19-09-2014 ore 21:34 | Economia - Aziende
di Angelo Tagliani

Casale Cremasco. Vertenza Danone, la denuncia dei lavoratori: “l'azienda vuole mandarci via con quattro soldi. Fuori da qui non c'è lavoro, siamo abbandonati”

La trattativa sindacale non porta i frutti sperati e tra i dipendenti dello stabilimento cremasco della Danone cresce il malumore. Il piano sociale presentato dall'azienda lunedì scorso è stato bocciato dall'assemblea dei lavoratori. Alcuni di loro hanno chiesto un incontro per poter raccontare cosa sta accadendo. Hanno chiesto l'anonimato per non incorrere in ulteriori penalizzazioni.

 

La proposta dell'azienda

Eccolo: per chi è prossimo alla pensione, un numero esiguo degli 87 dipendenti di Casale Cremasco, sono stati offerti un incentivo economico e la mobilità per tre anni. I lavoratori sono stati divisi in tre fasce d'età: meno di 40 anni, tra i 40 ed i 50 anni e oltre i 50 anni. Per tutti è prevista la cassa integrazione straordinaria. Per chi ha figli a carico e per chi vanta anzianità di servizio, è previsto un incentivo maggiore.

 

Abbandonati ed esclusi”

I lavoratori si dicono “abbandonati ed esclusi dalla trattativa”. Sostengono che “i sindacati prendono decisioni affrettate”. Mercoledì scorso, il 24 settembre, i delegati sindacali di Cgil,Cisl e Uil hanno preso parte ad una riunione a Milano, presso la sede di Assolombarda. Quando hanno spiegato che i lavoratori avevano bocciato la proposta dell'azienda, la controparte si è alzata e ha lasciato il tavolo.

 

Le tasse

“Evidentemente il coltello dalla parte del manico ce l'ha l'azienda – commentano i dipendenti della Danone – e i sindacati non vogliono fare brutta figura, per questo non ci danno notizie. Anzi, ci hanno spiegato che dal prossimo anno l'incentivo alla mobilità andrà diminuendo. Quindi, così ci hanno detto, 'vi conviene accettare subito'. Quello che fa più rabbia – proseguono – è che alla somma prospettata dall'azienda per levare le tende velocemente, dobbiamo anche pagare il 23% di tasse. Ci sentiamo presi in giro, non ci sentiamo tutelati”.

 

Incentivi a scalare

Evidentemente la Danone ha fretta di chiudere la partita a Casale Cremasco. Lo stabilimento cesserà la produzione a partire dal mese di luglio del 2015. “Le persone che rimarranno al lavoro oltre il 31 dicembre 2014, andranno a percepire nel luglio del 2015 le 18 mensilità e 10 mila euro. Nel caso volessimo rimanere fino alla chiusura dello stabilimento percepiremo solo 5 mila euro. Ovviamente nessuno può sapere quanto percepiremo di stipendio, visto che l'azienda aprirà le procedure di mobilità o cassa integrazione, quindi diminuiranno stipendi e buona uscita”.

 

Il ricollocamento

“Volete sapere quante notizie abbiamo sulla ricollocazione del personale? Nessuna. Lo stabilimento chiude in attivo, non fallisce e non perde. Eppure non si fa il minimo accenno al ricollocamento di queste persone che da anni lavorano seriamente, fanno i turni di giorno e di notte, offrono prodotti di qualità. In tutta risposta che fanno? Stringono i tempi. Stiamo producendo con meno personale, lavoriamo in condizioni peggiori rispetto a pochi mesi fa”.

 

I volumi di produzione

Anche la strategia di Danone, che vuole abbandonare il territorio procede spedita: “Fino a questa settimana c'è ancora il turno di notte, dalla prossima non più. Non sappiamo perché. Improvvisamente ci hanno abbassato i volumi di produzione, senza spiegazioni, ma sappiamo che in questo modo potranno dimostrare che produciamo meno, che non siamo competitivi. Tutte palle. La realtà è che lavoriamo ancora perché dove hanno deciso di spostare la produzione non sono ancora pronte le linee”.

 

Il futuro dei figli

“La verità – concludono i lavoratori della Danone - è che siamo in condizioni di forte disagio, non siamo considerati, a partire dai vertici per arrivare fino ai rappresentanti territoriali. Le cose le sappiamo dai giornali. Molte persone stanno vivendo situazioni di forte difficoltà, sono angosciate. Anche accettando i soldi della mobilità, fuori da qui, fuori dallo stabilimento di Casale, il lavoro non c'è. Cosa diremo ai nostri figli? Cosa gli daremo da mangiare?”.

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