“Abbattere barriere e non creare ulteriori ghettizzazioni. Far capire che l'amore è amore. E merita di essere festeggiato in ogni sua forma”. Alberto Groppelli, organizzatore di Noi, la prima fiera wedding Lgbtq+ in Lombardia, riassume così le finalità dell'evento che si è tenuto questo fine settimana al podere Ombrianello di Crema. “Era necessario far ripartire un comparto che ha sofferto particolarmente durante la pandemia ed ho voluto farlo proponendo un evento inclusivo, oltre che lanciando un messaggio culturale”. Hanno aderito circa una ventina di fornitori del settore wedding: fioristi, atelier, fotografi e anche la Pro loco cittadina per raccontare l'esperienza vincente del tour organizzato sull'onda di Call me by your name. Tanti anche gli eventi collaterali. “E' stato un modo per tutti e per ciascuno per conoscere i fornitori locali del settore wedding, magari senza avvertire il peso del pregiudizio”. Non è stata “un'ulteriore forma di esclusione, piuttosto è un'occasione di maggiore accoglienza. Per provare a stimolare la partecipazione di coppie Lgbtq+ che spesso non partecipano ad altre fiere wedding per il peso degli sguardi altrui”.
'Il sorriso non cambia'
Nello spazio espositivo è stata allestita una grande tavolata, addobbata a dovere. Come nei giorni speciali. Attorno i vari fornitori si sono raccontati. Al centro di ogni confronto l'ascolto ed il desiderio di includere. “Il servizio” ci spiega Ottavia Volpi, titolare di un'attività nel settore della ristorazione, “è ovviamente analogo per tutti e per ciascuno. Ciò che mi preme sottolineare è la volontà di accogliere ogni coppia, di ascoltarla e di provare a realizzare ogni suo desiderio. Non cambia il servizio, non cambia l'allestimento, ma non cambia nemmeno il nostro sorriso. Vogliamo festeggiare l'amore e ogni persona nel suo essere unica. Nel suo essere semplicemente se stessa. Vogliamo esserci". Esattamente di fronte, una scritta Love in legno era circondata da scatti sorridenti ed innamorati. “L'obiettivo di un fornitore – spiega la wedding planner Chiara Rusconi – è accompagnare la coppia in ogni attimo. Si crea quasi un rapporto d'empatia. Non mi interessano le preferenze sessuali: davanti ai miei occhi, dopo un periodo così difficile legato alla pandemia, sono felice di rivedere due persone che si amano”.
Matrimonio: tra tradizione e innovazione
L'esperienza si mischia all'empatia per generare sorrisi. Allo stesso modo i tessuti si sovrappongono per creare novità. E' quanto avviene nella linea gender fluid, perfetta per chi non ama le etichette. É nata dalla collaborazione tra la stilista Barbara Montagnoli e William Parmesani, fondatore di un negozio di sartoria per uomo. “Il pizzo usato di norma negli abiti femminili si ritrova nel gilet dello sposo. Ed il tessuto usato per la giacca dell'abito maschile viene impiegato per l'abito più audace della sposa, adeguato alla festa. L'obiettivo? Dimostrare che il matrimonio non è solo tradizione, ma è la giornata in cui ciascuno deve sentirsi a proprio agio e amato per come è. Deve sempre sentirsi accolto ed ascoltato”. Che sia in abito bianco tradizionale o no, durante il matrimonio ciò che conta è fare festa, insomma. Per Alessandra Ginelli: “questa iniziativa è una ripartenza, dopo un periodo complesso. Abbiamo deciso di esserci per abbracciare il nostro territorio. Ed offrire così un'opportunità”.
L'amore non fa distinzioni
Questo è stato solo il primo evento: “ho scelto di partire da Crema perché amo questa città” conclude Groppelli. In futuro rappresenterà un precedente importante per dire che “l'amore è amore”. Che un'unione civile tra persone dello stesso sesso “è un matrimonio come un altro”. Sobrio o no, quello dipende dall'estro di ciascuno. “Di certo non deve necessariamente primeggiare l'arcobaleno”. Un cuore dai colori arcobaleno si nota appena all'ingresso. Al netto degli slogan, delle etichette, dei simboli, basta l'amore. “In tutte le sue forme: tante sono state le coppie etero che sono passate di qui: l'amore non fa distinzioni”.