L’indagine sulle confezioni di tubetti di concentrato venduti come italiani ma contenenti prodotto cinese, realizzata dalla Bbc, evidenzia l’urgenza di arrivare all’etichettatura obbligatoria dell’origine per tutelare il vero prodotto italiano, considerato anche che il gigante asiatico ha aumentato del 38 per cento nell’ultimo anno la produzione di pomodoro, con il quale potrebbe invadere i mercati europei. E’ quanto affermano Coldiretti e Filiera Italia nel commentare il caso scoppiato in Gran Bretagna dopo che un’inchiesta della televisione inglese ha accusato alcune delle maggiori catene di supermercati di vendere alimenti con indicazioni di provenienza non veritiere. Tra questi, figurano confezioni di concentrato di pomodoro presentate come d'origine italiana, ma che in realtà conterrebbero tracce di pomodori cinesi: coltivati in particolare nello Xinjiang, territorio sottoposto a sanzioni in Occidente.
Raddoppiate le importazioni di semilavorati
Come denunciano Coldiretti e Filiera Italia: “la Cina potrebbe diventare quest’anno il maggior produttore mondiale di pomodoro da industria, superando gli Stati Uniti. Le previsioni di agosto davano infatti una crescita a 11 milioni di tonnellate (erano otto nel 2023 e 6,2 nel 2022). Considerando che i cinesi consumano appena un chilo pro capite all’anno di derivati del pomodoro (contro i 22 chili degli europei) l’aumento di produzione è destinato a riversarsi proprio sui mercati occidentali. Non a caso le importazioni di semilavorati di pomodoro dalla Cina nell’Unione Europea sono raddoppiate, superando le 100 mila di tonnellate, contro le 50 mila tonnellate di dodici mesi prima. Complessivamente nell’Ue arriva una quantità di prodotto da Pechino che è pari, in pomodoro fresco equivalente, al 10 per centodella produzione Ue di pomodoro da industria. Un rischio anticipato dalla Coldiretti con i presidi messi in atto nel maggio scorso.
‘Indicazione d’origine’
Coldiretti e Filiera Italia chiedono l’obbligo dell’indicazione di origine su tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Ue. “Siamo nella culla del pomodoro da industria, ingrediente fondamentale della dieta Mediterranea e della vera cucina italiana, ed è nostro dovere denunciare e contrastare una situazione che rischia di portare sempre più pomodoro cinese, spacciato per italiano, sulle tavole dei cittadini europei – sottolinea Coldiretti Cremona –. A rischio c’è un settore, vanto del made in Italy, che in Lombardia produce circa 600 milioni di chili di prodotto ogni anno, coltivato su circa 8 mila ettari concentrati per oltre il 70 per cento nelle province di Cremona e Mantova”. A livello nazionale la filiera impegna circa settemila imprese agricole, oltre 100 imprese di trasformazione e occupa 10 mila addetti, per un fatturato totale che ha raggiunto 4,4 miliardi di euro.