Koch Heat Transfer, prosegue la vertenza. Chiesta l'abolizione della pausa lavorativa, volontario solo il turno del sabato notte. L'azienda pesantemente multata dall'ispettorato del lavoro
Al termine delle assemblee di ieri, i lavoratori della Koch Heat Transfer di Bagnolo Cremasco hanno bollato come irricevibili e quindi rispedito al mittente le proposte dell'azienda, tra le quali spicca la proposta di lavorare 8 ore al giorno, senza nemmeno mezz'ora di pausa. Nonostante i tre incontri già andati in archivio, la difficile vertenza, dopo una settimana di sciopero con tanto di presidio dei cancelli - dal 18 al 22 febbraio scorsi - non ha finora portato risultati concreti. Le posizioni restano distanti, i lavoratori mantengono la fema intenzione di non cedere.
Lavoro continuato
L'amministratore delegato Vittorio Murer, dal canto suo, ha spiegato che i turni dovrebbero essere organizzati in questo modo: dalle 6 alle 14, dalle 14 alle 22 e dalle 22 alle 6, continuamente, con l'obbligatorietà del lavoro il sabato con due turni di 7 ore e mezza ciascuno. La notte solo su base volontaria. Di contro i lavoratori hanno offerto un'unica apertura sull'accordo per la flessibilità il sabato al massimo per 20 settimane - e comunque non oltre il 2014 - con turni da 6 ore. La disponibilità alla rinuncia della riduzione dell'orario aggiuntivo dovrrebbe invece essere compensata con un premio fisso.
Carattere strutturale
Le ore che superano la soglia di 40 verrebbero pagate al 60%. Questo accordo, se fosse per l'azienda, non avrebbe valore temporaneo, i 15 mesi della cassa integrazione straordinaria che dovrebbe partire dal prossimo mese di maggio, ma dovebbe avere carattere strutturale, quindi durare per sempre o almeno fino alla fine del 2015. Con il piano della Koch salirebbero a 47 e mezzo le ore lavorative a settimana.
La posizione dei sindacati
I referenti della multinazionale americana chiedono che si cancelli la riduzione degli orari siglata nel 2011 - riduzione di 1 ora per ogni settimana e di 3 ore per chi fa la notte - sostituendolo con un premio economico. La posizione dei referenti sindacali, sposata dai lavoratori è chiara: le richieste dell'azienda non possono essere esaudite e l'azienda ha il dovere di ricorrere agli ammortizzatori sociali.
La mobilità
Per quanto concerne gli esuberi, i sindacati vorebbero che l'azienda prendesse in considerazione gli incentivi alla mobilità su base assolutamente volontaria, con incentivi adeguati, superiori a quelli stanziati lo scorso anno, mentre l'incentivo è addirittura inferiore al passato. Anche in questo caso, è il pensiero comune, ribadito nelle assemblee, l'azienda non può negare ai lavoratori l'accesso alla mobilità opponendo un piano di esuberi per mansioni o livelli.
Koch multata dall'ispettorato
Elemento piuttosto significativo, l'azienda di Bagnolo Cremasco è stata multata per 120 mila euro dall'ispettorato del lavoro per somministrazione illecita di mano d'opera e non genuità dell'appalto. Pare che in azienda operasse una squadra di rumeni, evidentemente al di fuori delle disposizioni di legge. Pagata la sanzione dovrebbe essere decaduta anche la denuncia penale; al tavolo con sindacati i referenti della proprietà hanno assicurato che faranno opposizione al provvedimento.
Azienda in vendita
Al tavolo della trattativa aperto nella sede cremasca dell'associazione degli industriali un altro elemento che potrebbe rivelarsi fondamentale su tutta la vicenda: il proprietario della Koch ha fatto sapere ai referenti italiani di essere disponibile a vendere qualsiasi cosa - anche la propria casa - non solo l'azienda di Bagnolo Cremasco. La discriminante, ovviamente, è l'ammontare dell'offerta. Comunque ad oggi, per il sito produttivo cremasco, pare non risultino in corso trattative per la cessione.
Il nuovo incontro
A breve i sindacati chiederanno un altro incontro e le parti torneranno a guardarsi negli occhi, in attesa del mese di maggio e dell'esecutività delle decine di esuberi. I referenti politici passati dal presidio dei lavoratori, a pochi giorni dalla tornata elettorale avevano promesso il loro supporto. Alcuni di loro sono stati eletti in consiglio regionale, altri addirittura in Parlamento. Nessuno dubita che torneranno a far sentire il peso dell'articolo 1 della Costituzione Italiana, sulla quale hanno giurato: L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.