14-04-2013 ore 20:29 | Economia - Aziende
di Angelo Tagliani

Koch, prosegue lo sciopero degli straordinari. Prima dell'esame congiunto in regione, l'assemblea dei lavoratori vuole l'ultimo tentativo di mediazione

Alla Koch Heat Transfer di Bagnolo Cremasco prosegue lo sciopero degli straordinari. Al termine delle tre assemblee organizzate venerdì, declinate in base ai turni, i rappresentanti delle organizzazioni sindacali hanno fatto il punto della situazione, ribadendo l'intransigenza dell'amministratore delegato Vittorio Murer. L'oggetto del contendere tra le parti rimane la richiesta di flessibilità, il premio in denaro per la mancata riduzione oraria settimanale e la durata dell'accordo.

L'esito della votazione
I segretari della Fiom Cgil Massimiliano Bosio e della Fim Cisl Omar Cattaneo hanno spiegato che l'azienda, in caso di mancato accordo, ritiene necessario inoltrare alla regione Lombardia la richiesta di un "esame congiunto". Se così fosse, le parti si troverebbero attorno ad un tavolo in una decina di giorni. Prima di arrivare a tanto, però, Murer s'è detto disponibile ad un ultimo tentativo di mediazione nella sede cremasca dell'Associazione degli Industriali.

Lunedì la richiesta di un nuovo incontro
Bosio e Cattaneo hanno posto la questione ai voti: a maggioranza, ai due rappresentanti sindacali i lavoratori della Koch hanno dato mandato per un ultimo incontro. Con ogni probabilità lunedì contatteranno l'amministratore delegato dell'azienda di Bagnolo Cremasco e nell'arco di qualche giorno si troveranno nuovamente a discutere. Murer potrebbe ribadire che se ottenesse ciò che vuole, gli esuberi potrebbero ridursi sensibilmente o addirittura essere considerati su base volontaria.

La riduzione delle ore lavorative
La proprietà vorrebbe riorganizzare: 60 mila ore di lavorazione complessive annue, con 35-40 persone in esubero. L'azienda sostiene di poter risolvere il problema del calo di competitività sul mercato mantenendo a Bagnolo Cremasco il core business, ovvero la produzione degli scambiatori di calore, chiedendo maggiore flessibilità negli orari di lavoro ed esternalizzando i lavori ritenuti meno redditizi per spostarli in altri stabilimenti, non necessariamente italiani.

I premi di risultato
In estrema sintesi vorrebbero poter chiamare i dipendenti a lavorare, in base alle necessità, il sabato o la domenica, 7 giorni su 7 (l'accordo precedente riguardava il 6 per 6) e ricorrendo ai turni, senza fermare la produzione, 24 ore su 24. Come non bastasse viene chiesto di rivedere l'accordo del 2011, nel quale erano state concordate le maggiorazioni compensate negli anni, ripartendo di fatto da zero. L'azienda avrebbe anche offerto ai lavoratori premi di risultato variabile, una proposta ritenuta una beffa, perché questi premi verrebbero pagati con i soldi dei lavoratori stessi.

La cassa blindata
La posizione dei referenti sindacali, sposata dai lavoratori è chiara: le richieste dell'azienda non possono essere esaudite. Se mancano le commesse l'azienda ha il dovere di ricorrere agli ammortizzatori sociali. Pare sfumata la possibilità di trovare un accordo blindato per la cassa straordinaria con punti molto chiari sul metodo di rotazione dei lavoratori.

La mobilità
Per quanto concerne gli esuberi, i sindacati vorrebbero che l'azienda prendesse in considerazione gli incentivi alla mobilità, su base assolutamente volontaria, con incentivi adeguati, superiori a quelli stanziati lo scorso anno. Anche in questo caso, è il pensiero comune, ribadito nelle assemblee, l'azienda non può negare ai lavoratori l'accesso alla mobilità opponendo un piano di esuberi per mansioni o livelli.

Accordi disattesi
Ciò che stona, nella trattativa, è la credibilità di una delle parti, che non ha ritenuto di prestar fede agli accordi sottoscritti, impedendo l'accesso agli utili dello scorso anno e nascondendosi dietro la crisi globale. Non trova ancora conferme, invece, l'ipotesi che la Koch sia già stata venduta alla General Electric e che qualcuno stia solo prendendo tempo.