10-11-2024 ore 10:34 | Economia - Associazioni
di Elena De Maestri

Buzzella: ‘transizione ecologica, ma anche economica’. Italia come hub energetico europeo

L’industria chimica in Italia che conta oltre 2.800 imprese per 112 mila addetti, oggi vale 67 miliardi di euro e quasi 40 miliardi di export. Una politica industriale a favore del settore apporterebbe un +22,2 miliardi di valore aggiunto incrementale e un beneficio economico a tutto il sistema manifatturiero che, secondo le stime, varrebbe 33,3 miliardi di euro, oltre che decine di migliaia di nuovi posti di lavoro. Resterebbero comunque le criticità dei settori della chimica a monte, esposti agli alti costi dell’energia e delle materie prime che hanno subito una continua perdita di competitività ormai strutturale.

 

‘Paghiamo la normativa Europea sull’ecologia’

Questo lo scenario che emerge dallo studio, condiviso da tutte le parti sociali del settore: “L’industria chimica come competenza abilitante per il Made In Italy e per lo sviluppo Sostenibile” presentato oggi nel corso dell’assemblea di Federchimica. Come commenta il presidente di Federchimica Francesco Buzzella: “lo studio rappresenta una proposta corale che tutte le parti sociali di settore mettono a disposizione del governo per promuovere iniziative a favore di un settore strategico come la chimica”. Dopo due anni consecutivi di contrazione, lLe possibilità di una timida ripresa sono rinviate al 2025 e subordinate al contesto, che rimane denso di incognite e di intense pressioni competitive. Paghiamo un prezzo carissimo, quello di una normativa che favorisce il primato ecologico dell’Europa a dispetto della competitività industriale, in un mercato che premierà invece altri paesi, meno virtuosi sotto il profilo ambientale”.

 

‘Rivedere il green deal’

“La vera sfida è rendere la transizione ecologica sostenibile anche socialmente ed economicamente, senza rinunciare ai traguardi raggiunti in materia di qualità della vita. Per far questo occorre rivedere tempi e modalità di attuazione del Green Deal, con particolare attenzione ai costi dell’energia. Perché la neutralità tecnologica va ricercata includendo tecnologie molteplici e individuando così le soluzioni migliori in funzione delle innumerevoli esigenze applicative, anche in relazione alle specificità dei singoli paesi. Altrimenti, l’Europa rischia di impoverirsi al punto di non avere più le risorse da investire nelle tecnologie del futuro. In Italia il gap competitivo è anche nei confronti degli altri paesi europei, dove il costo dell’energia è ben inferiore: serve un mercato unico europeo dell’elettricità. Valorizziamo il ruolo dell’Italia come hub energetico per l’area sud dell’Europa, per il gas, lo stoccaggio della Co2 e le rinnovabili, in una strategia che comprenda il nucleare di nuova generazione e quello di fusione”.

 

Costante crescita demografica

“La transizione ecologica richiederà più chimica. In Italia si distingue come eccellenza in termini di competenze e capacità tecnologiche, e può far leva sull’innovazione per spingersi verso la specializzazione, fattori abilitanti per traguardare gli obiettivi di decarbonizzazione e circolarità che stanno indirizzando l’industria europea nello sviluppo di un modello sempre più sostenibile. Per sostenere la decarbonizzazione, il settore chiede di rafforzare i finanziamenti dei progetti di transizione, a partire dalla destinazione dei proventi dei permessi per le emissioni di Co2. “Siamo un settore fondamentale per affrontare la sfida del cambiamento climatico e della tutela ambientale nonché essenziali per garantire benessere, salute e sicurezza ad un pianeta in costante crescita demografica: una politica industriale a favore della chimica è funzionale non solo alle imprese e agli addetti del settore, ma agli interessi di tutto il paese”.

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