“Quattro giorni di confronto e partecipazione dedicati al lavoro, ai diritti e alla pace”. Rimini ha ospitato il diciannovesimo congresso nazionale della Cgil. Al centro della discussione “le disuguaglianze, i livelli di precarietà e disoccupazione, il lavoro povero e le questioni del reddito, ma anche una presa di consapevolezza che oggi i tempi siano maturi per affrontare, come già accade in altri Paesi europei, la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario”.
I momenti salienti
Con oltre 5 milioni di iscritti, la Cgil è il sindacato maggiormente rappresentativo. Al congresso di Rimini hanno partecipato Elly Schlein (neo segretaria del Partito democratico), Giuseppe Conte (Movimento 5 Stelle), Nicola Fratoianni (Sinistra italiana) e Carlo Calenda (Azione), oltre al primo ministro Giorgia Meloni. L’ultima presenza di un presidente del consiglio risale al 1996, con Romano Prodi nel 1996. Meloni ha rivendicato tutte le scelte - non condivise dalla Cgil - del governo, dall’abolizione del reddito di cittadinanza al “no” a un salario minimo. Unico, timido, applauso quando ha condannato l’assalto da parte di “gruppi di estrema destra” alla sede nazionale del sindacato. Tra i pochi punti di convergenza, secondo Meloni, il “patto per la terza età”.
Terza età e autonomia
“Il patto per la terza età? A parte che non ci ha spiegato dove saranno prese le risorse – ha commentato Mimmo Palmieri, segretario generale Spi Cgil Cremona - “vorrei ricordare alla presidente Meloni che quel patto è stato trattato a lungo durante il governo Draghi mentre non mi risulta che ci siano stati confronti con questo governo”. Per Elena Curci, segretaria generale Cgil Cremona “Meloni ha aperto e chiuso il suo intervento, che per chiarezza non ci ha affatto convinti, ricordando che il 17 marzo si celebra l’Unità d’Italia. Allora blocchi subito la riforma dell’autonomia differenziata, che quell’unità la disgregherà, creando ulteriori disuguaglianze economiche e territoriali”.
Ridistribuzione della ricchezza
Anche i temi dei diritti e della pace hanno trovato ampio spazio all’interno delle giornate di congresso: migranti, diritti di genere e Lgbtqia+ e molti interventi di ospiti che ne hanno portato preziose testimonianze tra cui quelle di Pegah Moshir Pour (attivista iraniana) e della famiglia Regeni. In chiusura Maurizio Landini ha sottolineato le distanze col governo: “la delega fiscale favorisce i ricchi, se si pensa che tutto si debba puntare su imprese e crescita, Meloni parte da un presupposto sbagliato; il valore è generato da lavoratrici e lavoratori e a loro, la ricchezza generata, deve essere redistribuita tra loro, perché non è possibile che chi lavora sia povero e che si combattano i poveri e non la povertà. Ci è venuta a raccontare di 20 incontri e di apertura al confronto, fino ad oggi quegli incontri sono state comunicazioni a senso unico”.