi di euro nel 2022. Complessivamente, per le utenze domestiche, la spesa per elettricità e gas passa da 44 miliardi di euro a 83 miliardi di euro nel 2022, un aggravio sottratto a maggiore spesa per altri beni di consumo.
Con riferimento al settore dei trasporti, nel mese di settembre 2022, il prezzo medio mensile alla pompa della benzina (Fig. 6) è sceso rispetto a giugno dello stesso anno, in linea con le quotazioni internazionali del petrolio (scese del 13% da luglio a settembre), passando da 2,021 €/lt a 1,703 €/lt (-16%). Più contenuto, invece, il calo del gasolio: da 1,957 €/lt a 1,802 €/lt (-8%).
Nonostante tali dinamiche, i prezzi dei carburanti restano nettamente superiori alla fase pre crisi. Rispetto a febbraio 2020, infatti, con questi ultimi prezzi alla pompa, un automobilista, dovrebbe sostenere mediamente (su base annuale) un incremento di costo pari a 63 € se possiede un’auto a benzina e a 260 € in caso di auto diesel. preoccupanti dinamiche sperimentate dai prezzi del diesel dovrebbero determinare un aggravio di costo stimato per un autocarro con peso totale a terra superiore a 7,5 tonnellate superiore a 11 mila euro. Per i veicoli commerciali è stimato, invece, un incremento dei costi annuali nell’ordine di 1.500€. Tali oneri aggiuntivi, infine, saranno ulteriormente rafforzati dal previsto superamento delle riduzioni straordinarie delle accise, avviato già nel mese di dicembre.